«Com’è ben noto, il 27 gennaio di ogni anno si celebra il Giorno della Memoria, ricorrenza dedicata alle vittime dell’Olocausto. Una data non casuale: il 27 gennaio 1945, infatti, i soldati russi entrarono ad Auschwitz, scoprendo quell’orrore che gli storici chiamano “male assoluto”. C’è chi parla di 11 milioni di morti, alcuni si spingono fino a 17 milioni. Tanti furono gli ebrei, i dissidenti politici, i rom, gli omosessuali che perirono per la folle teoria della “razza pura”. Prima della “soluzione finale”, però, che portò alla morte milioni di persone, il regime nazista si “esercitò” sui disabili, ritenuti indegni di vivere, un peso economico per la società e un pericolo per la salvaguardia della popolazione “sana”. Un accanimento organizzato, iniziato nel 1939, chiuso ufficialmente due anni dopo, in realtà proseguito fino al termine del conflitto, segretamente e – se possibile – in modo ancora più crudele. Vennero uccise tra le 200.000 e le 300.000 persone affette da malattie ereditarie, tra loro moltissimi bambini. Un Olocausto parallelo tenuto seminascosto per quasi mezzo secolo, che soltanto negli ultimi anni è venuto alla luce, grazie soprattutto alle iniziative promosse in occasione del Giorno della Memoria».
Così Stefania Delendati aveva aperto, su queste stesse pagine, un suo esaustivo approfondimento, dedicato alla cosiddetta Aktion T4, ovvero allo sterminio di tantissime persone con disabilità durante il regime nazista.
E a questo crimine della Storia, in occasione dell’ormai imminente Giorno della Memoria, l’ANFFAS Varese (Associazione Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale) dedicherà nei prossimi giorni a Induno Olona la mostra fotografica intitolata Perché non accada mai più. Ricordiamo e la tavola rotonda La paura del diverso: riflessioni su intolleranza e dintorni, eventi organizzati in collaborazione con la Fondazione Renato Piatti, l’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) e il Comune di Induno Olona, oltreché con il Patrocinio della Comunità Montana del Piambello.
L’obiettivo, come sottolineano dall’ANFFAS di Varese, è segnatamente quello di «riflettere su come gli uomini possano ancora compiere gesti efferati nei confronti dei propri simili e come la memoria debba fungere da monito per far sì che questi eventi non debbano più accadere. I fatti della Storia e il rischio del loro ripetersi impongono infatti una presa di coscienza individuale e collettiva della responsabilità che si ha rispetto ai cambiamenti che stanno avvenendo nella nostra società. In particolare la tematica della discriminazione, su cui si sono costruiti i più efferati comportamenti umani, pare non essere superata come, ancora oggi, dimostrano i fatti di cronaca. Riflettere sulla discriminazione, sugli esempi che la Storia ci riporta e sul perché gli uomini non siano ancora riusciti a superare l’intolleranza verso il “diverso” è alla base delle due iniziative in programma».
Dapprima, dunque, sarà la volta della mostra fotografica, che verrà inaugurata nella mattinata di domani, 25 gennaio, presso la Sala Bergamaschi di Piazza Giovanni XXIII a Induno Olona (ore 11), nel corso di un evento che prevede anche una rappresentazione teatrale curata dal Liceo Artistico Frattini di Varese e musica dal vivo a cura di Federico Bonoldi (violino) e Andrea Gottardello (pianoforte).
L’esposizione sarà aperta al pubblico e visitabile liberamente fino al 2 febbraio (lunedì-venerdì, ore 14-16; sabato e domenica, ore 10-12).
Nella mattinata del 1° febbraio, quindi, presso la Sala Biblioteca di Induno Olona (Via Piffaretti, 12, ore 9.30-12), si terrà la tavola rotonda, cui parteciperanno Michele Imperiali, responsabile del Centro Studi e Formazione ANFFAS Varese-Fondazione Piatti, il ricercatore Enzo Laforgia ed Ester De Tomasi, presidente dell’ANPI Provinciale di Varese.
Anche in tale sede è prevista la rappresentazione teatrale del Liceo Frattini di Varese.
«L’invito a partecipare – dichiara Paolo Bano, presidente dell’ANFFAS di Varese – è stato rivolto a tutta la cittadinanza, con un occhio di riguardo ai giovani, confidando nella collaborazione delle scuole che mettono in cima dei loro programmi il rispetto dei Valori e dei Diritti Umani. Abbiamo coinvolto i ragazzi anche nella progettazione e nella realizzazione del materiale promozionale e della scenografia della mostra; alcuni eventi saranno vivacizzati dalla diretta partecipazione degli studenti e di giovani musicisti. ». (S.B.).
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Benedetta Frattini (benedetta.frattini@crispi77.it).
Superando e lo sterminio delle persone con disabilità
Accedendo all’ampia ricognizione storica intitolata Quel primo Olocausto, curata per il nostro giornale da Stefania Delendati, si può anche consultare (nella colonnina a destra del testo) il cospicuo elenco di testi da noi presentati in questi anni sullo sterminio delle persone con disabilità da parte del regime nazista. Sempre di Stefania Delendati suggeriamo anche la lettura del recente approfondimento L’Olocausto delle donne “non conformi” o “inutili”.