Fanno imparare le tabelline giocando

di Antonio Giuseppe Malafarina*
«Non sono magici perché non insegnano le tabelline dall’oggi al domani, ma con il giusto allenamento aiutano i bambini a comprenderne il meccanismo»: così la logopedista Pamela Caldarini parla dei guanti molto originali da lei ideati, realizzati successivamente dal polo di ricerca e innovazione OpenDot, che permettono ai bambini con un disturbo specifico dell’apprendimento come la discalculia di comprendere e gestire le tabelline, e di farlo giocando. Oltre che da educatori, mamme e terapisti, l’idea, per altro, è stata apprezzata anche da bambini senza discalculia
Pamela Caldarini con i guanti che "insegnano" le tabelline
La logopedista Pamela Caldarini con i guanti che “insegnano” le tabelline

L’intuito e la competenza di Pamela Caldarini, logopedista milanese, nell’insegnare le tabelline a una bambina con discalculia [se ne legga nel box in calce, N.d.R.] hanno partorito dei guanti molto originali. Attraverso OpenDot, infatti, polo di ricerca e innovazione milanese fondato nel 2014, è scaturito il progetto Fi.Co (acronimo di Fingers Counting, “conteggio delle dita”). I guanti permettono quindi ai bambini con discalculia di comprendere e gestire le tabelline e alla recente Maker Faire di Roma hanno riscosso grande interesse. Conosciamoli.

La dottoressa Caldarini dice subito: «Non sono magici perché non insegnano le tabelline dall’oggi al domani, ma con il giusto allenamento aiutano i bambini a comprenderne il meccanismo».
L’allenamento si può fare giocando. I guantini, nell’ultima versione, hanno numeri intercambiabili a seconda che la tabellina sia dell’1 o del 10. Ogni dito ha sul dorso numeri che vanno da 1 a 10 e sul davanti ci sono i corrispettivi delle moltiplicazioni che si cambiano per ogni tabellina. Facciamo un esempio.
Messi i guanti e i numeri della tabellina del 3, abbiamo sul retro delle dita i numeri da 1 a 10. L’1 sta sul pollice destro e il 5 sul mignolo. Il 6 sul pollice sinistro e il 10 sul mignolo di quella mano. All’interno del pollice destro abbiamo il 3, sull’indice il 6, sul medio il 9 e così via. Se il bambino deve fare 3 per 7, va sul dito con il numero 3 e poi su quello con il 7. Guardando all’interno del dito col numero 7 troverà la soluzione, cioè 21.
Più semplice a farsi che a dirsi. Ed esiste anche la versione per mancini.

L’idea è venuta a Calderini per necessità. Una bambina discalculica di terza elementare, infatti, non riusciva a comprendere le tabelline e quindi la logopedista le ha scritto la tabellina del 3 sulle dita. Il padre ha detto che gliel’avrebbe lasciata finché non l’avesse imparata. Nel pieno della notte Pamela ha un’intuizione: i guantini! Fa dunque girare l’idea e trova l’interesse di OpenDot.
Racconta Enrico Bassi, co-fondatore e coordinatore di OpenDot: «I guantini, ideati da Pamela Caldarini, sono stati sviluppati dando luogo al progetto Fi.Co con Federica Caruso, Serpil Erdönmez, Lara Ferruccio, Martina Spinelli e Marco Bencivenga, durante la Health&Care Summer School da noi condotta nell’estate scorsa, percorso formativo di due settimane per capire e sperimentare la metodologia del co-design nell’ambito della cura e della salute [se ne legga la presentazione anche sulle nostre pagine, N.d.R.]. Quando Pamela ci ha scritto che aveva un’idea per aiutare i bambini con discalculia a imparare le tabelline, ci è subito sembrato in linea con il nostro modo di lavorare. Ormai da cinque anni, infatti, OpenDot si occupa di come le nuove tecnologie possano facilitare lo sviluppo di soluzioni utili per coloro i quali le soluzioni standard non funzionano. Il team dei guantini Fi.Co ha realizzato un prototipo funzionante in meno di un mese! Il supporto di OpenDot è consistito nell’insegnare, attraverso il metodo del co-design, come trasformare la diversità dei professionisti coinvolti in un valore, anziché un ostacolo. Ora il prototipo c’è, funziona e, soprattutto, si può testare!».

