«Ti sei mai chiesto se l’accesso ai servizi igienici sia un diritto umano? Hai mai riflettuto su quanto sia importante accedervi dovunque, a casa, nei centri commerciali e nelle scuole autonomamente e ogni volta che ne hai bisogno? L’accessibilità ai servizi igienici esiste in molte parti del mondo, ma non dappertutto, e se esiste, la diamo spesso per scontata. Bene, molte persone con disabilità, come coloro che sono nati con la spina bifida, non possono darla per scontata. Fanno affidamento su specifiche procedure e usano presìdi per la gestione della continenza per prendersi cura della propria salute e del proprio benessere. Lungi dall’essere un lusso, dunque, l’accesso a queste procedure e presìdi può fare la differenza tra la salute e malattia, tra l’autonomia e la completa dipendenza».
Incomincia così il messaggio lanciato a livello globale, in occasione della World Toilet Day del 19 novembre scorso – letteralmente la “Giornata Mondiale della Toilette” – dall’IFSBH, la Federazione Internazionale per la Spina Bifisa e l’Idrocefalo, con il pieno sostegno dell’ASBI (Associazione Spina Bifida Italia), su una questione apparentemente “minimale” e meno importante di altre, ma che non lo è affatto e che interessa tutte le persone con disabilità.
«È allarmante – prosegue il messaggio – registrare quante persone con spina bifida, dovunque vivano nel mondo, non possano ancora godere dell’accesso a servizi igienici che siano accessibili, sicuri, puliti e che forniscano dignità e privacy. Le persone con disabilità che vivono in povertà sono particolarmente a rischio di seri e irreversibili danni alla salute dovuti alla mancanza di procedure igienico-sanitarie a loro accessibili. Le più importanti barriere riguardano la mancanza di servizi igienici accessibili che includano servizi come un ingresso privo di barriere, una giusta dimensione delle entrate e degli spazi interni, corrimani e spogliatoi adeguati, così come la disponibilità di acqua; e ancora, la mancanza di materiali per la continenza di qualità accettabile e in quantità sufficiente; infine, la mancanza di informazioni e supporto sulle corrette procedure dovute a uno stigma diffuso attorno alla cura intima».
«Ma lo stigma attorno al diritto a servizi igienici deve finire – proseguono dalle Associazioni che si occupano di spina bifida e idrocefalo – ed è responsabilità di tutti noi, come membri della società, di assicurare che le persone con disabilità siano in grado di accedere a questo diritto fondamentale e basilare senza discriminazione o imbarazzo. Un accesso adeguato ai servizi igienici è infatti un prerequisito per la partecipazione delle persone con disabilità all’educazione, al mondo del lavoro e più in generale alla vita in comunità, talché il motto Non lasciare nessuno indietro e la stessa Agenda ONU 2030 lo Sviluppo Sostenibile possono essere realizzati solo se tutti hanno accesso a servizi igienici accessibili e puliti. È necessario quindi riconoscere l’accesso ai servizi igienici adeguati per le persone con disabilità per quello che sono: un diritto umano, niente di meno, niente di più».
Il messaggio, come detto, è stato lanciato a livello globale, guardando quindi a situazioni che in questo àmbito sono realmente disastrose, come quelle di tanti Paesi in cerca di sviluppo. E tuttavia, tra le testimonianze prodotte in questa occasione da esponenti di varie Associazioni in altrettanti Paesi, registriamo ben volentieri anche quella di Eleonora Giannetti dell’ASBI, secondo la quale oggi, effettivamente, in Italia «la maggior parte dei luoghi pubblici ha servizi igienici accessibili. E tuttavia è spesso necessario recarsi in luoghi diversi dai bagni “normali” o attendere la disponibilità dei dipendenti per avere le chiavi, in quanto si tende a tenerli chiusi per motivi igienici e ad assicurarsi che nessun altro se ne serva, oltre alle persone con disabilità. Va anche ricordato che sovente i bagni pubblici accessibili non sono affatto bene indicati. Tutto ciò messo assieme può creare problemi di non poco conto, soprattutto alle persone con problemi di continenza, perché rende il processo di ricerca e di utilizzo del bagno ancora più lungo di quanto richiederebbe normalmente».
«Nella mia città – aggiunge Ilaria Guidotti, sempre dall’ASBI – la situazione relativa al cateterismo all’interno dei bagni pubblici non è ancora buona, perché spesso non troviamo servizi igienici adeguatamente puliti o addirittura essi non sono accessibili, trovandosi in fondo a delle scale, senza ascensori per raggiungerli». (S.B.)
Ringraziamo Luisella Bosisio Fazzi per la segnalazione.