Risultati sorprendenti per quei percorsi di autonomia

«Avviare progetti di autonomia innesca cambiamenti anche inaspettati nelle persone con disabilità. Di fronte agli stimoli per l’indipendenza, abbiamo visto sviluppi sorprendenti e nuove possibilità si sono aperte anche per familiari e operatori»: lo dichiara la ricercatrice Angela Genova, tirando le somme di “Noi speriamo che ce la caviamo da soli…”, progetto biennale che ha costruito percorsi di graduale autonomia per persone con disabilità intellettiva o fisica, coinvolgendo tredici Associazioni di dodici diverse Regioni. Il 17 gennaio a Pesaro ne è in programma il convegno conclusivo
Momento di gita vissuto durante il progetto "Noi speriamo che ce la caviamo da soli..."
Uno dei momenti di gita vissuti durante il progetto “Noi speriamo che ce la caviamo da soli…”

Creare forme di autonomia e aggregazione per le persone con disabilità, in modo tale da stimolare nuove possibilità cognitive verso il raggiungimento di un maggiore distacco dalla famiglia e farlo unendo in una rete di collaborazioni e ascolto reciproco associazioni, operatori e parenti: è consistito sostanzialmente in questo Noi speriamo che ce la caviamo da soli…, progetto biennale seguito nei mesi scorsi anche dal nostro giornale, che ha coinvolto numerose persone con disabilità intellettiva e fisica e che nella mattinata del 17 gennaio vivrà il proprio convegno conclusivo, intitolato L’autonomia nel “durante noi”, nuovi percorsi, presso la Sala Metaurense del Palazzo della Prefettura di Pesaro.

La scelta della città marchigiana quale sede dell’incontro è segnatamente dovuta al fatto che l’organizzazione capofila del progetto – esteso su dodici Regioni italiane e sostenuto dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali – è stata l’AIAS di Pesaro-Urbino (Associazione Italiana Assistenza Spastici), che ha coordinato il lavoro di tredici Associazioni (se ne legga l’elenco nel box in calce), con il supporto tecnico del CSV Marche (Centro Servizi per il Volontariato).
«Grazie a questo progetto – racconta Franco Tonucci, presidente dell’AIAS di Pesaro-Urbino – quattro dei nostri ragazzi hanno avuto la possibilità di condividere spazi e momenti conviviali infrasettimanali, trascorrere weekend “lontano da casa” tra visite a musei, partite di bowling, gite ed eventi sportivi. Il beneficio per le famiglie e per i figli è pienamente positivo. Avanti tutta! L’autonomia è un diritto universale e un valore prezioso».

I risultati di Noi speriamo che ce la caviamo da soli… sono stati raccolti in un fascicolo di Linee Guida, che verrà presentato durante il convegno del 17 gennaio e che è stato voluto per replicare l’esperienza anche in altre parti d’Italia.
Di curare tale documento si è occupato un Comitato Scientifico coordinato da Angela Genova, ricercatrice dell’Università Carlo Bo di Urbino, che spiega: «Avviare progetti di autonomia innesca cambiamenti anche inaspettati nelle persone con disabilità. Di fronte agli stimoli per l’indipendenza, abbiamo visto sviluppi sorprendenti e nuove possibilità si sono aperte anche per familiari e operatori. È emersa la necessità di lavorare molto nella propria comunità territoriale, che non è sempre pronta ad includere le persone con disabilità coinvolte in percorsi d’indipendenza. Dal canto loro, i genitori hanno bisogno di continuità: sono pronti a delegare l’assistenza dei propri figli, purché in azioni continuative e strutturate».

«In generale – conclude Tonucci – ci sono cifre che parlano da sé: il progetto, infatti, ha riguardato 52 beneficiari, mentre altri 208 sono stati quelli che hanno partecipato al processo di indagine. 158, invece, sono stati i volontari coinvolti, insieme a 26 operatori. Piccoli gruppi hanno vissuto nel biennio forme d’indipendenza già nel “Durante Noi” dell’assistenza familiare, in prospettiva, quindi, del “Dopo di Noi”, quando quell’assistenza verrà meno. Hanno beneficiato in tal modo di miglioramenti graduali sul versante delle capacità di “cavarsela da soli”, grazie a esperienze abitative, laboratori, uscite e momenti socializzanti, capaci di portare nuovi stimoli neurali. Non solo, i familiari sono stati coinvolti in focus group, per formarsi assieme agli operatori alla dimensione del distacco e dell’autonomia nel modo più umano e consapevole possibile. Ed è forse proprio quest’ultimo uno degli aspetti più innovativi del progetto».

Insieme a Tonucci e Genova, interverranno al convegno di Pesaro Simone Bucchi, direttore della locale Fondazione Noi:Domani, Andrea Canevaro, Andrea Canevaro, professore emerito di Pedagogia Speciale all’Università di Bologna, uno dei “padri” dell’inclusione scolastica nel nostro Paese e Sabina Polidori, ricercatrice dell’INAPP (Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche, ex ISFOL). Coordinerà l’incontro Marzia Lorenzetti, presidente dell’ORDIAS Marche (Ordine Assistenti Sociali). (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: info@celacaviamodasoli.it; Ufficio Stampa (presso Area Comunicazione del CSV Marche), Marco Benedettelli, benedettelli@csv.marche.it.

Progetto Noi speriamo che ce la caviamo da soli…
Ente capofila:
AIAS di Pesaro.
Partner: Abitare Insieme, L’Aquila – Aladino, Terni – ANFFAS Cagliari (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale) – Casa di Solidarietà e Accoglienza, Barcellona Pozzo di Gotto (Messina) – Conca d’Oro, Bassano del Grappa (Vicenza); – CPD di Torino (Consulta per le Persone in Difficoltà) – Ecopark, San Vito al Torre (Udine) – Fuorigioco, Rivarolo Mantovano (Mantova) – GAD (Genitori e Amici dei Disabili), Modigliana (Forlì-Cesena) – Insieme, Pesaro – Insieme per i Disabili, Alessano (Lecce) – Semi di Pace,Tarquinia (Viteerbo).
Supporto tecnico: CSV Marche (Centro Servizi per il Volontariato).

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