«Per i disabili gravi la “vita indipendente” significa la concreta attuazione degli articoli 2 e 3 della Costituzione, cioè significa poter condurre una vita in condizioni di libertà comparabili con quelle delle altre persone. L’assistenza personale ne costituisce una delle chiavi fondamentali, perché aiuta a risolvere problemi ed esigenze non risolvibili con ausili tecnici. Azioni apparentemente semplici come ad esempio alzarsi dal letto, lavarsi, vestirsi, leggere un libro, andare a godersi la natura o l’arte, prendersi un gelato, prendersi cura di persone care, per una persona con gravi disabilità, ognuna di esse può essere impossibile da farsi senza l’aiuto di assistenti personali».
Si apre con questa premessa una nota prodotta congiuntamente da quelle stesse Associazioni della Toscana (se ne legga l’elenco in calce), protagoniste in questi anni di una serie di iniziative e proteste volute per chiedere alla propria Regione un aumento delle risorse destinate alla vita indipendente delle persone con disabilità gravi, com’era avvenuto ad esempio poco più di un anno fa (se ne legga anche sulle nostre pagine).
E ancora una volta, nei giorni scorsi, quelle organizzazioni hanno denunciato che «ormai da cinque anni, la Regione Toscana non aumenta le risorse finanziarie per la vita indipendente delle persone con disabilità gravi, ferme a 9 milioni di euro all’anno. E la radicale insufficienza di tale cifra è dimostrata dalle oltre duecento persone con gravi disabilità in lista di attesa per poter accedere al contributo per la vita indipendente e dalla sperimentata inadeguatezza degli importi erogati a coprire le reali necessità di assistenza personale dei singoli utenti. Invece, la Regione dirotta i disabili verso altre tipologie di servizi sicuramente meno rispondenti alle esigenze e ai diritti di libertà propri anche di chi ha gravi disabilità».
«Quando i disabili chiedono l’aumento di tali risorse – aggiunge la nota -, la Regione risponde sempre che “a livello nazionale la Toscana è la regione che più investe sulla vita indipendente”, ma si fa notare che ciò è avvenuto solo grazie alle lotte che i disabili hanno condotto nei confronti della Regione stessa».
«Il presidente della Regione Enrico Rossi, la Giunta Regionale da lui presieduta e il Consiglio Regionale sono bene a conoscenza di tutto ciò – sottolineano ancora le Associazioni -, se non altro per gli incontri avuti in numerose occasioni con le nostre organizzazioni e con le persone con disabilità interessati. Più volte il presidente Rossi ha riconosciuto la fondatezza delle nostre istanze e si è impegnato pubblicamente ad affrontare queste criticità. Inoltre, a seguito delle nostre ripetute istanze, il 18 dicembre 2018, il Consiglio Regionale aveva approvato all’unanimità una Mozione che impegnava la Giunta Regionale a percorrere ogni strada possibile per trovare una soluzione per le oltre duecento persone disabili in lista di attesa. Ad oggi nessuno di tali impegni è stato mantenuto».
«Con tali comportamenti omissivi – conclude la nota -, la classe dirigente della Toscana sceglie di riportare le lancette della storia indietro di oltre cinquant’anni e di costringere i disabili alla reclusione in casa o in istituto». (S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: avitoscana@avitoscana.org.
Le organizzazioni firmatarie della nota congiunta di cui si parla nel presente testo:
° AVI Toscana (Associazione Vita Indipendente), Scandicci (Firenze)
° ATP (Associazione Toscana Paraplegici), Firenze
° Associazione Habilia, Firenze
° APA (AssociazioneParaplegici Aretini), Arezzo
° Associazione Vita Indipendente BVC (Bassa Val di Cecina)
° Centro Studi e Documentazione sull’Handicap, Pistoia
° AssociazioneParaplegici Siena ONLUS
° Associazione Rotelle Attive, Prato
° ASHa (Associazione Sportiva Handicappati), Pisa
° Associazione Sportiva Dilettantistica Disabili, Firenze