«In Emilia Romagna per la sinistra era l’ultima ancora di salvezza. È stata fatta una mobilitazione degna dei tempi andati, si è vista in tv gente di più di 100 anni portata ai seggi, disabili accompagnati con i pulmini».
A dirlo è stato il Governatore della Regione Lombardia Attilio Fontana [se ne legga anche sulle nostre pagine, N.d.R.] e le sue parole, dopo l’esito delle elezioni regionali emiliano-romagnole, hanno fatto discutere gli addetti ai lavori e i cronisti politici, suscitando moltissime reazioni di associazioni, famiglie e persone con disabilità.
Sui social si sono scatenati commenti di ogni tipo, soprattutto di condanna per le frasi ritenute come minimo inopportune e di cattivo gusto. Ma ciò che hanno suscitato di più, in chi come il sottoscritto, ma non solo, si occupa da anni di persone con disabilità e dei loro diritti purtroppo troppo spesso calpestati in Italia, è stato un senso di amarezza misto a incredulità.
Emerge un senso di negatività, un’idea pregiudiziale nei confronti di chi per votare si reca al proprio seggio di riferimento accompagnato da qualcuno, molto spesso da un parente o da un volontario, su un mezzo di trasporto accessibile. Donne e uomini che da soli non potrebbero mai andare a votare, ma che vogliono esercitare nonostante tutto una piena libertà di voto.
Ebbene sì, nel 2020 si scopre che anche tante persone con disabilità sono accompagnate con i pulmini alle urne. Diverse organizzazioni hanno sottolineato che «per fortuna esistono servizi di questo tipo che possono garantire a tutti il diritto di voto».
A coloro che hanno criticato le dichiarazioni di Fontana, il Presidente della Regione Lombardia ha replicato: «Voler far passare le mie parole come un attacco agli elettori emiliano-romagnoli o, peggio ancora come un attacco addirittura ad anziani e disabili, è puerile e semplicemente spiega il livello di chi usa queste argomentazioni. Le mie dichiarazioni volevano solo rendere evidenti e spiegare la straordinaria mobilitazione messa in campo dalla macchina elettorale locale per non perdere il governo di quella Regione, divenuta come si è visto, contendibile. Lascio agli altri gli insulti e mi scuso se qualcuno si è sentito offeso».
Secondo molti attivisti che sostengono le persone con disabilità, le parole del presidente lombardo, invece, disconoscono le basi di un diritto costituzionale, anche in presenza di condizioni di vita molto difficili.
Semplicemente certe frasi sono considerate inappropriate ed evidenziano una forte mancanza di cultura democratica e di senso dell’inclusione sociale, a prescindere dalle posizioni politiche di ciascuno. Cosi come anche il diritto di scegliere di non andare a votare, ad esempio.
Senza entrare in discorsi di natura politica né tanto meno di parteggiare per determinati schieramenti partitici parlamentari, è doveroso sottolineare ancora una volta l’importanza dell’utilizzo di certe parole, evitando allusioni e frasi infelici. Sarebbe ora di finirla una volta per tutte di “essere mal interpretati”, in particolare sulla pelle delle persone con disabilità.
Il ragionamento di Fontana viene visto da attivisti, famiglie e associazioni come un certo retaggio di una mentalità sbagliata, sorpassata dallo sviluppo storico delle società moderne, che rischia di guardare al variegato e complesso mondo della disabilità con benevola compassione o pietismo, peraltro non richiesti. Sbagliatissimo.
Bisogna dare a qualsiasi cittadino gli stessi diritti, fornire gli stessi strumenti per emanciparsi ed essere protagonisti per una cittadinanza attiva davvero reale.
Nulla su di Noi, senza di Noi è il motto fondativo del movimento di lotta per le rivendicazioni dei diritti sociali e civili delle organizzazioni di persone con disabilità. Chiediamo a tutti i politici, di tutti gli schieramenti, di finirla di strumentalizzare certi temi. Vi esortiamo, invece, a migliorare concretamente la qualità di vita di migliaia di disabili gravi che vedono anno dopo anno tagliati fondi sociali, servizi scolastici e assistenza personale. Prima le persone!