«Condanniamo per l’ennesima volta questi episodi di violenza verbale che trovano spazio in programmi televisivi di grande successo: chi non sceglie di condannare i termini dispregiativi associati alle persone con sindrome di Down offende in modo inaccettabile le persone con disabilità e le loro famiglie. I media dovrebbero essere nostri alleati nel fare cultura dell’accoglienza e del rispetto di tutte le diversità, invece che alimentare pregiudizi e ignorare queste forme di discriminazione»: è quanto leggiamo in una nota diffusa dal CoorDown (Coordinamento Nazionale Associazioni delle Persone con Sindrome di Down), a proposito delle nuove parole discriminatorie rimbalzate in questi giorni in televisione, «frasi che utilizzano le parole “Down” e “mongoloide” – sottolineano dal Coordinamento – come insulto o scherzo su cui fare della comicità».
Il riferimento è segnatamente alla diretta del programma di Canale 5 Grande Fratello Vip del 28 febbraio scorso, durante la quale una delle concorrenti ha esclamato «Sei un Down!”» verso un altro partecipante della casa che l’aveva spaventata. Un termine, quindi, ancora una volta, usato per offendere.
Ma non solo, nella puntata, infatti, del 12 febbraio scorso del programma di Nove L’Assedio, condotto da Daria Bignardi, l’intervistata Amanda Lear ha esclamato «Sono una mongoloide!» per fare una battuta comica, scatenando le risate del pubblico e l’imbarazzo della conduttrice che non è intervenuta.
«Siamo stanchi – commenta Antonella Falugiani, presidente del CoorDown – di dover reagire di nuovo al linguaggio violento e all’ignoranza in TV. Non è possibile però tacere, bisogna condannare fermamente ogni episodio. Perché non si tratta solo di programmi che hanno fatto dell’esagerazione e della volgarità la loro cifra, come il Grande Fratello Vip, ma questa volta accade anche in un contenitore televisivo che dovrebbe fare informazione e cultura. Un fatto ancora più grave. Chiediamo che si affermi il massimo rispetto per le persone con sindrome di Down».
Non è purtroppo la prima volta, e temiamo non sarà nemmeno l’ultima, che «Superando.it» deve riprendere questo tipo di denunce, tanto da far dubitare della loro stessa utilità. Ma come sottolinea la Presidente del CoorDown, anche noi riteniamo che non si possa tacere e quindi continueremo a nostra volta a segnalare ogni episodio del genere. (S.B.)
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