Lo sport è vita e nessuno deve esserne escluso

di Anna Maria Gioria*
Il figlio Davide, che si muove con il deambulatore e ha un deficit comunicativo, sognava di giocare al calcio, cosicché Carmela ha fondato a Roma l’Associazione Supereattivi, per far giocare insieme bambini con e senza disabilità. Il gruppo conta oggi su venti giocatori, tra i quali due gemelli di 13 anni non vedenti e un ragazzino con una disabilità di tipo cognitivo. «Ogni partita - dice Carmela - è per Davide una vittoria. Per lui è una gioia già andare a comprare scarpe chiodate e magliette e dire ai compagni che gioca a calcio. Lo sport è vita, nessuno deve esserne escluso»
Supereattivi
I ragazzi del gruppo dei Supereattivi. Al centro Davide, con la maglia numero 9

«Mamma, voglio giocare a calcio»: Davide fece una richiesta normale e molto comune tra i bambini. Ma a causa di una tetraparesi distonica provocatagli alla nascita da un mancato taglio cesareo – un errore medico per il quale lo scorso giugno è stato accordato alla sua famiglia un risarcimento di quasi due milioni di euro -, Davide, 11 anni, romano, si muove con il deambulatore e ha un deficit comunicativo.
Quando ne aveva 8, non camminava ancora, ma come la maggior parte dei coetanei sognava di indossare le scarpe chiodate e di correre sul campo dietro a un pallone e di fare gol. Per questo mamma Carmela, a quella richiesta un po’ assurda, considerata la condizione fisica del figlio, rispose con sicurezza: «Va bene, ci giocherai».

Per Carmela, tuttavia, soddisfare questo desiderio fu tutt’altro che semplice. «Quando iniziai a muovermi – racconta – non trovai nulla, non c’erano Associazioni che facevano giocare in maniera inclusiva i bambini con deficit motori».
Per realizzare il sogno del figlio, dunque, Carmela ha fondato l’Associazione Supereattivi, grazie alla collaborazione e all’aiuto di un’équipe multidisciplinare. Lo scopo dell’organizzazione è di far giocare insieme bambini con e senza disabilità. I fondatori, quindi, si sono autofinanziati e la Casalotti Calcio, squadra della periferia ovest di Roma, ha messo a disposizione gratuitamente il campo e un allenatore.

Attualmente il gruppo dei Supereattivi è composto da venti giocatori, tra i quali due gemelli di 13 anni non vedenti e un ragazzino con una disabilità di tipo cognitivo.
Davide gioca con il deambulatore e indossa la maglia gialla numero 9. Durante le partite, non gli importa quante volte tocca la palla. L’importante per lui è stare in campo, insieme agli altri compagni e pensare di fare gol. Si muove. E alla fine è sfinito, ma felice.
«Ogni partita – dice la madre – è per Davide, che è un grande tifoso della Juventus, una vittoria. Per lui è una gioia già andare a comprare scarpe chiodate e magliette e dire ai compagni che gioca a calcio. Lo sport è vita, nessuno deve esserne escluso».

Il presente testo è già apparso in “InVisibili”, blog del «Corriere della Sera.it» (con il titolo “Così mamma Carmela ha reso il calcio inclusivo”). Viene qui ripreso, con minimi riadattamenti al diverso contenitore, per gentile concessione.

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