Arteterapia o inclusione artistica? La buona prassi non cambia

di Stefania Leone*
«È stato un piacere assistere alla performance di questi straordinari ragazzi, che ci hanno regalato un esempio di buona prassi. Ma di arteterapia o di inclusione artistica? Ai Lettori la scelta!»: così Stefania Leone commenta la rappresentazione “Come Again”, andata in scena nei giorni scorsi a Roma, fatta di alcuni brani e sonetti di Shakespeare, recitati da una classe dell’Istituto Sacro Cuore di Roma. «Il 70% dei trenta ragazzi sul palco - aggiunge Leone - avevano diversi tipi di disabilità e tutti si sono esibiti donandoci un vero esempio di inclusione artistica, scolastica e sociale»
Marta Bifano
L’attrice Marta Bifano ha diretto insieme a Marco Di Stefano lo spettacolo “Come Again”

Arteterapia o inclusione artistica? È una delle domande che mi sono posta dopo avere assistito, il 31 maggio scorso, alla rappresentazione teatrale intitolata Come Again, presso il Teatro Parioli di Roma, evento al quale ero stata invitata come “Ambasciatrice del Sogno  Italiano”, insieme a diversi  professionisti dello spettacolo, tra cui la conduttrice televisiva e giornalista Paola Zanoni, insieme a professionisti dell’uso della voce e del canto terapeutico, come Francesca Romano, cantante lirica ed esperta di psico-bio-risonanza.

Nel corso della serata abbiamo ascoltato alcuni tra i più famosi brani e sonetti di Shakespeare, recitati da una classe della Terza Liceo dell’Istituto Sacro Cuore di Roma. Il 70% dei trenta ragazzi sul palco avevano diversi tipi di disabilità e tutti si sono esibiti donandoci un vero esempio di inclusione artistica, scolastica e sociale.
Come Again è il risultato di un percorso di arteterapia laboratoriale, protrattosi per otto intensissimi mesi, a partire da una collaborazione tra l’insegnante Francesca Vinciarelli dell’Istituto Sacro Cuore e gli  allievi del corso di recitazione condotto dall’attrice Marta Bifano, che ne  ha curato la regia insieme a Marco Di Stefano.

Il sogno e l’amore sono stati i temi principali del testo, nato collaborando con i ragazzi stessi, che hanno composto un puzzle dei brani più famosi del Bardo inglese: da Romeo e Giulietta ad Amleto, dal Sogno di una notte di mezza estate a Macbeth.
Come nella maggior parte degli spettacoli, a detta di Bifano, l’esibizione davanti al pubblico è andata meglio delle prove generali. I ragazzi, ad esempio, temevano di poter recitare solo con un “filino  di voce”, ma posso affermare, da non vedente, di avere ascoltato delle voci chiare, decise e grintose, segno evidente di grande lavoro e preparazione.
Per ovvi motivi non ho potuto gustare la performance di Eugenio, un ragazzo tetraplegico, campione di danza alle Paralimpiadi, che con una sedia a ruote sofisticata si è esibito insieme a una ballerina in un romantico passo a due.

Come anche ho accennato al microfono a fine spettacolo, da ragazza (ero vedente) ho studiato danza classica, moderna e contemporanea e ho lavorato qualche anno come insegnante e coreografa, ma ho dovuto lasciare questa passione a causa della sopraggiunta retinite pigmentosa, per cui, in genere, evito accuratamente gli spettacoli di sola danza e musica. In questo caso, però, ero sicura di poterne ugualmente “fruire” e ringrazio dunque Marta Bifano per l’invito di cui sono stata onorata: è stato un vero piacere assistere alla  performance di questi straordinari ragazzi, che ci hanno regalato un esempio di buona prassi.
Ma di arteterapia o di inclusione artistica? Ai Lettori la scelta!

Membro del gruppo di esperti ICT (Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione) dell’EDF (European Disability Forum), con delega sulle medesime problematiche per l’ADV e per la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap). È inoltre Certificata Disability Manager.

A questo link è disponibile la locandina dello spettacolo del 31 maggio a Roma Come Again.

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