La famiglia è il primo contesto affettivo di vita di una persona. Ha un ruolo di accudimento, accompagnamento, sostegno della vita e apertura verso il mondo. Quando in una famiglia arriva un bambino con disabilità, l’attenzione è spesso diretta alle cure che egli richiede e che sono importanti e necessarie per la sua vita. Vengono attivati interventi specialistici e la rete di operatori e professionisti intorno al bambino si inspessisce. Eppure, ciò che le famiglie spesso riferiscono, è il verificarsi di un progressivo e lento isolamento sociale: infatti, malgrado tutte le figure che ruotano intorno al bambino, i genitori si sentono lasciati soli. Vengono meno le relazioni amicali e si avverte poca attenzione rispetto al loro vissuto, alle loro emozioni e ai loro pensieri.
Se è vero che lo sviluppo personale, emotivo, cognitivo e socio-affettivo di ogni bambino è strettamente dipendente dal contesto di appartenenza, è fondamentale non escludere i genitori, i fratelli e tutta la famiglia allargata dalle valutazioni e dalle scelte che riguardano il bambino con disabilità. Garantire un servizio di cura e intervento per un bambino con disabilità vuol dire prendere in carico l’intera famiglia, perché occuparsi della famiglia nel suo complesso è la migliore possibilità di assistere il nuovo nato ed è la migliore opportunità di prevenire rischi e difficoltà per gli altri membri.
I gruppi di ascolto e confronto per i genitori e per i nonni dei bambini con disabilità nascono, all’interno dell’Associazione L’abilità [se ne legga già ampiamente anche nel nostro giornale, N.d.R.], proprio con l’intento di dare voce e spazio a tutti i membri della famiglia, perché riteniamo che ciascuno sia una risorsa fondamentale per il bambino. Sono loro la presenza costante nella vita del bambino con disabilità. Sono loro che, vivendo la quotidianità del bimbo, lo conoscono meglio di chiunque altro. Sono loro che bisogna ascoltare per valorizzarne le risorse, le idee, i punti di forza e supportarli nelle difficoltà e nei momenti di debolezza.
L’esperienza del gruppo è delicata e potente allo stesso tempo: occorre rispetto e attenzione per accostarsi al vissuto di un’altra persona, per entrare nella sua vita in punta di piedi, sospendendo ogni giudizio e accogliendo emozioni forti e spesso contrastanti. Allo stesso tempo i genitori e i nonni raccontano la bellezza di ritrovarsi nello sguardo riflesso dell’altro, di condividere avendo fiducia di essere compresi, anche nelle diversità di alcune esperienze personali. I conduttori dei gruppi hanno una funzione di accompagnamento, ma la vera forza del gruppo sono i suoi membri e tutto ciò che accade all’interno del cerchio.
Il gruppo stimola il racconto di sé, secondo ciò che ciascuno sente di dare e ricevere. L’esperienza narrativa – spesso bloccata quando ci si trova ad affrontare una situazione di vita dolorosa – viene agevolata in un contesto sicuro e protetto e consente di lasciare andare il proprio mondo emotivo e di riattribuire significati alla visione di sé, degli altri e del mondo.
Il gruppo è luogo di socializzazione, di incontro con un altro che mi ricorda che è possibile sentirsi supportati da qualcuno. Il gruppo è contesto di energie creative e vitali, in cui ci si può permettere di guardare le fragilità e le mancanze e si può scoprire e costruire un nuovo modo di stare e di vivere.
Nel corso degli anni, dopo quella rivolta all’ascolto dei genitori, è nata anche l’iniziativa di incontri dedicati ai fratelli e alle sorelle dei bambini con disabilità. Per esistere e per sussistere, ogni bambino ha bisogno infatti di essere pensato da un altro, ha bisogno di essere compreso e legittimato nelle sue emozioni.
Crediamo sia davvero importante concedere ai fratelli e alle sorelle un luogo tutto per loro, nel quale possano sentirsi accolti, ascoltati e possano essere aiutati a mettere in parola ciò che provano. Un luogo altro rispetto alla famiglia, in cui sperimentano le relazioni fondamentali. Un contesto, che è quello del gruppo, dove altri adulti sono disponibili ad una relazione supportiva e dove si incontrano altri coetanei che, nella diversità, possono vivere le stesse emozioni.
Il gruppo è occasione di condivisione, di gioco, di scambio tra pari, all’interno del quale si può sperimentare una rete di supporto sociale positiva.
Psicologa dello Spazio Famiglie dell’Associazione L’abilità di Milano.
Articoli Correlati
- L'integrazione scolastica oggi "Una scuola, tante disabilità: dall'inserimento all'integrazione scolastica degli alunni con disabilità". Questo il titolo dell'approfondita analisi prodotta da Filippo Furioso - docente e giudice onorario del Tribunale dei Minorenni piemontese…
- Sordocecità, la rivoluzione inclusiva delle donne Julia Brace, Laura Bridgman, Helen Keller, Sabina Santilli. E poi Anne Sullivan. Le prime quattro erano donne sordocieche, la quinta era “soltanto” quasi completamente cieca, ma non si può parlare…
- Definizione e valutazione della disabilità: com'è arretrata l'Italia! Disabile, invalido, handicappato, non autosufficiente: sono solo alcune tra le più frequenti definizioni che si incontrano nelle corpose e disorganiche leggi italiane che trattano di questi aspetti. Dietro al linguaggio,…