Famiglia e disabilità: dialoghi possibili

Il ruolo centrale di fratelli e sorelle, la difficoltà della persona con disabilità di svincolarsi dalla propria famiglia d’origine, il diritto alla scelta, il ruolo necessario delle Istituzioni e della Comunità in senso più ampio, l’importanza della prevenzione: sono temi decisamente significativi, quelli emersi dall’interessante seminario intitolato “Famiglia e disabilità: dialoghi possibili”, tenutosi a Roma, a cura de L’incontro, servizio di supporto psicologico e psicoterapia nato nell’àmbito della Cooperativa Sociale Spes contra spem
Henry Moore, "Gruppo di famiglia", 1945
Henry Moore, “Gruppo di famiglia”, 1945

«Questo seminario ha risposto alle nostre aspettative, non tanto per il numero dei presenti, quanto piuttosto per l’importanza dei temi che sono emersi dal confronto con le famiglie e con le persone con disabilità del territorio in cui operiamo»: così Eleonora Di Domenico, psicologa e psicoterapeuta di gruppo de L’incontro, servizio di supporto psicologico e psicoterapia fondato dalla Cooperativa Sociale romana Spes contra spem, commenta il seminario intitolato Famiglia e disabilità: dialoghi possibili, tenutosi qualche giorno fa a Roma, presso la Biblioteca Comunale Ennio Flaiano e organizzato da L’incontro stesso.

All’appuntamento hanno partecipato sia persone con disabilità e i loro familiari, sia operatori, psicologi e assistenti sociali che lavorano nell’àmbito della disabilità. Dal tavolo dei relatori sono intervenuti Maria Romano, assessore alle Politiche Sociali del III Municipio di Roma; Luigi Vittorio Berliri, presidente di Spes contra spem e di Casa al Plurale, il Coordinamento delle Case Famiglia per persone con disabilità, minori in difficoltà e donne con bambini in situazioni di grave fragilità sociale a Roma e nel Lazio; Mariangela Rando, educatrice professionale e responsabile della Casa Famiglia per Persone con Disabilità Casablu; Elisabetta Centonze, psicologa e psicoterapeuta familiare; Chiaralisa Falco, psicologa e psicoterapeuta; e la già citata Eleonora Di Domenico.
Dei principali temi sui quali si sono accessi i riflettori durante il seminario, abbiamo parlato con Elisabetta Centonze.

Nel corso dell’incontro si è parlato molto del ruolo centrale di fratelli e sorelle…
«È proprio così. Uno degli aspetti più rilevanti emersi dalle conversazioni con le famiglie presenti è stato infatti proprio la precocità con cui i fratelli e le sorelle “normodotati” vengono, anche inconsciamente, responsabilizzati dai propri genitori nei confronti del figlio con disabilità.
Si tratta di bambini e adolescenti che – accettino o meno tale ruolo con convinzione e amore – rischiano di sentirsi isolati dai propri coetanei e spinti a diventare rapidamente dei giovani adulti. Per altro è un meccanismo del tutto naturale, che aiuta i genitori a sentirsi supportati dal figlio nella cura del familiare con disabilità e che viene sviluppato insieme per aiutarsi e sostenersi a vicenda».

Altro tema centrale dell’incontro ha riguardato la difficoltà della persona con disabilità di svincolarsi dalla propria famiglia d’origine.
«Sì, perché molti genitori, soprattutto in età avanzata, hanno difficoltà a vedere il proprio figlio con disabilità andare a vivere in casa famiglia. Da una parte hanno paura che qualcun altro possa non essere in grado di prendersene cura quanto loro, dall’altra temono che sia il proprio figlio a non trovarsi bene in un ambiente differente, mostrando così una comprensibile difficoltà a delegare il proprio ruolo genitoriale. Eppure, in base alle testimonianze riportate durante il seminario, molti di questi genitori si sono accorti che in casa famiglia i propri figli sono riusciti a fare cose che prima non avevano mai fatto, che sono diventati più autonomi, più capaci, anche più socievoli. In sintesi, sono cresciuti.
Tutto sommato, questo aspetto fa capire quanto il genitore di una persona con disabilità non sia poi diverso da qualsiasi altro genitore: tutti hanno paura di vedere il proprio figlio andarsene di casa, ma è un passo che va fatto, per il bene di tutti».

Quale messaggio è arrivato dalle Istituzioni?
«Durante l’intervento di Maria Romano, assessore alle Politiche Sociali del III Municipio di Roma, si è parlato del ruolo delle Istituzioni e della Comunità in senso più ampio nei confronti di queste famiglie, che non devono sentirsi isolate in nessuno dei principali àmbiti sociali, a partire dalla scuola.
Si è parlato anche del diritto alla scelta, da parte delle persone con disabilità che abbiano la volontà e i mezzi di continuare a vivere nella propria casa, a patto che si garantisca loro un’adeguata assistenza domiciliare. In questo caso, il ruolo delle Istituzioni è quello di garantire a queste persone il giusto supporto economico e burocratico».

E da ultima, ma non ultima, l’importanza della prevenzione…
«Certamente. Quello riguardante la necessità di un intervento il più possibile precoce nei confronti delle famiglie con disabilità è stato un altro tema fondamentale emerso dal dibattito è. Purtroppo l’esperienza insegna che è più difficile aiutare ad uscire dal proprio isolamento quelle famiglie in cui la condizione di disagio si è ormai cristallizzata da anni, in cui dei genitori in età avanzata cambiano con fatica il loro modo di prendersi cura del proprio figlio ormai adulto.
È fondamentale – oggi che ci sono gli strumenti adeguati – prendere contatto precocemente con le famiglie più giovani del territorio che da pochissimo si sono trovate ad affrontare le difficoltà legate a crescere un figlio con disabilità. Ed è necessario che le Istituzioni, gli esperti e l’intera Comunità sostengano subito queste famiglie nel modo giusto affinché non si sentano isolate e soprattutto non si sentano diverse dalle altre famiglie». (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: lincontro@spescontraspem.it.

L’incontro
Si tratta di un servizio di supporto psicologico e di psicoterapia, con sede a Roma, fondato dalla Cooperativa Sociale Spes contra spem e pensato soprattutto per i familiari di persone con disabilità, ma anche per tutte le persone che vivono in situazioni di fragilità e che necessitano di un percorso di sostegno psicologico con un esperto.
È uno spazio di ascolto e di accoglienza del disagio e della sofferenza, sia individuale che familiare, ma anche della coppia genitoriale, ed è stato voluto per andare incontro anche alle esigenze economiche dell’individuo e della famiglia.
Il team del servizio è composto da tre psicologhe e psicoterapeute con alle spalle anni di esperienza nella tutela e nell’assistenza rivolta a persone con disabilità.

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