«Abbiamo intenzione di impugnare questa norma, che riteniamo discriminante e incostituzionale, per rilevarne in sede giudiziale l’illegittimità ed imporre al Governo il risarcimento dei danni che saranno procurati ai cittadini già esposti all’esclusione sociale e a quotidiane violazioni dei loro diritti umani»: lo avevano scritto all’inizio di aprile, su queste stesse pagine, da ENIL Italia (European Network on Independent Living), dopo la conversione del Decreto Legge 4/19 sul reddito di cittadinanza nella Legge 26/19. E così sarà, se è vero che la stessa ENIL Italia sta raccogliendo adesioni per uno specifico ricorso collettivo, come spiegheremo poco oltre nel dettaglio.
Com’è noto ai Lettori, «Superando.it» ha dedicato ampio spazio all’analisi sui provvedimenti riguardanti reddito e pensione di cittadinanza, in relazione alle persone con disabilità. Lo si evince semplicemente consultando la colonnina a destra di questa nota, che riporta l’elenco dei contributi dedicati a tale materia.
Sia il reddito che la pensione di cittadinanza, infatti, avevano suscitato forti aspettative nelle persone con disabilità e nelle loro famiglie, le quali auspicavano che le due nuove provvidenze potessero rappresentare un supporto per coloro tra esse che vivono in condizione di povertà assoluta. Di fatto, invece, l’impianto della norma contiene alcuni elementi che trattano meno favorevolmente i nuclei in cui siano presenti persone con disabilità rispetto agli altri.
Ad esempio, fra gli indicatori adottati come criteri per l’accesso a reddito e pensione e per calcolare l’importo delle due provvidenze, c’è anche quello reddituale, che conteggia pure le pensioni e gli assegni per invalidità civile, cecità, sordità, pluriminorazioni, anche se non comprese nell’ISEE (Indicatore della Situazione Economica Equivalente).
L’effetto meno equo è che le persone con disabilità – pur rientrando nei limiti ISEE e nei limiti patrimoniali – potrebbero rimanere escluse, perché alcune provvidenze – pensione di invalidità (invalidi totali), assegno di invalidità (invalidi parziali) o ad esempio il contributo per il caregiver – farebbero sforare i limiti reddituali. In ogni caso le persone con disabilità che ottengono il reddito o la pensione di cittadinanza dovranno sempre “accontentarsi” di importi inferiori.
Per contrastare dunque questa iniquità e farla sanare, ENIL Italia ha stabilito, come detto, di promuovere un ricorso collettivo, incontrando il prezioso supporto dell’avvocato Federico Sorrentino, che già a suo tempo aveva seguito un’analoga iniziativa in giudizio contro il computo delle provvidenze assistenziali nell’ISEE, costringendo il Legislatore a modificare la norma.
Per attivare tale iniziativa, è sufficiente che alcune persone con disabilità o loro familiari che hanno subito quella disparità di trattamento aderiscano, fornendo la relativa documentazione e più precisamente: copia della domanda di reddito o pensione di cittadinanza; esito della domanda. A tal proposito aarà necessario ottenere tutta la documentazione con una semplice richiesta di accesso agli atti. Da parte sua, ENIL Italia spiegherà bene come fare a chi è interessato.
Ma chi sono le persone potenzialmente interessate?
1. Le persone con disabilità e i loro nuclei titolari di pensione o assegno di invalidità o i nuclei che hanno ottenuto contributi non soggetti a rendicontazione (ad esempio i caregiver in alcune Regioni) e che hanno ottenuto il reddito di cittadinanza inferiore alla cifra massima attribuibile al nucleo di quella numerosità (ciò accade praticamente sempre).
2. le persone che, pur rientrando nei limiti ISEE e nei limiti patrimoniali, sono state escluse perché superano i limiti reddituali a causa dell’importo annuo della pensione di invalidità civile (circa 3.800 euro).
Chi rientra quindi in uno di questi due gruppi può aderire al ricorso collettivo. (C.G. e S.B.)
Gli interessati ad aderire al ricorso collettivo di ENIL o che intendano avere ulteriori informazioni, possono scrivere a: info@enil.it.