Con il supporto dell’UEFA, la Federazione Europea del Calcio, sta per prendere il via la diciannovesima European Football Week, ovvero la Settimana Europea interamente dedicata al calcio unificato, giocato insieme da persone con e senza disabilità, promossa da Special Olympics, il movimento internazionale dello sport praticato da persone con disabilità intellettiva e/o relazionale. E le cifre che caratterizzano questo grande evento ne fotografano al meglio le dimensioni: 50 Paesi Europei coinvolti, con oltre 40.000 atleti, per un totale di 450 eventi, in programma dal 25 maggio al 2 giugno.
Restando poi al nostro Paese – dove la manifestazione è patrocinata dalla FIGC (Federazione Italiana Giuoco Calcio), dalle Leghe di Serie A, Serie B me Nazionale Dilettanti, dall’AIA (Associazione Italiana Arbitri) e dall’AIC (Associazione Italiana Calciatori) – saranno più di 3.500 gli atleti che parteciperanno a percorsi e tornei di calcio unificato, con il coinvolgimento delle scuole e dei team Special Olympics presenti sul territorio: in tutto 11 Regioni interessate per 25 eventi.
Dopo i numeri, le parole, e le più significative ci sembrano quelle pronunciate qualche settimana fa a Roma, presso la Sala del Consiglio Federale della FIGC, da alcuni di quegli stessi atleti Special Olympics, che parteciperanno all’iniziativa.
«Oggi – ha dichiarato per l’occasione David Melchiorre, calciatore presente ai recenti Giochi Mondiali Special Olympics di Abu Dhabi, in qualità di Youth Leader (“Leader Giovani”) – posso raccontare come il gioco e lo sport siano importanti per la vita di tutti perché l’ho vissuto sulla mia pelle. Molte cose sono cambiate, giocando in una squadra. Ho iniziato a mettermi alla prova, ad avere degli obiettivi. Per noi atleti Special Olympics questo vale ancora di più, perché possiamo praticare lo sport unificato. Nel mio team giocano insieme atleti con e senza disabilità, creando una vera inclusione perché oltre al calcio c’è l’amicizia, si sta insieme anche nel tempo libero, insomma si cresce in uno scambio continuo. Non molto tempo fa era tutto così diverso: vedevo altri ragazzi giocare nel campetto sotto casa, provavo rabbia quando li vedevo divertirsi. Mi rintanavo nella mia camera, a studiare o a guardare video musicali. Mi ero abituato a stare così, ero sempre rinunciatario e pessimista. Sono partito da un campo da calcio e ora sto qui a parlare di inclusione. Tutto questo grazie allo sport, che è un bel modo per risolvere i nostri problemi, perché ci aiuta a non sentirci più solo spettatori, ma protagonisti».
«Ho 22 anni – ha aggiunto Kamil Monnati, atleta anch’egli presente ai Giochi di Abu Dhabi -, sono giovane, soddisfatto della mia vita e delle cose che sono riuscito a realizzare. Non è stato sempre così. Oggi sento di essere cresciuto tanto e sono felice di come sono diventato: una persona diversa. Lo sport ha avuto un ruolo fondamentale. Mi ha fatto sentire accettato dagli altri e questo mi ha permesso di esprimermi senza paure, con sempre maggiore forza e coraggio. La partecipazione ai Giochi di Abu Dhabi è stata la realizzazione di un sogno, un obiettivo che sembrava irraggiungibile e che mi riempie di soddisfazione. È stato un onore indossare la maglia dell’Italia, rappresentare il mio Paese a un evento dov’erano presenti atleti da tutto il mondo. Una convocazione inaspettata, il frutto di duro impegno e costanza negli allenamenti. Mi sono divertito tanto e sono uscito vincitore, conquistando la medaglia di bronzo. Ringrazio la mia famiglia per avere sempre creduto in me e Special Olympics per avermi fatto vivere questa meravigliosa avventura che rimarrà nel mio cuore e mi porterò dietro per tutta la vita».
E poi anche le parole di “atleti partner” di Special Olympics, quelli senza disabilità, come Luigi Palombi, che ad Abu Dhabi ha fatto parte della delegazione italiana nel calcio a 5 unificato:«Con Kamil – ha ricordato -, così come con altri compagni, abbiamo creato un gruppo meraviglioso, condividendo una splendida avventura ricca di emozioni. Lo sport ti aiuta a stare in salute, ti insegna come organizzarti, stimola l’amicizia e facilita le relazioni. Ti insegna soprattutto a rispettare gli altri, ad offrire l’opportunità ad ognuno di confrontarsi, non solo in occasione delle gare, ma nella vita di tutti i giorni, e di porre in evidenza – come ha detto Kamil – la volontà di esprimersi con coraggio e senza timori. Quei timori che spesso sono il frutto di barriere culturali e che attraverso la volontà di mettersi in gioco, attraverso lo sport unificato, possono essere totalmente annullate. Devo tanto a Special Olympics, così come ai tanti compagni e amici che ho incontrato lungo il mio percorso. È grazie a loro che ho potuto vivere un’esperienza incredibile, tornando in Italia con un bagaglio pieno di soddisfazioni e non solo per la medaglia, per quanto sia stato un riconoscimento che ci siamo meritati, ma soprattutto per l’opportunità che mi hanno dato, nel corso del tempo, di imparare a guardare il mondo da un’altra prospettiva, permettendomi di essere una persona migliore».
In rappresentanza di Special Olympics Italia, è intervenuto alla presentazione il vicepresidente Alessandro Palazzotti il quale ha voluto ringraziare, a nome della propria organizzazione, la FIGC, che ha definito «la “casa del calcio”, dove tutti gli appassionati di questo sport vorrebbero essere». «Siamo in un momento particolare dello sport italiano – ha proseguito – e questo incontro è emblematico di come si stia prendendo una strada, con uno spirito culturale ed educativo, diversa. Sono più di cinquant’anni che Special Olympics si fa promotore di tanti valori e la FIGC da tempo ha dimostrato una grande sensibilità sociale».
«L’European Football Week di Special Olympics – è stata la risposta di Gabriele Gravina, presidente della FIGC – esalta una delle dimensioni più belle del calcio: la condivisione, lo stare insieme. È la dimostrazione più significativa di come questo splendido sport sia strumento di inclusione sociale, perché è in grado di superare barriere solo apparentemente difficili da oltrepassare. La nostra Federazione ha intenzione di occuparsi con sempre maggiore attenzione del mondo della disabilità, ed è al fianco di Special Olympics e di tutti i suoi atleti. La gioia che questi ragazzi donano ad ognuno di noi rappresenta una bellissima copertina del nostro sport. Sono felice perché abbiamo la possibilità di dare voce al valore del calcio come strumento di inclusione, ma il calcio è anche motore di emotività, il calcio rende speciali, tutti. Deve avere questa capacità di unire a livello culturale, politico, ma anche fisico e mentale. Ed è bello vedere atleti con abilità differenti giocare insieme». (S.B.)
A questo link sono disponibili tutte le notizie e anche il calendario degli eventi relativi alla diciannovesima European Football Week di Special Olympics. Per ulteriori informazioni: stampa@specialolympics.it (Giampiero Casale).
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