«Provvedimenti urgenti a sostegno del mondo della disabilità nell’àmbito dell’emergenza sanitaria legata al coronavirus che sta interessando anche il Friuli Venezia Giulia»: a chiederlo è stato Mario Brancati, presidente della Consulta Regionale delle Associazioni delle Persone con Disabilità e delle loro Famiglie del Friuli Venezia Giulia, tramite una lettera inviata alla Regione, all’Ufficio Scolastico Regionale e all’ANCI Friuli Venezia Giulia (Associazione Nazionale Comuni Italiani).
Rendendosi portatore delle segnalazioni arrivate alla Consulta dalle Associazioni aderenti, oltreché direttamente dalle famiglie di bambini e ragazzi con disabilità, Brancati ha chiesto innanzitutto «di prevedere provvedimenti eccezionali legati alla sospensione della didattica nelle scuole di ogni ordine e grado, facendo entrare gli insegnanti di sostegno nelle case delle famiglie, ma anche permettendo agli Enti Locali e alle Istituzioni competenti di attivare presso il domicilio dei bambini e dei ragazzi con disabilità tutti i servizi normalmente erogati a scuola o nelle attività pomeridiane, con l’ausilio degli educatori, degli assistenti all’autonomia e alla comunicazione o all’assistenza igienico personale».
«Nel confermare la nostra massima disponibilità a collaborare con le Istituzioni – ha scritto il Presidente della Consulta – vogliamo sottolineare la particolare fragilità, in questo momento, di bambini e ragazzi con disabilità, che hanno maggiori difficoltà ad utilizzare sistemi come il registro elettronico o piattaforme interne per la didattica a distanza, ma al tempo stesso hanno la necessità di mantenere per quanto possibile una continuità di rapporto con le figure educative ed assistenziali di riferimento. Il tutto anche per consentire alle famiglie di poter continuare ad usufruire dei servizi di sostegno normalmente erogati».
Rivolgendosi quindi con un’ulteriore lettera diretta a Riccardo Riccardi, assessore del Friuli Venezia Giulia alla Salute, alle Politiche Sociali e alla Disabilità, Brancati ha chiesto «soluzioni urgenti da adottare in caso del possibile inasprirsi dell’emergenza». In particolare, «oltre a prevedere appunto prestazioni domiciliari in sostituzione o in affiancamento a quelle dei Centri Diurni che, eventualmente, dovesse essere necessario chiudere, a causa del diffondersi dell’epidemia, in caso di emergenza nelle strutture residenziali per persone con disabilità, chiediamo di predisporre specifici protocolli e procedure per affrontare i casi di contagio all’interno di queste strutture, cercando di gestirli, ove possibile, senza la necessità di ricovero in strutture sanitarie esterne».
E da ultima, ma non ultima, è stata avanzata anche la richiesta «di approntare specifiche indicazioni e protocolli per gestire situazioni che necessitino di ricovero in strutture sanitarie esterne, in reparti di terapia intensiva e pre-intensiva, specie per persone con disabilità non collaboranti». (S.B.)
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