Ci rivolgiamo ai genitori di Roma e non solo. Siamo le operatrici e gli operatori che si occupano dell’assistenza educativa dei vostri figli, gli AEC o, come da nuovo acronimo, gli OEPA [rispettivamente Assistenti Educativo Culturali e Operatori Educativi per l’Autonomia e la Comunicazione, N.d.R.]. Ci conoscete bene e ci relazioniamo continuamente con voi, consci dell’enorme importanza del lavoro che svolgiamo insieme ai vostri figli, per consentire loro un progetto di vita autonomo e consapevole.
Il motivo che ci porta oggi, per la prima volta, a scrivere questa lettera è l’esasperazione di fronte a condizioni di lavoro diventate ormai insostenibili.
Siamo lavoratrici e lavoratori il cui ruolo principale è favorire l’inclusione di bambini e ragazzi con disabilità, inclusione che a noi, all’interno dell’Istituzione Scolastica, non è mai stata permessa.
Lavoriamo a scuola, ma siamo dipendenti di cooperative private. Prestiamo assistenza a mensa, ma non abbiamo diritto al pasto. Siamo in assoluto i lavoratori meno pagati all’interno della scuola e, per arrivare a uno stipendio minimamente sufficiente, dobbiamo lavorare tantissime ore… e conosciamo bene le energie (oltre che le competenze) di cui necessitano i bambini che seguiamo.
Non partecipiamo alla programmazione, alle riunioni, agli incontri con le famiglie… eppure continuiamo ad essere quelli che, dentro la scuola, trascorrono più tempo a stretto contatto con i bambini, tra di loro.
I bandi e i cambi di cooperativa sono continui e gli operatori vengono sballottati in ogni angolo della città di Roma, rendendo impossibile la continuità educativa, principio essenziale per garantire un progetto educativo efficace ed efficiente.
La costruzione dell’inclusione, come sappiamo, deve avere un ruolo centrale nell’attività scolastica di tutti gli alunni e di tutte le figure che ruotano loro intorno. Ma com’è possibile, in condizioni così proibitive, lavorare sull’inclusione? Come può essere una priorità educativa, se la questione degli operatori stessi che la rendono possibile non viene messa al centro dell’attenzione delle Istituzioni?
Quando il bambino si assenta, spesso siamo mandati a casa e non ci viene pagata la giornata di lavoro.
Quando il bambino si ammala, viene ricoverato o manca da scuola per qualunque motivo, noi non percepiamo lo stipendio.
Durante le pause scolastiche (Natale, Pasqua, vacanze estive) non percepiamo lo stipendio.
Quando ci ammaliamo noi stessi, spesso, per i primi tre giorni, non percepiamo lo stipendio.
La precarietà economica e organizzativa rende noi stessi precari e incide sulla possibilità reale di continuare a svolgere un lavoro che ognuno di noi porta avanti con grande sacrificio e grande passione.
È arrivata dunque l’ora di far cadere ogni remora e di farvi sbirciare anche nelle nostre tasche: noi AEC guadagnamo meno di 7 euro per ogni ora di lavoro quando i Municipi arrivano a sborsarne fino a 20.
Ogni euro speso dalle Pubbliche Amministrazioni, e perso negli ingranaggi degli appalti e della burocrazia, è un euro in meno investito nel miglioramento delle condizioni scolastiche degli alunni con disabilità.
Ci siamo uniti in un Comitato e abbiamo presentato una Delibera di iniziativa popolare per la quale abbiamo raccolto più di 12.000 firme, chiedendo l’internalizzazione del Servizio AEC, come accadeva fino agli Anni Novanta, quando appunto gli AEC erano dipendenti comunali.
Il Consiglio Capitolino dovrebbe esprimersi mettendola in calendario e votandola entro il 13 dicembre prossimo, mostrando finalmente se le priorità dei diritti dei bambini con disabilità e quelle dei professionisti che se ne occupano stia davvero a cuore agli Amministratori Pubblici.
Dal luglio scorso, fino a questo mese di novembre, già tre Municipi, il III, il V e il XIV, si sono espressi a favore della nostra proposta, presentando e approvando a grande maggioranza delle mozioni a sostegno; molti altri si apprestano a farlo, dimostrando una grande sensibilità politica di chi è più vicino al territorio e alle problematiche reali.
Ad oggi, invece, il Consiglio Comunale di Roma continua a considerarci invisibili e ad ignorare le nostre richieste di calendarizzazione del voto e di confronto su un Tavolo Tecnico per discutere le criticità del servizio.
Non abbiamo che le nostre forze e una grande determinazione nel cambiare questo stato di cose; lo dobbiamo a noi stessi, al duro lavoro compiuto in questi anni e, soprattutto, ai vostri figli.
Chiediamo quindi anche a voi genitori di appoggiarci e di unirvi a noi in questa battaglia di civiltà.
Le prossime azioni dimostrative che porteremo in campo, cui vi invitiamo a partecipare al nostro fianco, sono il 5 dicembre un Tavolo Autoconvocato al Campidoglio che si chiamerà Nessuno escluso, aperto a rappresentanti dell’associazionismo, consiglieri municipali e genitori, in cui verrà presentato un Libro Bianco sulle condizioni dei lavoratori e si cercherà un confronto sulle condizioni di fattibilità della nostra Delibera di iniziativa popolare.
Per il 12 dicembre, poi, abbiamo indetto uno sciopero, il nostro primo sciopero, e andremo al Campidoglio a chiedere risposte.
Ci piacerebbe trovarvi in piazza a sostenerci con i vostri, e nostri, bambini e ragazzi.