Il nostro augurio è che l’esame della Legge di Bilancio, avviato in questi giorni con il deposito degli emendamenti, possa provvedere a risolvere alcune urgenze per noi non più rinviabili, come la questione delle rette dei Convitti per Sordi, la destinazione di un fondo concreto per la realizzazione dei GIT (Gruppi per l’Inclusione Territoriale), come previsto dalla Legge 107/15 (cosiddetta La Buona Scuola) e l’equiparazione delle provvidenze economiche delle persone con disabilità sensoriale, ponendo fine ad un’ingiusta discriminazione. Sono questi, infatti, tre punti importantissimi e irrinunciabili.
I Convitti e le Scuole per Sordi sono un’eccellenza, istituzioni scolastiche che costituiscono dei punti di riferimento per pratiche inclusive di studenti sordi con studenti udenti, con metodologie didattiche all’avanguardia dedicate agli studenti sordi stesso.
Senza il pagamento delle rette – problema annoso e irrisolto – queste istituzioni rischiano di chiudere e di disperdere un patrimonio culturale e didattico unico, mettendo a rischio anche preziosi posti di lavoro. A tal fine si rende necessario che lo Stato si doti di un fondo che garantisca la frequentazione agli studenti sordi che scelgono quelle scuole.
Per quanto poi riguarda i GIT (Gruppi per l’Inclusione Territoriale), previsti, come detto, dai Decreti Legislativi 66/17 e 96/19 sull’inclusione scolastica, attuativi della Legge sulla cosiddetta Buona Scuola, si tratta di strutture che possono dare una concreta spinta a realizzare i temi affrontati dalla riforma della scuola. Ma è importante che abbiano una sufficiente dotazione finanziaria.
Infine, la spinosa questione della disparità di trattamenti previdenziali riconosciuti alle persone sorde (Indennità di comunicazione), rispetto a quelli riconosciuti alle persone non vedenti (Ciechi assoluti – Indennità di accompagnamento).
In entrambi i casi si tratta di disabili sensoriali gravissimi, come riconosciuto anche dall’INPS, ed è dunque incomprensibile la disparità di trattamento, considerato che una persona sorda non può sopperire alle proprie difficoltà con un’indennità di poco superiore ai 250 euro.
Il Governo e il Parlamento, quindi, devono dare una risposta e una soluzione a questo e agli altri problemi segnalati, oltre a riconoscere finalmente la Lingua dei Segni Italiana.
Presidente nazionale dell’ENS (Ente Nazionale Sordi).
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