Altro che “tre moschettieri”! Li definirei piuttosto i “tre cavalieri dell’Apocalisse” (ma sono quattro: Pestilenza, Morte, Guerra e Carestia), che poi lo scrittore e filantropo francese Domninque Lapierre dice essere in realtà cinque, mettendoci di suo la Paura.
La Paura è la peggior nemica, in particolare della persona con disabilità gravissima e del suo caregiver, specie se anziano.
Questo preambolo erudito serve ad introdurre le conseguenze di notizie false, errata comunicazione e confusione istituzionale, nonché disdicevoli battibecchi tra eminenti luminari di discipline biomediche.
Amici avvocati mi hanno fraternamente invitato a non scrivere nulla sull’argomento, paventando un TSO a livello psichiatrico nei miei confronti, tanto più che sovente mi sono autodiagnosticato un “mild cognitive impairment” (“disturbo cognitivo lieve”), che non è poi degenerato in Alzheimer solo perché ero così fin da giovane… Ma veniamo alle cose serie.
Cosa vogliamo farne del caregiver, categoria benemerita alla quale mi onoro di appartenere, e del suo assistito gravemente non autosufficiente? Vogliamo murarli vivi in casa e poi dare fuoco alla medesima, come pare facessero nel Trecento con chi era in sospetto di peste nera? Oppure eliminarli per fame, togliendo loro la possibilità di uscire di casa per andare a fare la spesa alimentare e contemporaneamente tagliando i servizi sociali che talvolta li assistono? E se per caso si ammalano di qualcos’altro che non sia il Covid-19, li facciamo curare per telefono?
Se servisse, Dio non voglia, un ricovero, verranno rifiutati da tutti i reparti di rianimazione, cure intensive e medicina d’urgenza d’Italia perché tutti i posti letto sono occupati e le loro probabilità di sopravvivenza sono già di per sé assai basse. Nel caso poi saltassero fuori uno o due posti liberi (ricordate i vari progetti di “rianimazione aperta” assai di modo un po’ di anni fa, ovvero la possibilità per il familiare di co-assistere il disabile grave anche a rianimazione?), i due miserelli potrebbero incorrere in infezioni ospedaliere tipo la klebsiella pneumoniae, sin troppo spesso resistenti a diversi antibiotici e che di solito non perdonano l’ardire di vivere ancora.
Una possibilità di salvezza ci sarebbe, qualora il caregiver e/o il suo assistito necessitante di “more intensive support”, ovvero di “maggior supporto intensivo”, fossero proprietari di una clinica privata di lusso al Polo Sud o a Pitcairn, isola del Pacifico, ove il virus avrebbe una certa difficoltà a raggiungerli.
Sebbene a prima vista si direbbero parto di una fantasia malata, le ipotesi delineate non sono poi così fantascientifiche, almeno nei timori che suscitano in chi assiste a duelli televisivi tra eminenti virologi ed infettivologi che affermano con candore tesi semplicemente opposte sulla pericolosità del virus, politici al top accampati nei padiglioni della Protezione Civile e che scordano di avvisarci che non si tratta di un terremoto o di un’inondazione, dibattiti televisivi ove vince il premio il presentatore che riesce a far parlare assieme tutti i propri ospiti, auspicando, al contempo, maggiore chiarezza nell’informazione…
Poco più di cinquant’anni fa – ecco il vantaggio di essere vecchi – gli studenti dell’Università parigina di Nanterre, capeggiati da Cohn-Bendit “il Rosso”, proclamarono “l’immaginazione al potere”. Furono davvero dei profeti!