Si è svolta il 1° giugno scorso a Bellaria (Rimini), l’Assemblea Nazionale Ordinaria dei Delegati dell’ANIEP, l’Associazione Nazionale per la Promozione e la Difesa dei Diritti delle Persone Disabili. «In tale occasione – spiega Lia Fabbri, presidente dell’ANIEP – i vari interventi hanno riguardato la necessità improrogabile di reperire nuove risorse finanziarie, pena la forzata chiusura dell’ANIEP Nazionale, e di mettere in campo l’impegno di tutti, per esperire ogni possibile tentativo, prima di assumere una definitiva decisione in merito».
Per quanto riguarda invece la situazione delle persone con disabilità, per l’Associazione parla la mozione conclusiva votata all’unanimità al termine dell’Assemblea, il cui testo proponiamo qui di seguito.
Delusione, incertezza, insicurezza caratterizzano questo tempo, a fronte di un’evidente sottovalutazione del problema sociale derivante dalla destrutturazione delle politiche di welfare. In particolare, le persone disabili sono state del tutto assenti dall’attenzione di chi ci governa.
In compenso ci viene imposto un “Codice delle Disabilità” con l’intento dichiarato di riunire in un unico complesso normativo tutte le Leggi che ci riguardano, nonostante l’implementazione sulle Leggi italiane della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità sia già stata accuratamente predisposta.
Assenza e separatezza contraddistinguono questi atteggiamenti nei nostri confronti, mentre osserviamo con grande attenzione la ripresa dell’attività dell’Osservatorio Nazionale sulla Condizione delle Persone con Disabilità, apprezzando la dichiarazione del ministro per la Famiglia e le Disabilità Fontana rispetto all’applicazione del Secondo Programma di Azione biennale per la promozione dei diritti e l’integrazione delle persone con disabilità (Gazzetta Ufficiale, 12 dicembre 2017).
Alle parole, però, devono ora seguire veramente i fatti, perché finora nulla di positivo è stato attuato e la condizione delle persone disabili è ulteriormente peggiorata.
Gli impegni e le promesse elettorali sull’aumento degli emolumenti non sono stati mantenuti.
Lo stesso Reddito di cittadinanza (Legge 26/19) penalizza le famiglie che hanno disabili gravi per la cui assistenza molti caregiver sono costretti a rinunciare al lavoro. Per questi nuclei – sulle cui spalle grava il welfare di uno Stato inadempiente – non si prevede alcun coefficiente aggiuntivo, mentre i supporti collegati all’invalidità oltre all’ISEE (Indicatore della Situazione Economica Equivalente) sono considerati redditi!
Imbarazzante l’atto del Governo per il quale le famiglie con almeno quattro componenti di cui almeno uno disabile avranno al massimo 50 euro di più al mese: un’umiliante miseria e nemmeno per tutte le persone disabili che vivono in condizioni di assoluta povertà. E ve ne sono purtroppo veramente molte, soprattutto nel Meridione, che devono rinunciare per motivi economici alle prestazioni sanitarie, alle cure odontoiatriche, alle visite specialistiche di cui hanno bisogno.
Insufficienti, quindi, i fondi per la Legge sul “Dopo di Noi” [112/16, N.d.R.], per i Non Autosufficienti, per l’attuazione dei PEBA (Piani per l’Eliminazione delle Barriere Architettoniche); sempre meno i servizi domiciliari, le destinazioni regionali della Vita Indipendente; preoccupante il taglio dei fondi per la Scuola a partire dal prossimo anno (4 miliardi in tre anni), fra cui le risorse destinate al sostegno degli alunni in difficoltà; inaccettabile, inoltre, la differenza di trattamento dei servizi tra Regione e Regione, anche per quanto riguarda i LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) e il Nomenclatore Tariffario.
Insomma, la vita di ogni giorno è costellata di continue battaglie per superare le barriere culturali e fisiche, oggi più di ieri.
Nel novembre dello scorso anno, di fronte al Parlamento [se ne legga anche nel nostro giornale, N.d.R.], abbiamo gridato «Basta alle offese, Basta alla latitanza colpevole sul tema della disabilità» e oggi ripetiamo ancora quel grido, decisi a combattere i fattori di esclusione sociale che persistono nella scuola, nella mobilità, nel lavoro, nell’involuzione culturale, nell’ignoranza diffusa.
La situazione è veramente grave. Il diritto all’autodeterminazione è sempre più difficile da espletare e si intravede in questo quadro una possibile deriva di ritorno all’istituzionalizzazione, a quelle forme di discriminazione e segregazione che già nella Mozione conclusiva dello scorso anno la nostra Associazione aveva individuato come gli ostacoli maggiori da affrontare.
Anche recentemente fatti gravissimi a danno di persone ricoverate hanno accentuato l’urgenza di superare le strutture segreganti, nelle quali la stessa presenza costante di videosorveglianza non basta.
Rimarcando infine l’assoluta inadeguatezza delle politiche sociali nei confronti dei cittadini disabili e delle loro famiglie, riprendiamo punto per punto la Mozione dello scorso anno [la si legga sulle nostre pagine, con il titolo “Non chiediamo politiche risarcitorie, ma vera inclusione”, N.d.R.], riaffermando il nostro impegno rivolto alla promozione e alla difesa dei loro diritti.