«Il tatto da solo non è sufficiente per comprendere una forma artistica»: lo sosteneva Francesco Fratta, indimenticato consigliere nazionale dell’UICI (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti), nella cui Direzione era specificamente incaricato di occuparsi dell’accessibilità dei culturali e dei servizi librari.
«Della parola, forse (ma non ne sono del tutto convinto, e comunque non in tutti i casi), chi vede può fare a meno quando guarda una “pura immagine” – scriveva Fratta -; chi “guarda” con le mani quella stessa immagine sicuramente no. No, perché innanzi tutto il toccare non equivale propriamente ad un vedere, sia pure deprivato di luci e colori. I singoli elementi formali vanno ricostruiti attraverso esplorazioni parziali, successive e ripetute per giunta con una certa lentezza, e collegati fra loro grazie ad un lavoro di progressiva memorizzazione. Non potendo fare affidamento su colori, ombre, dettagli piccoli e piccolissimi, l’esplorazione tattile richiede necessariamente di essere accompagnata dalla parola, la quale dirà che cosa rappresenta esattamente quel segno o quella forma percepita, ci indicherà il piano nel quale collocare ciò che stiamo toccando. Dunque, affinché l’osservatore cieco possa formarsi un’immagine sufficientemente ricca di un’opera puramente visiva, segno tattile e parola gli sono ugualmente necessari nella loro complementarietà».
È per questo motivo che ai partecipanti al Bando MANO(d)OPERA, lanciato proprio in ricordo di Francesca Fratta e da noi presentato qualche mese fa, è stato richiesto di accompagnare la propria opera con un testo che la descriva e ne racconti il significato espressivo.
Il 4 giugno scorso MANO(d)OPERA ha vissuto il proprio atto finale, a Palazzo Barolo di Torino, dopo avere coinvolto studenti di Accademie di Belle Arti e Licei Artistici, persone di Centri Diurni e Cooperative Sociali, nella creazione di opere d’arte plastiche sul tema delle Mani come mezzo di conoscenza del mondo.
La giornata ha coinciso con l’inaugurazione di una mostra composta da una serie di opere selezionate, pensate per un’esplorazione multisensoriale, consentendo cioè alle persone di fruirne con le mani e, se vedenti, bendate e guidate appunto dal testo dell’Autore.
In un primo momento tale esposizione avrebbe dovuto chiudersi il 9 giugno, ma alla luce del grande successo ottenuto, il termine per le visite è stato protratto fino al 16 giugno.
A promuovere l’iniziativa, lo ricordiamo, sono state l’UICI di Torino e il progetto di rete torinese Making Sense (composto da Città di Torino; Associazione Forme in bilico; Fondazione Sandretto Re Rebaudengo; Tactile Vision ONLUS; TAL-Turin Accessibility Lab del Politecnico di Torino; PAV-Parco Arte Vivente-Centro Sperimentale Arte Contemporanea), che dalla fine del 2013 conduce una ricerca sui sensi e le parole nella fruizione di un’opera d’arte, ponendosi la domanda cruciale di come si possa comunicare efficacemente un contenuto artistico, in primo luogo alle persone con disabilità visiva (ma non solo), a partire dai princìpi del cosiddetto Design for All (“progettazione per tutti”), cercando tuttavia di evitare eccessive semplificazioni e possibili errori. (S.B.)
In un primo tempo il termine ultimo per visitare la mostra di Torino era stato fissato al 9 giugno (martedì-venerdì, ore 10-12.30, 15-17.30; sabato e domenica, ore 15-18.30), ma alla luce del grande successo ottenuto, è stato poi protratto fino al 16 giugno. A questo link sono disponibili alcune informazioni sulle opere premiate. Per ulteriori informazioni: info@making-sense.it.