«La sfida è ambiziosa per diverse ragioni: restituire autonomia e indipendenza a persone che vivono la segregazione in un territorio perché lì sono nate o sono state costrette a riparare dopo le diverse occupazioni israeliane di territori palestinesi e, in questo contesto, combattere la cultura pietistica e caritatevole che vede le persone con disabilità vittime di stereotipi, “ultimi tra gli ultimi”, perché segregati due volte. Ora gli ausili sono in navigazione e grazie alla collaborazione gratuita di Blu Logistics Italia, giungeranno al porto israeliano di Ashdod, dove l’ostacolo sarà lo sdoganamento e il trasporto a Gaza. L’ultima sfida sarà poi il passaggio delle tre frontiere di Erez. Auspichiamo che tutto funzioni, il supporto dell’UNDP, il Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite, è centrale in queste fasi. Qualora funzionasse tutto, siamo pronti alla mobilitazione per un secondo invio».
Ciò di cui parla Pietro Barbieri, presidente della Cooperativa Sociale Centro per L’Autonomia Michele Iacontino-CPA di Roma, è sostanzialmente un container da 33 metri cubi, letteralmente pieno di ausili, che partito dall’Italia, sta navigando in questi giorni alla volta di Gaza City in Palestina.
Si parla esattamente di 66 carrozzine per persone con disabilità in età pediatrica o adulta, elettriche e manuali, chiudibili e a telaio fisso, per la mobilità e per la doccia; 21 sistemi posturali, tra cuscini e schienali per ogni età; 13 deambulatori; 10 ausili per l’adattamento del bagno; 7 stabilizzatori e sistemi per i trasferimenti dalla carrozzina al letto, all’automobile ecc; 21 pezzi di materiali per l’adattamento delle funzioni delle mani; 53 ausili per le attività della vita quotidiana (piano di lavoro elevabile in altezza); 32 ausili tecnologici per facilitare la comunicazione; 60 pezzi di ricambio di carrozzine manuali ed elettriche, scooter e molto altro.
«Una vasta gamma di prodotti – sottolinea Barbieri – indispensabili per far provare e scegliere quello più adatto, modificandolo alle necessità delle persone con disabilità utenti del Centro per la Vita Indipendente di Gaza City».
Ecco quindi, svelata dallo stesso Presidente del Centro per l’Autonomia di Roma, la destinazione finale di quell’imponente carico: è il Centro per la Vita Indipendente di Gaza City, già denominato “Centro per l’Autonomia” in un nostro precedente testo, ove ne avevamo annunciato lo scorso anno la formale inaugurazione.
È stato un percorso fortemente innovativo, soprattutto alla luce della difficile realtà in cui sta operando, quello che ha portato alla nascita di tale struttura, realizzata sul modello del Centro per l’Autonomia di Roma, attivo sin dal 1997 e ispirato ai princìpi dei diritti umani, a partire da un’abilitazione delle persone con disabilità verso una vita concretamente indipendente, il più possibile autonoma e inclusiva, al di fuori, dunque, da una visione sanitarizzata o istituzionalizzata.
Ed è stato anche l’esito più tangibile di un percorso che ha finora portato ad ottenere altri positivi risultati, con progetti come We Work (“Noi lavoriamo”) e Let’s Start-up (“Iniziamo”), dei quali abbiamo già a suo tempo riferito.
In questo caso il progetto si chiama I-CAN (“Io posso”) ed è stato realizzato dall’organizzazione non governativa riminese EducAid, con il supporto economico dell’AICS (Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo) e la partnership della RIDS* (Rete Italiana Disabilità e Sviluppo) e della FISH (Federazione Italiana Superamento Handicap).
Ulteriori importanti realtà locali, italiane e internazionali, sono state inoltre coinvolte, quali la Società di Riabilitazione El Amal di Rafah in Palestina, l’SDF (Forum per lo Sviluppo Sociale), il già citato UNDP, la Camera di Commercio e dell’Industria di Gaza, il Dipartimento di Scienze dell’Educazione Giovanni Maria Bertin dell’Università di Bologna e naturalmente la Cooperativa Sociale Centro per L’Autonomia Michele Iacontino-CPA di Roma, presso la quale sono stati selezionati gli ausili da inviare a Gaza City e alla quale fanno riferimento i tre esperti multidisciplinari che hanno trasferito competenze e metodologie di lavoro agli operatori palestinesi, vale a dire Patrizia Sperlongano, assistente sociale e direttore operativo, Mauro Tavarnelli, fisioterapista e coordinatore e Rocco Pappaccogli, architetto e responsabile della progettazione accessibile.
A questo punto, dunque, non resta che incrociare le dita, sperando che tutto possa andare al meglio e di poterlo raccontare nei prossimi giorni ai Lettori. (Stefano Borgato)
*La RIDS (Rete Italiana Disabilità e Sviluppo) è un’alleanza strategica avviata nel 2011 da due organizzazioni non governative – l’AIFO (Associazione Italiana Amici di Raoul Follereau) e EducAid – insieme a due organizzazioni di persone con disabilità, quali DPI Italia (Disabled Peoples’ International) e la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), per occuparsi di cooperazione allo sviluppo delle persone con disabilità, in àmbito internazionale.
Ringraziamo Simona Consoni per la collaborazione.
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: s.consoni@centroperlautonomia.it (Simona Consoni).
Articoli Correlati
- Fermate questo massacro! «Gli sforzi di tanti cooperanti internazionali - scrive Giampiero Griffo, reduce qualche mese fa proprio da una serie di incontri di formazione con associazioni di persone con disabilità della Palestina…
- Indipendenza, Competenza, Inclusione, da diffondere in una realtà difficile Trasferire il modello del Centro per l’Autonomia di Roma in una realtà come quella della Striscia di Gaza, in Palestina, resa a dir poco complessa dal conflitto e dallo stigma…
- Bisogna partire da ciò che unisce. Sempre! «Bisogna partire da ciò che ci unisce, non da ciò che ci divide. E se fossero proprio la disabilità e la sofferenza ad unire?»: una preziosa riflessione di Maddalena Botta,…