È ormai da anni al centro di una battaglia legale che sta dividendo l’opinione pubblica del proprio Paese (e non solo), la vicenda del quarantaduenne francese Vincent Lambert, persona tetraplegica in stato vegetativo dal 2008, per il quale, alcune settimane fa, il Consiglio di Stato Francese aveva giudicato conforme alla legge la decisione di interrompere i trattamenti che lo tenevano in vita.
Successivamente, il 22 maggio, la Corte d’Appello di Parigi ha ordinato la ripresa delle cure per un periodo di sei mesi, accogliendo le richieste dei genitori di Lambert, per dare modo al Comitato ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, in questo lasso di tempo, di studiare il caso.
Era stato proprio rifacendosi al ruolo del Comitato ONU – organismo, lo ricordiamo, incaricato di vigilare sull’applicazione nei vari Stati della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità – che DPI Europe (Disabled Peopoles’ International) aveva espresso la propria posizione sulla vicenda, con una dura lettera inviata dal presidente Jean-Luc Simon ad Agnès Buzyn, ministro della Solidarietà e della Salute del Governo francese.
Nel ricordare infatti che l’Alto Commisariato dei Diritti Umani dell’ONU aveva raccomandato allo Stato francese di «prendere le misure necessarie per garantire che la nutrizione e l’idratazione enterale di Lambert non fossero sospese durante l’esame del ricorso presentato dai genitori della persona al Comitato ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità», DPI Europe aveva contestato la posizione pubblicamente espressa da Buzyn, secondo la quale il Governo francese «non avrebbe dovuto sentirsi legalmente vincolato, nelle proprie decisioni, dal Comitato ONU» e «l’équipe medica che segue il caso avrebbe avuto ogni diritto di interrompere le cure».
«Al di là della stessa specifica situazione di Vincent Lambert – aveva scritto Simon nella sua lettera al Ministro – e delle questioni etiche sollevate, le sue dichiarazioni apportano un grave danno al lavoro delle Istituzioni internazionali e delle Organizzazioni Non Governative che difendono e tutelano i diritti umani delle persone, in quanto lasciano intendere che i princìpi dei Trattati internazionali possano interpretati “a discrezione”, a seconda del momento».
«Per il fatto di essere in stato vegetativo – aveva concluso Simon – una persona con disabilità non può certo perdere i diritti connessi alla sua condizione di disabilità, anche perché un’interpretazione del genere aprirebbe la porta ad ogni tipo di distorsione delle leggi internazionali. Per questo le chiedo di ascoltare e attuare le raccomandazioni del Comitato ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità».
L’istanza del Presidente di DPI Europe era stata rivolta contemporaneamente al presidente della Repubblica Francese Emmanuel Macron, sottolineando anche a quest’ultimo che ignorando quanto raccomandato dal Comitato ONU sui Diritti Umani delle Persone con Disabilità, si sarebbe rischiato di «creare un grave “vulnus” allo stesso lavoro trentennale delle Istituzioni internazionali che tutelano i diritti umani delle persone».
Subito dopo i messaggi di Jean-Luc Simon, la Corte d’Appello di Parigi, come detto, ne ha accolto sostanzialmente le istanze. (S.B.)
Ringraziamo Giampiero Griffo per la collaborazione.
A questo e a questo link sono disponibili le lettere originali inviate da DPI Europe ad Agnès Buzyn, ministro francese della Solidarietà e della Salute, e al presidente della Repubblica Francese Emmanuel Macron.
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