Ho 33 anni, sono di Roma, sono molto socievole, simpatico e pure piuttosto introverso.
Quando andavo a scuola, già alle elementari sentivo di avere oggettive difficoltà nella lettura e nella scrittura, ma, con l’aiuto di una brava maestra, sono riuscito a cavarmela.
Le cose, però, sono notevolmente peggiorate dalla 4^ o 5^ elementare; andavo male in tutto, i compagni incominciavano ad allontanarmi, mi ignoravano. Già allora iniziavo a sentire sulla mia pelle tutto il peso dell’esclusione. La rabbia dentro di me era molta, tanto che alla fine tendevo anche io stesso ad isolarmi.
Ricordo in particolare che, in occasione delle gite scolastiche, non partivo mai, non per mia scelta, non venivo proprio coinvolto, mi dicevano che dovevo rimanere a scuola, ero l’unico della mia classe ad avere questo trattamento e, per sfogarmi, passavo il tempo a scrivere sulla lavagna, da solo, le cose che, a fatica, avevo imparato.
Non avevo amici, avevo solo una nemica: la rabbia. Era tanta e a volte era pure difficile da gestire. Ricordo che a causa sua mi diedero anche delle punizioni disciplinari.
Poi un giorno accadde che finalmente arrivò una maestra di sostegno che mia madre soprannominò “l’esorcista”. Mi fu di grande aiuto, fu in grado di togliermi tanto male che sentivo dentro di me. Grazie alla sua pazienza, dolcezza e fiducia, ero rinato, ero diventato più calmo, mi sentivo finalmente compreso.
In quello stesso periodo riuscii per la prima volta a stringere una vera amicizia con un mio coetaneo; era un ragazzo come me e quando ho capito che con lui potevo farcela, è stato uno dei giorni più belli della mia vita.
Abbiamo passato tanto tempo insieme, siamo diventati grandi amici, lui soffriva di una rara malattia che non gli permetteva di crescere fisicamente, ma a me non importava, per me era un ragazzo come tutti gli altri, anzi era speciale. E speciale è stata anche la nostra amicizia; poi, nostro malgrado, le nostre strade si sono purtroppo divise e non ho più avuto la possibilità di vederlo.
Seppi più tardi che, in America, aveva perso la vita in un incidente. Questo doloroso avvenimento mi ha messo infinita tristezza, andai anche al suo funerale e da lì in poi tornarono a galla tutte le mie difficoltà.
Alle medie e alle superiori, i problemi nelle relazioni ripresero spessore. Ho subìto ancora episodi di bullismo, esclusione ed emarginazione che mi hanno fatto tanto soffrire.
Dopo le superiori sono nuovamente rinato, frequentando dei centri professionali con attività di cucina, computer e musicoterapia; mi sentivo al settimo cielo, avevo l’opportunità di fare tante conoscenze, stringere tante amicizie. Ero felice.
Poi ho frequentato una comunità di Roma che mi ha dato la possibilità di crescere molto in àmbito lavorativo ed educativo e mi ha permesso persino di conoscere l’amore. E sono riuscito anche a prendere la patente al secondo tentativo; era il 24 maggio 2014.
Un capitolo a sé della mia vita riguarda lo sport. A 5 anni avevo iniziato a fare ginnastica, ho tentato anche il calcio in parrocchia, ma ho dovuto sospendere e dopo un periodo senza nessuna attività sportiva, nel 2012 sono entrato a far parte di un Team Special Olympics, l’Associazione F.I.L.O. ONLUS, un’opportunità che mi ha cambiato la vita.
Per la prima volta mi ha fatto sentire capace, abile, mi ha fatto sentire un Atleta.
Ho iniziato con il tennis e il calcio, per poi scoprire il mio grande amore per il bowling. Grazie a Special Olympics ho fatto tante esperienze, ho viaggiato, ho vissuto gli eventi da protagonista, ho gareggiato con tutte le mie forze e ho stretto nuove amicizie in ogni parte d’Italia.
Tutto questo per me ha significato un cambiamento epocale che mi ha dato una nuova vita, mi ha fatto rinascere ancora una volta, ma questa volta è stato diverso. So per certo, infatti, che non tornerò mai più come prima. Ora posso solo migliorare ancora.
Per me tutti i ragazzi dovrebbero provare almeno una volta ciò che si vive partecipando agli eventi Special Olympics. È un mondo che unisce, che dice sì alle diversità e che incoraggia fortemente ogni capacità. Che poi, nella gioia di esprimersi, alla fine ci sentiamo tutti uguali.
Ancora non riesco a credere che uno dei miei sogni più grandi si sia realizzato proprio grazie allo sport e a Special Olympics. Ero a conoscenza dell’opportunità di partecipare ai Giochi Mondiali Special Olympics di Abu Dhabi e mi sono sempre allenato intensamente, ma mai avrei pensato di raggiungere un traguardo così importante.
Ora ho una grande fiducia in me stesso che ripongo tutta nelle mie potenzialità. Dal Medio Oriente mi sono portato a casa un’esperienza incredibile che ancora oggi mi dà la carica giusta per affrontare le difficoltà di tutti i giorni.
La medaglia che ho vinto l’ho dedicata a chi non ha mai smesso di credere in me, alla mia famiglia.
Oggi il mio impegno è rivolto anche a diversi tirocini. Spero un giorno di trovare lavoro per aiutare la mia mamma. So che posso farcela.