È stata grande e appassionata la partecipazione alla Conferenza Nazionale per la Salute Mentale, tenutasi presso la Facoltà di Economia dell’Università della Sapienza di Roma, evento promosso dalle quasi 120 organizzazioni che hanno sottoscritto l’appello Libertà, Diritti, Servizi per la Salute Mentale (disponibile a questo link), in collaborazione con l’Università La Sapienza di Roma e il patrocinio del Ministero della Salute, oltreché con l’adesione di varie altre Associazioni a livello locale (se ne legga anche la presentazione sulle nostre pagine).
Il tutto, va ricordato, aveva preso le mosse con un primo incontro nel dicembre dello scorso anno a Cagliari, fino appunto alla Conferenza di Roma, che ha concluso un percorso fatto di trenta tappe sul territorio, con il coinvolgimento di migliaia di persone.
Come spiegano gli organizzatori, «si è trattato di un’importante occasione di confronto aperto e di partecipazione democratica, per valutare lo stato delle politiche e dei servizi per la salute mentale, il rispetto dei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) e le proposte per affermare il diritto alla tutela della salute».
Sono sempre gli organizzatori a proporre in sintesi le dieci proposte contenute nel documento conclusivo prodotto a Roma (disponibile a questo link in forma integrale), ritenute necessarie «per aprire un confronto con le Istituzioni (Governo, Regioni, Comuni, Parlamento) e proseguire la mobilitazione per affermare diritti, libertà e servizi per la salute mentale». Le riprendiamo qui di seguito:
1. Prevedere, da parte del Governo, l’obbligo di presentare una Relazione Annuale al Parlamento sullo stato dei servizi di salute mentale.
2. Aumentare il finanziamento per il Servizio Sanitario Nazionale, con una dotazione per la salute mentale almeno pari al 5% del Fondo Sanitario Nazionale.
3. Inserire, per la valutazione annuale del rispetto dei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza), indicatori di qualità per la prevenzione e per i servizi territoriali di salute mentale comunitaria, oggi carenti, con un’attenzione particolare per le persone più a rischio di abbandono (adolescenti e giovani adulti; senza lavoro; migranti; persone private della libertà personale).
4. Stabilire, a livello nazionale, standard qualitativi, strutturali, organizzativi e quantitativi per l’assistenza nel territorio per la salute mentale (come per l’assistenza ospedaliera ex Decreto Ministeriale Ministeriale 70/15 [“Regolamento recante definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza ospedaliera”, N.d.R.]), con una necessaria attenzione a quelli sul personale.
5. Incentivare Centri di Salute Mentale aperti almeno 12 ore al giorno e fino a 24 ore, 7 giorni su 7, ad alta integrazione con i servizi sociali e sanitari, per produrre inclusione e cittadinanza.
6. Spostare le risorse dalle residenze di lungo periodo ai servizi domiciliari, con progetti di cura personalizzati sostenuti dal budget di salute.
7. Prevedere specifiche misure per il contrasto delle “cattive pratiche”che violano i diritti delle persone, in particolare la contenzione e le modalità inappropriate nell’esecuzione dei TSO (Trattamenti Sanitari Obbligatori), con esplicito divieto all’impiego del taser.
8. Impegnare le Università, in particolare le Facoltà di Medicina, alla formazione di professionisti orientati alla salute mentale di comunità.
9. Ricostituire l’organismo di monitoraggio sul processo di superamento degli OPG (Ospedali Psichiatrici Giudiziari) e sul rispetto del diritto all’assistenza e alla tutela della salute per le persone autori di reato, in carcere e nel territorio.
10. Assicurare la partecipazione dei cittadini che utilizzano i servizi (e dei loro familiari), delle forze sociali e sindacali negli organismi decisionali a tutti i livelli, a partire dal Tavolo istituito con Decreto del Ministro della Salute. (S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: info@conferenzasalutementale.it.