«L’Osservatorio è il luogo privilegiato dell’elaborazione e del confronto fra attori che hanno molto da dire e da proporre sulla disabilità: Associazioni, Sindacati, Enti Territoriali, Ministeri e altri possono contribuire alla costruzione condivisa delle politiche future»: lo ha dichiarato proprio ieri, su queste stesse pagine, Vincenzo Falabella, presidente nazionale della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), riferendosi segnatamente a quell’importante organo consultivo e di supporto tecnico-scientifico per l’elaborazione delle politiche nazionali in materia di disabilità, che è appunto l’Osservatorio Nazionale sulla Condizione delle Persone con Disabilità, attivo presso il Ministero per la Famiglia e le Disabilità, e al quale partecipano numerose organizzazioni impegnate in questo àmbito.
Come avevamo riferito a suo tempo, nel mese di maggio scorso l’Osservatorio ha riavviato i propri lavori e dopo una prima fase preparatoria ha approvato in questi giorni il programma delle attività per i prossimi tre anni, articolato su nove aree tematiche (Non discriminazione – Diritto alla vita adulta – Contrasto alla segregazione – Rete dei servizi per l’inclusione – Donne con disabilità – Accessibilità – Libertà, diritti civili e partecipazione – Monitoraggio – Cooperazione internazionale) e tredici gruppi di lavoro.
A coordinare i lavori del Comitato Tecnico-Scientifico dell’Osservatorio è Giampiero Griffo, attento animatore sin dagli Anni Settanta del movimento delle persone con disabilità a livello nazionale e internazionale, componente del Consiglio Mondiale di DPI (Disabled Peoples’ International), organizzazione della quale ha promosso la nascita della sezione italiana (DPI Italia).
Dal 2004 al 2006, Griffo ha fatto parte della delegazione italiana che ha portato alla definizione e alla successiva approvazione della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, affiancando nel 2007 l’allora ministro della Solidarietà Sociale Paolo Ferrero, all’atto della sottoscrizione del Trattato.
Oggi, oltre a rappresentare in vari appuntamenti europei il Forum Europeo sulla Disabilità (EDF), presiede la RIDS (Rete Italiana Disabilità e Sviluppo), alleanza strategica composta da organizzazioni non governative e da organizzazioni di persone con disabilità che si occupa di cooperazione allo sviluppo delle persone con disabilità in ambito internazionale.
Sin dal mese di maggio Griffo aveva parlato di «un programma ambizioso e condiviso», con tutte le condizioni necessarie a «svolgere un ottimo lavoro di squadra». Approfondiamo quindi con lui le basi su cui si fonderà il lavoro dell’Osservatorio.
«Innanzitutto – spiega – intendiamo basare il nostro lavoro su un approccio nuovo, ciò che si può sintetizzare con un paio di semplici formule: non una logica in cui “i diritti dipendono dalle risorse disponibili”, ma una logica legata ai diritti umani, concetto di fondo della Convenzione ONU, comparando su tutti i temi possibili la condizione delle persone con disabilità a quella delle persone non ancora disabili, per metterne in rilievo eventuali situazioni discriminatorie o di mancato rispetto delle pari opportunità».
Un cambio di rotta significativo, dunque. Ma dal punto di vista della capacità di incidere concretamente, fin dove può arrivare l’Osservatorio?
«Per sua stessa natura l’Osservatorio è un organo nato per proporre e nello specifico, per proporre come applicare nel migliore dei modi la Convenzione ONU e tutto quello che l’ha seguita, ovvero le Osservazioni all’Italia del Comitato ONU che segue l’implementazione della Convenzione nei vari Paesi e naturalmente il Secondo Programma di Azione biennale per la promozione dei diritti e l’integrazione delle persone con disabilità (Decreto del Presidente della Repubblica del 12 ottobre 2017), riguardante proprio l’applicazione della Convenzione. In tempi più recenti, un ulteriore riferimento è dato dal Codice Unico sulla Disabilità già più volte annunciato dal presente Governo.
Pertanto, più le proposte dell’Osservatorio saranno attuabili e precise, più ne cresce il potere di incidere. E in tal senso intendiamo muoverci, elaborando cioè in questo triennio una serie di proposte estremamente concrete, come saprà certamente fare un gruppo comprendente alcune tra le competenze più elevate di questo settore presenti in Italia.
Su un altro versante, mi preme poi sottolineare che una “stella polare” costante, per il lavoro dell’Osservatorio, sarà quella della partecipazione attiva delle persone con disabilità, in sintonia con l’articolo 4, comma 3 della Convenzione ONU, che recita testualmente: “Nell’elaborazione e nell’attuazione della legislazione e delle politiche da adottare per attuare la presente Convenzione, così come negli altri processi decisionali relativi a questioni concernenti le persone con disabilità, gli Stati Parti operano in stretta consultazione e coinvolgono attivamente le persone con disabilità, compresi i minori con disabilità, attraverso le loro organizzazioni rappresentative”».
Le aree tematiche prescelte ci sembra parlino già da sé, nell’indicare alcuni argomenti che possiamo definire come “di seconda generazione della disabilità”. È un’impressione corretta?
«È proprio così. Oltre infatti ad alcune tematiche tradizionali, “di prima generazione”, per usare la vostra stessa espressione, dalle politiche sociali all’accessibilità, dalla salute all’educazione e al lavoro, intendiamo dare pieno spazio anche a questioni più innovative, quali la discriminazione multipla vissuta dalle donne con disabilità, il contrasto alla segregazione, il diritto a una vita adulta, i diritti civili e la partecipazione, gli strumenti da mettere in campo per garantire la tutela delle persone con disabilità, per citarne solo alcuni. E naturalmente la non discriminazione, strettamente connessa a quel nuovo approccio rivolto ai diritti umani di cui si parlava in precedenza, che sarà il filo conduttore di tutti i temi trattati».
Quali saranno ora i prossimi passi?
«Contiamo di partire con il lavoro dei vari gruppi sin dal prossimo mese di settembre, elaborando, innanzitutto un calendario delle priorità, insieme ai coordinatori dei gruppi di lavoro.
E a proposito dei gruppi di lavoro, mi preme segnalare, con rammarico, che le organizzazioni sindacali presenti nell’Osservatorio hanno ritirato tutte le loro candidature per il coordinamento degli stessi e anche quella sul gruppo riguardante il lavoro. Qui voglio dire con chiarezza che il sindacato è il naturale interlocutore e il coordinatore più opportuno del gruppo sul lavoro, per cui mi auguro che tale posizione possa essere rivista, portando al rinnovo di quella candidatura».