Proprio mentre scriviamo, è in corso presso la sede di Roma del Ministero della Salute la presentazione della Conferenza Nazionale per la Salute Mentale, importante evento in programma per domani, 14 giugno e sabato 15 nella Capitale, presso la Facoltà di Economia dell’Università della Sapienza.
Promosso dalle quasi 120 organizzazioni che hanno sottoscritto l’Appello Libertà, Diritti, Servizi per la Salute Mentale (disponibile a questo link), in collaborazione con l’Università La Sapienza di Roma e il patrocinio del Ministero della Salute, oltreché con l’adesione di varie altre Associazioni a livello locale, l’evento – che ha preso la mosse con un primo incontro nel dicembre dello scorso anno a Cagliari – concluderà un percorso fatto di trenta tappe sul territorio, con il coinvolgimento di migliaia di persone.
Come spiegano gli organizzatori, «si tratterà di un’occasione di confronto aperto e di partecipazione democratica, per valutare lo stato delle politiche e dei servizi per la salute mentale, il rispetto dei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) e le proposte per affermare il diritto alla tutela della salute».
Nel rimandare a questo link per il ricco programma completo della due giorni, riprendiamo qui di seguito alcuni punti del citato Appello, che riteniamo particolarmente caratterizzanti: «La Conferenza Nazionale vuole discutere e riaffermare la necessità di: servizi dove la partecipazione attiva e volontaria dei cittadini è considerata decisiva per sostenere il cambiamento; servizi impegnati a responsabilizzare le persone con disagio e disturbo mentali, coinvolgere i nuclei familiari e le comunità di appartenenza nella definizione, attuazione e monitoraggio delle politiche, e nella co-progettazione degli interventi loro destinati».
E ancora, si chiede «l’eliminazione di tutti i trattamenti inumani e degradanti, a partire dalla contenzione meccanica e di ogni forma di segregazione», tema costantemente seguito anche su queste pagine, auspicando infine «la ripresa e lo sviluppo di politiche di integrazione e inclusione sociale e lavorativa, fondate sulla centralità della funzione pubblica per una co-progettazione e co-gestione con il privato sociale no profit». (S.B.)