Sono uno studente di dottorato presso il Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Pisa e mi occupo di studiare le tecnologie informatiche più moderne al fine di individuare nuove possibili applicazioni che messe a disposizione, gratuitamente, possano aiutare a migliorare le condizioni di vita delle persone con disabilità.
Nel progetto che seguo attualmente, utilizzo l’intelligenza artificiale per riconoscere il parlato difficilmente intelligibile delle persone con disartria*, come me.
La disartria è spesso associata a disabilità motorie, anche gravi (paralisi cerebrale infantile, SLA-sclerosi laterale amiotrofica, esiti di ictus cerebrale), ed è dovuta a cause invalidanti neonatali o comunque acquisiste in altri momenti della vita. Attualmente le persone con disartria non possono utilizzare i dispositivi di riconoscimento automatico del parlato su cui si basano gli assistenti virtuali presenti sul mercato, come Google Assistant o Alexa di Amazon, in quanto tali sistemi non “comprendono” l’eloquio degli utenti con disartria o disabilità del linguaggio.
Riuscire ad utilizzare ciò che un assistente virtuale ti mette a disposizione non è assolutamente cercare di fare “qualcosa di moda”: infatti, queste persone soffrono in genere pure di problemi fisici importanti e troverebbero certo grande giovamento nel potere interagire, senza usare arti e in modo molto semplificato, con i dispositivi disseminati nell’ambiente circostante.
Per aprire/spegnere una lampadina/televisore/condizionatore ecc. sarebbe sufficiente un comando vocale, così come per alzare/abbassare una tapparella e come per chissà quante altre cose possono già fare i cosiddetti “normodotati”.
Il mio progetto, quindi, mira a potenziare gli assistenti virtuali attuali, per permettere loro di riconoscere il parlato di tutti coloro la cui voce non è, ad esempio, riconosciuta da Siri di Apple.
Per potere addestrare il mio sistema di intelligenza artificiale, ho bisogno però dell’aiuto del maggior numero possibile di persone con disartria o altre disabilità del linguaggio, ognuna delle quali dovrebbe semplicemente donare la propria voce. Per farlo dovrebbe scaricare dal Play Store di Google l’app gratuita CapisciAMe che ho realizzato per Android e ripetere in modo guidato le parole che l’app stessa propone (una demo è disponibile a questo e a questo link).
Con tutti i contributi ricevuti addestrerò il mio sistema e in una prima fase la stessa app verificherà come il sistema sia in grado di riconoscere il parlato delle sole persone che avranno contribuito con la loro voce.
Il mio sogno è quello di poter riuscire ad estendere a tutti i disartrici il mio sistema. Attualmente ho ottenuti risultati molto incoraggianti con la mia voce gravemente disartrica, totalmente refrattaria a qualsivoglia riconoscitore vocale presente sul mercato e lo stesso risultato ho ottenuto con quella dei volontari – finora, purtroppo, pochissimi – che sono riuscito a coinvolgere.
Chiedo perciò la cortesia di diffondere il mio messaggio rivolto alle sole persone con disartria, disabilità del linguaggio, o comunque a tutti coloro che hanno una tipologia di voce non riconosciuta dagli assistenti virtuali, che è quello appunto di donare la propria voce, utilizzando, come detto, la mia app gratuita per Android di nome CapisciAMe.
*La disartria è un disturbo dell’apparato fonatorio dovuto a lesioni cerebrali o dei nervi che vanno alla lingua e alle labbra: comporta una difficoltà nell’articolazione delle sillabe che compongono una parola.