«Questa Giornata rappresenta l’occasione per far conoscere a quante più persone possibili la sordocecità e vuole essere un momento di confronto fondamentale tra Istituzioni e Associazioni del Terzo Settore, per fornire risposte concrete ai bisogni delle persone sordocieche, partendo dal diritto all’inclusione. La piena attuazione della Legge 107/10, che ha riconosciuto la sordocecità come una disabilità unica e specifica, potrebbe agevolare questo processo, rappresentando un punto di partenza per queste persone e le loro famiglie. Mi preme inoltre ricordare che Sabina Santilli, sordocieca dall’età di 7 anni a causa di una meningite, ha voluto con tenacia anche in Italia un’organizzazione per le persone sordocieche, fondando nel 1964 la Lega del Filo d’Oro».
Così Rossano Bartoli, presidente della stessa Lega del Filo d’Oro, ha aperto il convegno intitolato Diffondere informazione e cultura con la forza di una rete, in corso di svolgimento a Roma, presso la Sala Zuccari del Senato della Repubblica (se ne legga anche la nostra presentazione), evento organizzato insieme all’UICI (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti), in occasione della Seconda Giornata Nazionale delle Persone Sordocieche di oggi, 27 giugno.
«È vitale far comprendere al Governo e alle Istituzioni italiane – ha aggiunto dal canto suo Mario Barbuto, presidente dell’UICI – quanto sia importante irrobustire, ampliare e proseguire il percorso di tutela di questa ampia collettività, offrendo loro l’opportunità di gestire il proprio ambiente domestico e sociale con il maggior grado di autonomia possibile, sviluppando nuove competenze, strumenti di comunicazione e innovazioni sempre più utili ed efficaci per superare le barriere che ostacolano una vita realmente inclusiva».
Come facilmente intuibile, dunque, dalle dichiarazioni dei due Presidenti, il convegno voluto da Lega del Filo d’Oro e UICI ha sostanzialmente l’obiettivo di favorire la conoscenza sul tema della sordocecità e di promuovere il dibattito a livello pubblico e istituzionale, individuando modalità e azioni volte ad affrontare in modo efficace quella che è diventata una vera e propria condizione sociale diffusa, che coinvolge diverse migliaia di persone nel nostro Paese.
In Italia infatti, secondo uno studio condotto qualche tempo fa dall’ISTAT, in collaborazione con la Lega del Filo d’Oro (se ne legga ampiamente anche sulle nostre pagine), le persone affette da problematiche legate sia alla vista che all’udito sono 189.000 e circa 108.000 di esse risultano di fatto confinate in casa, non essendo in grado di provvedere autonomamente a se stesse a causa di altre gravi forme di disabilità, che spesso si aggiungono ai problemi di vista e udito.
Secondo quello stesso studio, inoltre, il 64,8% delle persone sordocieche è donna, mentre l’87,9% ha più di 65 anni. Il 31,2% vive nelle Regioni del Nord, il 30,6% in quelle del Sud, il 21,4% nel Centro e il 16,8% nelle Isole.
«Grazie alla Legge 107/10 – viene scritto in una nota prodotta congiuntamente da Lega del Filo d’Oro e UICI -, realizzata sulla base degli indirizzi contenuti nella Dichiarazione sui Diritti delle Persone Sordocieche del Parlamento Europeo del 12 aprile 2004, la sordocecità è stata riconosciuta come disabilità specifica unica (in precedenza si riferiva alla sommatoria delle due patologie). Eppure, oggi, quella norma appare inadeguata al fine di una tutela giuridica collettiva che includa tutte le persone con disabilità aggiuntive. È dunque necessario e urgente renderla più attuale, adattandola a un contesto sociale in evoluzione in cui i moderni strumenti di comunicazione e di conoscenza devono garantire un processo inclusivo, dando la possibilità a tutte le persone sordocieche di realizzare se stesse e di accedere al mondo del lavoro».
A tal proposito, vale la pena segnalare la laurea recentemente ottenuta proprio da una giovane donna sordocieca, Francesca Donnarumma, cui abbiamo dedicato un nostro approfondimento (a questo link).
«La dimensione di questo fenomeno – si legge ancora nella nota di Lega del Filo d’Oro e UICI – si amplia poi, considerando che più del 55% delle persone con disabilità sensoriali sperimenta importanti restrizioni alla propria autonomia, non potendo uscire di casa, a causa di altre forme di disabilità che si sommano a quelle di vista e udito. Ad esempio, secondo i dati emersi dallo studio condotto nel 2016 dall’ISTAT, la metà circa delle persone sordocieche (il 51,7% del totale) presenta anche una disabilità motoria. E ancora, per 4 disabili su 10 si riscontrano danni permanenti legati a insufficienza mentale, mentre disturbi del comportamento e malattie mentali riguardano quasi un terzo dei sordociechi (il 32,5% dei casi)».
«A tal proposito – conclude la nota – il territorio gioca un ruolo essenziale per garantire in modo capillare servizi che assicurino crescita, cultura e inclusione alle persone sordocieche. Per questo è necessario adoperarsi affinché non solo tutti i Distretti italiani siano presidiati da interventi ad hoc, ma è altresì opportuno mettere a sistema un metodo che dia valore aggiunto a questi servizi, creando una modalità unificata e condivisa, facendo cioè sì che i pluridisabili e le loro famiglie possano utilizzare gli stessi servizi ovunque, senza doversi spostare dal proprio domicilio, subendo importanti disagi logistici». (S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: a.dinatolo@inc-comunicazione.it (Alessandra Dinatolo); ustampa@uiciechi.it (Vincenzo Massa).
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