Era già incominciata ben prima del Regolamento Comunitario CE 1107/2006 sul volo aereo delle persone con disabilità, la collaborazione tra l’Aeroporto Internazionale di Napoli Capodichino e le organizzazioni rappresentative delle persone con disabilità. Esattamente dal 2003, come aveva raccontato a suo tempo su queste stesse pagine Giampiero Griffo, allora membro del Direttivo Nazionale della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), che aveva curato direttamente i rapporti con la GESAC, ente gestore dello scalo partenopeo.
«Con il responsabile della qualità della GESAC – aveva infatti dichiarato Griffo – abbiamo avviato esattamente dal 2003 una collaborazione per migliorare il livello di accessibilità dell’Aeroporto di Napoli, su base volontaria. A questa iniziativa, che ha riguardato la progettazione dell’aeroporto, all’epoca in corso di allargamento, si sono susseguite una serie di collaborazioni sulla progettazione dell’accessibilità generale, relativa ai parcheggi e ai percorsi pedonali, tutte basate su un approccio rispettoso dei diritti umani e sull’inclusione sociale, al fine di un adeguamento agli standard più elevati di qualità e di attenzione ai diritti dei passeggeri. Con l’arrivo poi del Regolamento Comunitario CE 1107/2006, la collaborazione si è ampliata e abbiamo progettato sistematicamente l’insieme delle dotazioni e dei servizi dell’Aeroporto di Capodichino».
Queste parole erano state pronunciate da Griffo nell’estate del 2012, ovvero in occasione della formalizzazione di un accordo che in quel momento definimmo “storico”, per la mobilità delle persone con disabilità, essendo il primo in Italia che mise insieme un’organizzazione di persone con disabilità – la già citata FISH – e appunto la GESAC.
Nei sette anni successivi, le realizzazioni volte a migliorare l’accessibilità dell’Aeroporto di Napoli a tutti i livelli e nei confronti di ogni forma di disabilità (motoria, sensoriale e cognitiva) sono state continue e sempre all’insegna di un costante confronto, di ripetute verifiche e di iniziative di formazione rivolte sia al personale di terra che a quello in volo.
Si è trattato di un percorso che non è passato inosservato nemmeno a livello internazionale, se è vero che già nel 2011, esso è stato inserito tra cinque “casi studio” a livello mondiale, in àmbito di Mainstreaming of Disability (inserimento dei provvedimenti riguardanti la disabilità all’interno della progettazione generale), dalla Quarta Conferenza degli Stati che hanno ratificato la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità; o che nel 2014 l’EDF, il Forum Europeo sulla Disabilità, ha indicato Capodichino, insieme a Francoforte in Germania, come esempio di “buona pratica”, nel corso di un seminario sulla qualità dell’assistenza fornita a persone con ridotta mobilità, organizzato dall’ECAC (European Civil Aviation Conference) e dall’ACI Europe (Airports Council International Europe); o ancora che nel 2015 la Fondazione Turismo Accessibile ha lo ha designato come «migliore infrastruttura ed esempio di eccellenza in Italia per il turismo accessibile».
Arriviamo quindi ai giorni nostri, ed esattamente al 18 aprile scorso, quando quell’accordo sottoscritto nel 2012 tra FISH e GESAC, è stato felicemente rinnovato, alla presenza di Vincenzo Falabella, presidente della Federazione, di Roberto Barbieri, amministratore delegato di GESAC e anche di Mark De Laurentiis, responsabile della Funzione Organizzativa, Carta dei Diritti e Qualità dei Servizi Aeroportuali dell’ENAC (Ente Nazionale per l’Aviazione Civile), con il quale, tra l’altro, sono stati instaurati per l’occasione ulteriori positivi contatti.
«L’accordo con la GESAC – ricorda oggi Giampiero Griffo – è stato il primo in Italia di collaborazione tra una Federazione di Associazioni di persone con disabilità e un aeroporto, il terzo in Italia per traffico di passeggeri, ciò che rappresenta un importante risultato di lavoro comune, la cui qualità è stata evidenziata sia dall’Unione Europea che dalle Nazioni Unite». «La partecipazione competente delle persone con disabilità – aggiunge – riconosciuta dalla Convenzione ONU come elemento essenziale per la loro inclusione, è un fattore decisivo per un’innovazione rispettosa dei diritti umani. Il continuo lavoro di attenzione ai diritti e alle esigenze dei passeggeri con disabilità e a ridotta mobilità, rendono quindi l’Aeroporto di Capodichino uno dei migliori esempi di qualità dell’inclusione».
A seguito dell’accordo dei giorni scorsi, dunque, è stato formalizzato un piano d’azione di due anni, che prevede tra l’altro, entro la fine del 2020, un nuovo sito web e la valutazione di nuove App per dispositivi mobili; il miglioramento dei processi e dei sistemi di evacuazione in caso di emergenza; un ulteriore miglioramento del sistema AFILS (Audio Frequency Induction Loop System), rivolto alle persone con disabilità uditiva; aree di attesa nuove e più confortevoli per persone con ridotta mobilità; un nuovo report statistico.
«Questo accordo – commenta Roberto Barbieri – rafforza una collaborazione molto importante per la nostra società di gestione. Grazie infatti al confronto costante, avvenuto in questi anni, con i rappresentanti delle organizzazioni che si occupano di disabilità, lo scalo di Napoli ha potuto migliorare notevolmente i servizi offerti per tutti gli utenti. Un solo dato: sono stati oltre 54.000 i servizi di assistenza registrati nel 2018 e dal punto di vista del livello di soddisfazione da parte dei passeggeri con ridotta mobilità, esso è risultato superiore al 95%, grazie agli elevati standard di qualità raggiunti. Un aeroporto attento alle disabilità, infatti, rappresenta un’infrastruttura migliore per tutti».
E in conclusione, un dato specificamente dedicato alla disabilità visiva, grazie a una puntuale annotazione di Giulio Nardone, presidente dell’ADV (Associazione Disabili Visivi) e vicepresidente dell’INMACI (Istituto Nazionale per la Mobilità Autonoma di Ciechi e Ipovedenti), il quale segnala che «se lo scalo partenopeo è considerato a livello internazionale una buona prassi, lo si deve anche al fatto che esso è stata la prima struttura aeroprotuale a dotarsi del nuovo sistema di percorsi tattilo-vocali LOGES-VET-Evolution (LVE), la cui progettazione è stata validata dall’INMACI, dato che gli Aeroporti romani di Fiumicino e Ciampino, che avevano installato i percorsi tattili LOGES parecchi anni prima, li hanno trasformati in quelli di nuova generazione soltanto da un paio di anni. E lo stesso è avvenuto per gli scali milanesi di Linate e Malpensa». (S.B.)
Ringraziamo per le immagini Raffaele Puzio ed Eugenio Migliarini (Ufficio Tecnico INMACI).
A questo link è disponibile il testo dell’accordo sottoscritto dalla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) e dalla GESAC, ente gestore dell’Aeroporto di Napoli Capodichino.
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