Per scardinare gli stereotipi e ridurre i pregiudizi sulla balbuzie

Informazione, sensibilizzazione e comprensione: sono i tre elementi che caratterizzano la Giornata Internazionale di Consapevolezza sulla Balbuzie. Promuovere infatti una maggiore comprensione della balbuzie e delle sue conseguenze è fondamentale per scardinare gli stereotipi e ridurre i pregiudizi che ruotano intorno a questo disturbo, la cui incidenza va dal 5% all’8%, fino ad arrivare al 17% se calcolata nei bambini. E in occasione della Giornata, la Cooperativa Sociale e ONLUS Psicodizione ha organizzato per il 27 ottobre varie iniziative che coinvolgeranno giovani e famiglie
Giornata Internazionale di Consapevolezza sulla Balbuzie 2018
Giovani in piazza, in occasione della Giornata Internazionale di Consapevolezza sulla Balbuzie dello scorso anno

Informazione, sensibilizzazione e comprensione: sono i tre elementi che caratterizzano la Giornata Internazionale di Consapevolezza sulla Balbuzie (International Stuttering Awareness Day). Promuovere infatti una maggiore comprensione della balbuzie e delle sue conseguenze è fondamentale per scardinare gli stereotipi e ridurre i pregiudizi che ruotano intorno a questo disturbo, la cui incidenza va dal 5% all’8%, fino ad arrivare al 17% se calcolata nei bambini e che persiste in circa l’1% della popolazione mondiale, vale a dire 70 milioni di persone.
È un mondo fatto di bambini, ragazzi e adulti che vivono ogni giorno la disfluenza nel comunicare e la difficoltà di esprimere con la parola ciò che hanno estremamente chiaro nel pensiero. Persone che vivono quotidianamente il rischio di isolamento, bullismo e autoesclusione sociale.

Domenica 27 ottobre, al fine di contribuire in maniera attiva e per il terzo anno consecutivo, la Cooperativa Sociale e ONLUS PsicoDizione organizzerà varie iniziative che coinvolgeranno giovani e famiglie, con il patrocinio dell’ISA (International Stuttering Association) e della Croce Rossa Italiana (Comitato di Palermo).
Sino a Londra, quindi (Southbank-Waterloo), e in tante piazze d’Italia (a questo link è disponibile l’elenco completo), ma anche in diretta contemporaneamente sui social, i giovani volontari daranno vita a una moltitudine di attività divertenti, che saranno al tempo stesso spunto di riflessione: faranno sperimentare ai presenti cosa prova un balbuziente nel momento dell’inceppo e la scomodità che sente nel pensiero confuso mentre tenta di parlare. Cercheranno poi di far comprendere la balbuzie anche attraverso giochi, letture e testimonianze di coloro che hanno vissuto questo disturbo.
E ancora, si avrà anche l’opportunità di imparare le regole della buona comunicazione e di mettersi alla prova fattivamente. Infine, verranno fornite informazioni utili su come comportarsi nel caso in cui ci si trovi a parlare con una persona che balbetta e quali siano i consigli da seguire per metterla a proprio agio.

«Per una persona che balbetta – Chiara Comastri, psicologa ex balbuziente e fondatrice del Metodo Psicodizione – il silenzio può essere molto più preoccupante dell’eloquio, poiché è nel silenzio che nasce la paura dell’inceppo. Si tratta proprio di una percezione interna, che ha a che fare con il pensiero e non con il linguaggio, tanto che il blocco della parola o della lettera che si vuole pronunciare non è la balbuzie, ma una sua conseguenza. La disfluenza che gli altri avvertono, non è altro che la migliore soluzione che la persona ha trovato, in quel momento, per risolvere il problema e superare l’inceppo percepito nella mente».

La corretta informazione su questo disturbo consente pertanto di poter agire e acquisire gli strumenti adeguati a risolverlo. La balbuzie si manifesta con maggiore incidenza tra i 2 e i 3 anni ed è fondamentale che i genitori ne prendano coscienza tempestivamente, così da potersene occupare prima che il bambino diventi consapevole della disfluenza e la balbuzie si cronicizzi.
L’adolescenza è un altro periodo molto delicato. Infatti, i ragazzi che balbettano, già coinvolti in tanti cambiamenti fisici, sociali e psicologici, si sentono esposti ai giudizi degli altri (insegnanti, compagni di classe, amici) e questo rischia di minarne l’equilibrio, generando insicurezza e bassa autostima.
Sono infine tanti anche gli adulti balbuzienti che dicono di «avere imparato a convivere con questo problema», mentre in realtà questa affermazione, nella maggior parte dei casi, nasconde un mondo sotterraneo fatto di sofferenza, fatica, scelte non fatte, riconoscimenti di studio e di lavoro al di sotto delle proprie capacità, pur nella soddisfazione di vivere serenamente nonostante la balbuzie e aver raggiunto obiettivi e traguardi.
Incrementare la consapevolezza aiuta chi balbetta ad abbattere le protezioni che si è creato e che lo intrappolano in uno spazio relazionale sempre più stretto, per aprirsi al mondo e uscire dalla “gabbia” legata a questo problema. (I.B. e S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Ilaria Bellini (ilaria.bellini.rp@gmail.com).

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