Guardando il TG mi colpisce sempre il modo in cui molti politici e giornalisti abbiano oramai l’abitudine di usare termini zuccherati come “balordi”, “furbetti”, “vandali”, “ragazzini” ecc. per descrivere chi violenta, ruba, deturpa opere storico-culturali e uccide. Ovviamente, il tutto condito da immagini di aggressività, baby gang, monumenti imbrattati e lotte armate.
Non ho sentito, visto o letto di persone inquietate per questo “addolcimento” sulle crude realtà criminali che ci propongono.
In Inghilterra, è diverso. Secondo Facebook, si “inquietano” già quando vedono le foto delle persone con disabilità nelle promozioni sui social.
L’ho scoperto leggendo un pezzo su Ability Access (“Accesso alle abilità”), piattaforma fondata e curata dal giornalista inglese Simon Sansome nel 2016, allo scopo di «dare voce a chi è poco rappresentato nella propria comunità. Per difendere ciò che è vero e onesto».
Appunto per questo, Ability Access condivide foto, video, eventi, consigli e informazioni riguardanti le disabilità.
Sul social network di Mark Zuckerberg, le notizie diffuse da Ability Access diventano spesso virali nel Regno Unito. È successo anche lo scorso 8 aprile, quando Sansome ha pubblicato la registrazione di una sua telefonata con il team di Facebook, per chiedere spiegazioni sul fatto di essere stato bloccato dall’invitare le persone a seguire la sua pagina, dopo avere ottenuto più di 3.000 nuove iscrizioni in una settimana.
La loro spiegazione è stata giudicata «scioccante e, probabilmente, discriminatoria» dal giornalista, perché la persona all’altro capo del telefono ha affermato: «Deve capire che alcune persone considerano la disabilità tanto inquietante, deve pensarci in questo modo». Poi, come se non bastasse, ha continuato: «Non ho mai visto una pagina che promuova la disabilità».
A quel punto Simon ha chiesto: «Per promuovere la mia pagina, devo quindi mettermi in contatto nuovamente con il vostro servizio clienti, perché mi è stato vietato di farlo per la mia pagina sulla disabilità?». E la risposta è stata affermativa.
Dopo avere pubblicato questa conversazione telefonica, attraverso un portavoce, Facebook ha diffuso le sue giustificazioni: «Ci scusiamo profondamente con Simon Sansome e la comunità di Ability Access che hanno vissuto questa esperienza e vogliamo spiegare perché è successo. Quello che è stato detto al signor Sansome è errato e non avrebbero dovuto dirlo. L’annuncio in questione non è stato rifiutato per la presenza di contenuti inquietanti. Tuttavia, è stato rifiutato per la rappresentazione di “contenuti per adulti”, poiché nel video è presente una donna in topless parzialmente coperta. Se il signor Sansome è in grado di rimuovere questa particolare immagine dal video, l’annuncio sarebbe approvato e autorizzato alla pubblicazione». «Stiamo indagando su ciò che è successo – ha continuato il portavoce di Facebook – e forniremo un’ulteriore formazione al gruppo di lavoro che ha parlato con Sansome. Questa community, come molti altri gruppi e pagine per persone con disabilità nel Regno Unito, sta facendo un ottimo lavoro e siamo orgogliosi che utilizzino Facebook per raggiungere le persone».
A questa nuova dichiarazione, Sansome non ha fatto mancare la sua risposta: «L’immagine in questione è di Vicky Balch, giovane donna che ha perso una parte della sua gamba destra a causa di un incidente sulle montagne russe avvenuto nel parco tematico “Alton Towers” nel 2015. È una foto pubblicata su Ability Access dal 2017. Il servizio fotografico è stato per Vicky un modo per costruire una nuova fiducia in se stessa ed è stato pubblicato su molti giornali britannici, oltre che sui social media. Facebook ha affermato che, se elimino questa immagine, mi permetterà di invitare persone alla mia pagina. Vorrei informare Facebook che non ho alcuna intenzione di rimuoverla, perché è l’immagine di una donna coraggiosa e meravigliosa che mostra la sua disabilità». E in effetti, è stato di parola. A oggi, infatti, la foto è ancora lì a “inquietare” gli inglesi.
Dal canto suo, invece, Vicky ha scelto di non parlare alle testate inglesi e straniere che le hanno chiesto un’intervista. Quando le foto sono uscite per la prima volta dopo il suo 21° compleanno nel 2016, ha dichiarato, però, che l’hanno resa «incredibile».
Sono d’accordo con lei. Penso proprio che la sua decisione sia molto più efficiente per la diffusione di una cultura della disabilità più vicina alla vita reale. In passato, infatti, l’obiettivo principale delle persone con disabilità era di attrarre l’attenzione sui temi relativi alle loro condizioni di vita, ignorate dal sistema informativo. Era perciò funzionale un sensazionalismo fatto di accuse, immagini con persone incatenate per protestare ecc. Oggi, invece, si rischia di esserne usati per fare audience e bisogna passare dalla quantità alla qualità dell’informazione.
Lo scopo non dovrebbe essere più quello di finire in prima pagina, ma accettare i riflettori solo quando si ha davvero la possibilità di comunicare che la malattia, la vecchiaia e la disabilità non possono essere considerati ancora un tabù.
Vicky Balch l’aveva già affermato facendosi fotografare senza coprire la sua gamba, vulnerabile e fiera. In questo suo modo platinato, ha comunicato che la disabilità (come la vecchiaia e la malattia) è un aspetto della vita con il quale si fanno i conti dalla nascita o in cui vi si inciampa durante gli anni successivi. Senza dubbio, rappresenta una sofferenza che tutti preferirebbero non vivere. Non va, comunque, negata.