«Abbiamo girato i bar di Castelnuovo e abbiamo chiesto agli anziani del paese se avessero voglia di diventare “maestri della terra”, di insegnare ai ragazzi come si zappa, come si innaffia, come si coltivano le erbe aromatiche, l’insalata e le altre verdure. E così il gruppo di anziani che hanno accettato di aderire al progetto, hanno conosciuto quelli che con il tempo sono diventati veri e propri “nipoti acquisiti”, ovvero un gruppo di giovani con la sindrome di Down e con disturbi dello spettro autistico, mettendo in moto un progetto di agricoltura sociale».
Non è una bella fiaba, quella raccontata da Mario Cuccia, presidente dell’Azienda Agricola San Felice di Castelnuovo Berardenga, tra le colline senesi, ma una realtà nata ormai da alcuni anni, a partire appunto dall’idea di avere degli anziani “maestri” di un gruppo di giovani con disabilità intellettive, per insegnar loro come si lavora nell’orto e con gli animali.
I progetti Orto Felice e Aia Felice sono supportati economicamente dalla Fondazione Allianz Umana Mente (l’Azienda San Felice è di proprietà del Gruppo Allianz) e vengono condotti insieme alla Cooperativa Sociale Naturalmente.
«I nonni – sottolinea Sonia Belluardo, responsabile delle due iniziative – hanno il ruolo di mèntori e di formatori professionali, per tramandare tecniche di coltivazione e di produzione, un patrimonio di esperienza e tradizione autentico e sostenibile. Queste sono iniziative che uniscono chi ha ancora tanto da dare, come la signora Santina, che racconta sorridendo di come venire all’Orto Felice per stare in compagnia dei ragazzi la faccia sentire rigenerata, con dei giovani con disabilità che esperienza non ne hanno, ma hanno tanta voglia di imparare e di mettersi in gioco. In tal modo si è creato negli anni un rapporto unico, come tra nonni e nipoti, tra persone che anche senza essere accomunate da legami di sangue, si trasmettono conoscenze e tradizioni centenarie, consentendo ai giovani di crescere, parlando di memoria e identità».
In questi anni l’Orto Felice ha vissuto una crescita costante, occupando attualmente circa 2.500 metri quadrati, con una nuova serra inserita nell’altro progetto, dove i ragazzi, sempre guidati dagli anziani, si prendono cura anche di un pollaio di quaranta galline ovaiole. In più, sono arrivate anche le caprette, impiegate per la pet therapy (“terapia con gli animali”).
«Queste iniziative – ricorda con orgoglio Belluardo – hanno messo in moto tante Associazioni e Istituzioni del nostro territorio, da quella della Terza Età al Comune, che ha coinvolto scuole e case di cura, organizzando giornate didattiche e di festa presso l’Orto Felice, fino alla Regione Toscana che ha inserito il progetto all’interno di un bando di agricoltura sociale. Ma non finisce qui, anche i prodotti dell’orto, infatti, sono importanti, così come la destinazione finale del lavoro dei giovani con disabilità intellettive. A tal proposito, non solo il privato cittadino può comprare frutta e verdura, ma in accordo con due chef, i prodotti finiscono sulle tavole di altrettanti noti ristoranti della zona».
«E infine – conclude – oltre all’orto e al pollaio, i nonni e i ragazzi creano anche insieme marmellate e conserve che vengono poi vendute nei mercatini locali, e lavorano insieme tutta la settimana, con momenti di grande gioia all’aperto, in corrispondenza della vendemmia o della raccolta delle olive, mentre quando piove, si intrecciano cestini di vimini e si sta riparati al caldo!». (S.B.)
A questo link è disponibile un testo di approfondimento sulla realtà di cui si parla nella presente nota. Per ulteriori informazioni e approfondimenti: info@borgosanfelice.it; info@sanfelice.com.