Memoria labile? Troppe ingovernabili informazioni, tanto da non permettere nemmeno una rapida verifica? Quesiti che sorgono spontanei, dopo avere letto qualche giorno fa, nella cronaca di Genova de «la Repubblica», l’articolo Sestri, a Villa Rossi il primo parco giochi inclusivo di Genova, che riferisce appunto del «primo parco giochi inclusivo di Genova, nato a Sestri Ponente, un’area che consente ai bambini disabili e a quelli normodotati di divertirsi insieme», frutto di una donazione dell’Associazione Samuele Cavallaro.
Ebbene, per la precisione, e solo per la precisione, è necessario tornare a nove anni fa, ovvero al 18 ottobre 2010, quando su queste stesse pagine raccontammo della prima area-giochi inclusiva – quella sì davvero la prima – inaugurata presso la zona Mandraccio del Porto Antico di Genova, nell’àmbito del progetto nazionale Giochiamo Tutti!, ideato e realizzato dalla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), insieme a ENEL Cuore ONLUS.
Alla presenza dell’allora presidente nazionale della FISH Pietro Barbieri, i promotori dell’iniziativa avevano dichiarato per l’occasione: «Il gioco è la base su cui ciascuno di noi ha iniziato a costruire rapporti spontanei col mondo circostante, a conoscere gli altri e il proprio ruolo all’interno di un gruppo. Favorire il gioco significa promuovere la coesione fra bambini tanto diversi e la costruzione dell’inclusione in un contesto spensierato e ludico, ma per questo c’è bisogno di nuove idee, di esempi concreti. Giochiamo Tutti! intende dunque portare l’esempio di aree-giochi progettate, oltre che secondo i principi dell’inclusione, anche rispettando i criteri di accessibilità, fruizione universale e sicurezza».
Il nostro plauso, naturalmente, va anche all’iniziativa attuata nei giorni scorsi a Villa Rossi di Sestri Ponente e al progetto inclusivo realizzato – pur se la foto pubblicata da «la Repubblica», non raffigurando né percorsi né mappe tattili, qualche dubbio in tal senso lo lascia -, ma attenzione a parlare di “prime volte”, ché non è mai una buona regola del giornalismo, specie se c’è un precedente, come in questo caso, risalente a quasi dieci anni fa. (Stefano Borgato)
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