«Era il 4 aprile 1979, quando un gruppo di genitori decise di fondare a Firenze l’Associazione Trisomia 21, battendosi in quegli anni per raggiungere l’inclusione scolastica, argomento purtroppo ancora molto attuale. Quei pionieri, ai quali va oggi tutta la mia riconoscenza, erano già dei precursori nell’utilizzo della terminologia, perché pochi all’epoca identificavano la sindrome di Down con il suo nome scientifico di “trisomia 21”. Da allora, l’Associazione lotta per difendere i diritti delle persone con sindrome di Down e per garantir loro percorsi volti al raggiungimento delle massime autonomie e di una buona qualità di vita».
A dirlo è Antonella Falugiani, attuale presidente dell’Associazione Trisomia 21 di Firenze, oltreché presidente del CoorDown (Coordinamento Nazionale Associazioni delle Persone con Sindrome di Down), che per l’occasione segnala una bella iniziativa, tra quelle promosse per festeggiare il quarantesimo compleanno della propria organizzazione.
«Abbiamo deciso – spiega – di ripartire dall’obiettivo che quarant’anni fa unì molti genitori, ovvero, appunto, la lotta per l’inclusione scolastica, donando ai bambini delle scuole fiorentine, nell’ambito del Festival Firenze dei Bambini”, seicento copie di Lea va a scuola». Quest’ultimo, lo ricordiamo, è un albo illustrato realizzato in occasione della Giornata Nazionale delle Persone con Sindrome di Down del 2018, ove si racconta la storia di un’alunna con sindrome di Down (Nord-Sud Edizioni), la quale è in realtà la stessa protagonista del video Lea goes to school, prodotto dal CoorDown in occasione della Giornata Mondiale sulla Sindrome di Down del 21 marzo 2018 (se ne legga ampiamente anche sulle nostre pagine).
«È scientificamente provato – prosegue Falugiani – che i benefìci di un’educazione inclusiva sono trasversali, ovvero che i bambini con disabilità intellettiva raggiungono maggiori risultati accademici e sociali quando sono educati insieme ai loro pari senza disabilità. Allo stesso tempo, studiare in un ambiente inclusivo offre a tutti gli studenti maggiori opportunità di sviluppare il rispetto reciproco, la comprensione e le competenze di cui hanno bisogno per vivere insieme nelle diverse comunità di oggi. La scuola deve quindi garantire a ogni studente, indipendentemente dal numero dei cromosomi o dalla patologia, un percorso di formazione e di crescita nel rispetto del processo di inclusione introdotto sin dalla Legge 118/71 e tuttora in attesa della sua piena attuazione».
«L’inclusione – conclude – deve portare a un cambiamento culturale, per agevolare la partecipazione attiva e completa di tutti, e per costruire contesti capaci di includere le specificità di tutti. E invece, fintantoché chiederemo alla Persona di adeguarsi al Sistema, e non al Sistema di rimuovere le barriere che ancora ostacolano l’inclusione, la nostra strada e quella dei nostri figli sarà sempre in salita e vivremo in un mondo a parte». (S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: at21@at21.it.