«Questa è una tragedia terribile su cui va fatta piena luce, in primo luogo per chiarire se la paziente fosse in stato di contenzione meccanica al momento dell’incendio»: lo si legge in una nota diffusa dal Coordinamento Nazionale della Conferenza per la Salute Mentale, a proposito della tragedia verificatasi una decina di giorni fa all’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, che ha portato alla morte di una giovane paziente, nel corso di un incendio sviluppatosi presso il reparto di psichiatria del nosocomio.
«Come si legge nel comunicato diramato dall’Ospedale di Bergamo – proseguono dal Coordinamento – “la paziente deceduta era stata bloccata pochi istanti prima dell’incendio a causa di un forte stato di agitazione dall’équipe del reparto”. Fermo restando, dunque, che spetta alla Magistratura chiarire la dinamica dei fatti, se fosse confermato che la giovane era legata al letto al momento dell’incendio, ci troveremmo di fronte ad un altro inaccettabile caso in cui una persona muore in stato di contenzione; una pratica purtroppo assai diffusa, lesiva dei diritti e della dignità delle persone che la subiscono, e umiliante per gli stessi operatori, che deve e può essere superata».
«Ribadiamo la nostra vicinanza ai familiari della giovane donna morta – conclude la nota del Coordinamento -, agli altri pazienti e ai loro familiari, e siamo disponibili ad affiancare gli operatori nel difficile ma necessario processo di analisi e valutazione di quanto è accaduto e che chiama in causa non solo gli operatori del Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura (SPDC) del Giovanni XXIII, ma l’intero Dipartimento di Salute Mentale e al fondo tutti noi, che dobbiamo con più forza impegnarci a sradicare la contenzione e ogni pratica e cultura che offenda i diritti e la dignità delle persone». (S.B.)
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