Raccontano le co-progettatrici Federica Caruso e Martina Spinelli: «Siamo sempre state interessate ai temi dl healthcare ma non abbiamo mai avuto l’opportunità di lavorare per e con un’esperta del settore. Lavorare con Pamela Calderini ci ha permesso di scoprire l’impatto che i DSA (disturbi specifici dell’apprendimento) hanno sulla vita dei bambini e come una soluzione apparentemente semplice possa avere un impatto straordinario sul processo di apprendimento e percezione del compito. Non è stato facile implementare un’idea che già funzionava bene. Abbiamo puntato sulla concezione di open source [libero utilizzo, N.d.R.] e grazie all’aiuto di OpenDot, abbiamo realizzato il prototipo e iniziato a condividere i file di realizzazione dei guanti sulla piattaforma Careable. Questo perché tutti possano replicare il progetto. Quest’ultimo è stato molto apprezzato alla Maker Faire di Roma, uno dei più importanti momenti di incontro degli sviluppatori a livello internazionale. I guanti riescono a coinvolgere i bambini. E a trovare interesse sono stati anche educatori, mamme e terapisti. A giocare con i guantini e le tabelline sono venuti anche bambini non discalculici. Il futuro del progetto è attualmente incerto, ma ci impegneremo per condividere i file per replicare i guanti e per ricevere riscontri su come migliorarli».

Pamela Caldarini spera in un’ampia diffusione dei guanti e immagina un futuro di soluzioni ragionate quanto semplici e accattivanti. Vorrebbe poter formare all’uso di questa creazione.
Intanto, lei, OpenDot e i co-progettatori hanno realizzato dei guanti che se non sono magici sono straordinari per imparare le tabelline. Che aiutino i bambini con disturbi dell’apprendimento o tutti quanti, mi piace questo modo di pensare divergente. Giocando si impara!

Il presente testo è già apparso in “InVisibili”, blog del «Corriere della Sera.it» (con il titolo “I guanti che ‘insegnano’ le tabelline”). Viene qui ripreso, con alcuni riadattamenti al diverso contenitore, per gentile concessione.

La discalculia e gli altri DSA (disturbi specifici dell’apprendimento)
La difficoltà a comprendere simboli numerici e a svolgere calcoli matematici è conosciuta con il nome di discalculia. Stando ai dati, circa il 3% della popolazione studentesca è affetta da tale disturbo, che complica la lettura e la scrittura dei numeri e soprattutto l’elaborazione delle quantità. Gli errori collegati a questa problematica molto spesso non vengono riconosciuti nell’immediato. Diversi, infatti, sono i casi di discalculia erroneamente diagnosticati come dislessia.
La discalculia fa parte del gruppo dei DSA, i disturbi specifici dell’apprendimento, il più diffuso dei quali è la dislessia, cioè il disturbo specifico della lettura, che si manifesta e si evolve in concomitanza dell’inizio dell’attività scolastica, quando emergono le prime difficoltà nell’attivare in maniera fluente e senza affaticamento tutte quelle operazioni mentali necessarie per leggere, quali riconoscere le lettere singole, le sillabe e quindi le parole, associandole ai suoni corrispondenti. Frequenza degli errori e lentezza nella decodifica ne sono i tipici aspetti: il bambino può, per esempio, presentare difficoltà nel riconoscere, scambiandoli tra loro, grafemi che differiscono visivamente per piccoli particolari quali: “m” con “n”, “c” con “e”, “f” con “t”, “a” con “e”.
La persona con disortografia, invece, evidenzia la difficoltà a tradurre correttamente le parole in simboli grafici e a confondere il suono delle lettere (per esempio “f/v”, “t/d”, “p/b”, “c/g”, “l/r”).
Un terzo disturbo che impedisce alla persona di esprimersi nella scrittura in modo fluido è la disgrafia, caratterizzata da una grafia spesso illeggibile, da una pressione eccessiva sul foglio e dallo scarso rispetto degli spazi sul foglio.

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