Da quando ricopro il ruolo di Presidente della FISH Campania (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), mi scontro molto frequentemente con questioni legate ai tecnicismi della burocrazia della Pubblica Amministrazione che spesso nega i diritti a tante persone con disabilità e alle loro famiglie.
Da poco la Legge 18/09, con cui il nostro Paese ha ratificato la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, ha festeggiato i dieci anni, ma sempre per la mia esperienza, ha cambiato molto poco la vita delle stesse persone con disabilità. Credo infatti che non sia sufficiente menzionare la Convenzione solo negli Atti e nelle Delibere che riguardano le politiche indirizzate alle persone con disabilità, ma che sia necessario e urgente condannare quelle Amministrazioni Pubbliche che discriminano le persone con disabilità, e quando dico condannare, non parlo solo di procedimenti civili e penali (spesso molto lenti), ma intendo “commissariare” quei Comuni, Regioni o Scuole che non rispettano i nostri diritti!
Dal punto di vista culturale la Convenzione ONU ha certamente introdotto una visione diversa delle persone con disabilità, passate da “malati” a “cittadini”, ma questo non basta, perché lottare contro le discriminazioni create dalle stesse Istituzioni sta diventando una vera e propria lotta contro i mulini a vento.
A tal proposito vorrei porre all’attenzione dei Lettori un esempio concreto.
Il Comune Capofila del mio Ambito Sociale, Piedimonte Matese (Caserta), un centro di circa 11.000 abitanti, dal mese di gennaio ha bloccato l’erogazione degli Assegni di Cura a quaranta persone con disabilità, risorse già incassate dall’Ambito Sociale nel mese di novembre 2018. La motivazione da parte del Sindaco e del Presidente del Coordinamento Istituzionale fa riferimento al fatto che il Comune Capofila è in dissesto, dichiarato nel mese di gennaio di quest’anno.
Come realtà associativa abbiamo posto l’attenzione alla Regione Campania, che attraverso una riunione presso la Direzione delle Politiche Sociali, alla presenza dell’assessore Sonia Palmeri, in rappresentanza della Giunta Regionale, del direttore generale alle Politiche Sociali Nadia Caragliano e dell’assessore alle Politiche Sociali del Comune di Piedimonte Matese Serena Mainolfi, oltreché dei responsabili dello stesso Ufficio di Piano dell’Ambito, si era giunti all’accordo di potere sbloccare i fondi degli Assegni di Cura, perché non fanno parte di quelli del Comune coinvolto, ma dell’Ambito Sociale a cui afferiscono ben 31 Comuni.
Soddisfatti del risultato ottenuto come organizzazione, siamo rientrati comunicando la buona notizia alle tante persone con disabilità che erano in attesa dell’esito dell’incontro. Ma neanche dopo mezz’ora, mi è arrivata una telefonata del Sindaco di Piedimonte Matese, secondo il quale la decisione presa non era sufficiente, e che egli non avrebbe potuto pagare gli Assegni di Cura, perché in tal modo avrebbe causato un danno erariale all’Ente, in quanto dev’essere l’OSL (Organo Straordinario di Liquidazione) a provvedere al pagamento dei quaranta beneficiari…
Ormai sono passate due settimane da quell’incontro, e nulla è cambiato. La posizione del Sindaco tiene in scacco quaranta persone con disabilità, una posizione assurda, e anche di abuso di potere, che tiene bloccati circa 700.000 euro, destinati a servizi essenziali.
Nelle mie interlocuzioni con il Sindaco ho più volte ribadito che quelle sono appunto risorse destinate a servizi essenziali e quindi vincolate, ma la sua risposta repentina è stata sempre la stessa: che non è sua competenza!
Ecco dunque come quaranta persone con disabilità vengono discriminate a causa di questa parola, la “competenza”, calpestando ogni norma, dalla Costituzione alla citata Legge 18/09!
Noi sicuramente andremo avanti, ma il dato di fatto è che le persone con disabilità continueranno a vedersi negati i loro diritti per via di qualche Amministratore che non si vorrà assumere responsabilità, utilizzando le parole «non è mia competenza».