La questione era già stata denunciata nei giorni scorsi con forza, sulle nostre pagine, da Viva la Vita (Associazione di familiari e malati di sclerosi laterale amiotrofica): centinaia di famiglie romane che hanno nel proprio nucleo una persona con disabilità gravissima sono state escluse dalle graduatorie prodotte dal Comune di Roma, che danno diritto all’Assegno di cura e contributo caregiver familiare per disabilità gravissima.
Si tratta esattamente di ottocento famiglie, come viene sottolineato dal Comitato Disabilità Municipio X di Roma, che a tal proposito ha lanciato la petizione nel web denominata 800 famiglie in graduatoria, ma fuori dal contributo caregiver!, già sottoscritta in poco tempo da quasi ottocento persone.
«La Deliberazione 32/19 della Giunta Comunale di Roma – spiegano dal Comitato – aveva stabilito che tutte le persone rientranti in graduatoria avessero diritto all’erogazione del contributo. Ora, invece, il sostegno economico verrà erogato esclusivamente a coloro che hanno ottenuto in graduatoria un determinato punteggio [superiore a 50, N.d.R.]. Si tratta di una decisione assurda e discriminatoria, perché penalizza tantissime persone che si ritrovano giornalmente a prendersi cura dei propri cari, con estrema fatica ed enormi sacrifici non solo economici».
A tal proposito riteniamo senz’altro opportuno riprendere due casi concreti segnalati dall’Associazione Viva la Vita e da noi riportati nei giorni scorsi, come quello di Paola il cui marito con la SLA (sclerosi laterale amiotrofica) è ammalato da tanti anni e totalmente dipendente dai macchinari. Anche il figlio, inoltre, ha una grave disabilità. «Nelle recenti graduatorie del Comune – ha spiegato – ci sono stati assegnati 48 punti (il limite per rientrare è 50), nonostante mio marito non riesca più nemmeno a comunicare. Si tratta, va ricordato, di un importo pari a 700 euro, a sostegno dei caregiver, per pagare un badante indispensabile per chi è affetto da questa patologia».
E anche la storia di Barbara, giovane ammalatasi di SLA subito dopo aver partorito il suo unico figlio. Anche a lei sono stati assegnati solo 48 punti, al di sotto, quindi, del limite per ricevere il contributo. «Si è ammalata nel 2012 – racconta la sorella Alessandra – ed è riuscita a mantenere il lavoro alle Poste per diversi anni, tra malattia e aspettative, finché si è dovuta necessariamente licenziare. Ad oggi ancora non percepisce la pensione di inabilità e il marito è stato licenziato da un’azienda privata perché non riusciva a conciliare il lavoro con l’assistere la moglie e badare al bambino piccolo. L’anno scorso, grazie al contributo, siamo riusciti a prendere una badante che non siamo più in grado di mantenere. Abbiamo capito dalle domande dell’assistente sociale che il marito, non lavorando, può sostenere la moglie e questo probabilmente ha tolto punti». (S.B.)
Ricordiamo ancora il link al quale è disponibile la petizione denominata 800 famiglie in graduatoria, ma fuori dal contributo caregiver!, lanciata dal Comitato Disabilità Municipio X di Roma. Per ulteriori informazioni: comitatodisabilitam10@gmail.com.