Come avevamo riferito la scorsa settimana, in sede di presentazione, oltre cinquecento atleti, provenienti da tutta Italia, sono arrivati in questi giorni a Sappada, località da poco entrata a far parte della Regione Friuli Venezia Giulia, per dare il meglio di sé nelle discipline dello sci alpino, dello sci nordico, della corsa con le racchette da neve e dello snowboard.
Sono i partecipanti ai XXXI Giochi Nazionali Invernali Special Olympics, il movimento internazionale dello sport praticato in centinaia di Paesi da persone con disabilità intellettiva, nato come programma “esclusivo”, ma che ha via via coinvolto un numero crescente di giovani senza disabilità, tanto da farlo ritenere senz’altro come un movimento sportivo e culturale “inclusivo”, aperto a tutti, anche a persone senza disabilità intellettive, che possono infatti partecipare ai vari eventi non solo come volontari, ma anche in qualità di “atleti partner”.
«Si tratta inoltre – sottolineano da Special Olympics – di un evento la cui grandezza risiede non soltanto nell’opportunità offerta alle persone con disabilità intellettiva di ogni età di mettere in luce le proprie capacità attraverso lo sport, ma anche in quella, rivolta alla comunità intera, di abbattere stereotipi e pregiudizi, che ancora troppo spesso persistono nella vita di tutti i giorni».
Testimonianza vivente del successo di questo Movimento è ad esempio la giovanissima Rebecca Maestroni, dodicenne impegnata a Sappada nello sci alpino, che ha già dato prova di grande determinazione e coraggio, così come i suoi genitori e le sue due sorelle, che hanno creduto fermamente nelle sue potenzialità.
«Dopo il momento buio della diagnosi di sindrome rara, al cromosoma 18 – raccontano gli stessi genitori – i primi ad essere curati siamo stati proprio noi e non Rebecca. Siamo stati infatti aiutati a capire che, come per ogni altro bambino, dovevamo rimboccarci le maniche e mettere Rebecca nella condizione di raggiungere il suo potenziale, qualunque esso fosse stato, pretendendo in realtà da lei più di quello che normalmente si chiede agli altri figli. Una volta compreso questo, non abbiamo fatto altro che darle tutti gli strumenti di cui aveva bisogno, a partire dallo sport».
«Mentre ogni atleta in gara è in sfida diretta con i propri limiti – sottolineano ancora da Special Olympics Italia -, chiunque abbia l’opportunità di ammirarlo ha a propria volta la possibilità di abbattere i suoi, diventando agente attivo di un cambiamento di prospettiva, una rivoluzione culturale a favore dell’inclusione. Ed è da sempre questo il traguardo più importante e ambizioso che il nostro Movimento si prefigge: quello culturale. Il valore della medaglia sul podio è importante per ciascun atleta, per questo viene sempre messo nelle condizioni di poter vincere a prescindere dal grado di abilità che possiede, ma certamente il suo valore va oltre il momento sportivo, per diffondersi sulla comunità intera».
E a tal proposito lo strumento privilegiato scelto da Special Olympics, per generare rispetto e inclusione, è lo Sport Unificato, come si accennava in precedenza. Anche in occasione di questi Giochi di Sappada, infatti, atleti con e senza disabilità intellettive hanno l’opportunità di gareggiare insieme, nelle stesse squadre, in particolare nella corsa con le racchette da neve e nello sci di fondo.
Da segnalare, in conclusione, che in occasione dell’evento e in parallelo alle gare, Special Olympics Italia offre agli atleti, per la prima volta nella stagione invernale, la possibilità di sottoporsi a screening gratuiti da parte di specialisti volontari altamente qualificati, podologi e nutrizionisti.
La festa di chiusura è in programma per la serata di domani, 7 febbraio, al Col dei Mughi di Sappada, mentre sempre domani, ma in mattinata, sono previste le ultime gare e le premiazioni. (S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Giampiero Casale (stampa@specialolympics.it).
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