Credo che il recente episodio accaduto alla trasmissione di Canale 5 Grande Fratello Vip del 3 marzo scorso [se ne legga già anche sulle nostre pagine, N.d.R.], dovrebbe fare ulteriormente riflettere sull’opportunità di trasmettere certi programmi televisivi.
Sono ormai molti anni che i canali TV continuano a propinare i cosiddetti “reality show”, alcuni dei quali possono anche essere interessanti, mentre tanti altri potrebbero benissimo essere soppressi.
Mi sono chiesta spesso a chi o a cosa servono questi programmi, se non a certi personaggi in cerca di un momento di notorietà facile e gratuita, o agli inserzionisti pubblicitari, che spendono fior di quattrini per far vendere un prodotto.
Tornando alla puntata del 3 marzo di Grande Fratello Vip, a un certo punto una delle partecipanti ha insultato un altro concorrente, che le aveva fatto uno scherzo, con un epiteto riguardante le persone con disabilità. Si è trattato di Asia Valente, che ha dato del “Down” a Sossio Aruta, provocando l’indignazione di molti telespettatori e anche una petizione lanciata da Iacopo Melio, fondatore e presidente dell’Associazione Vorreiprendereiltreno. Nulla però è servito: la ragazza, infatti, ha semplicemente chiesto scusa all’insultato – si badi, non alla categoria! – e tutto è finito lì, senza neanche una punizione o sanzione, consentendole di continuare tranquillamente a restare nella casa che è al centro del programma.
Questo episodio fa capire molto bene come ci sia ancora tanta insensibilità su certe fasce della popolazione, nonostante decenni di battaglie sociali da parte di famiglie e associazioni, per ottenere diritti e rispetto. E la dice lunga sul modo di pensare e comportarsi di certi giovani, e non solo, i quali credono che basti avere fama e denaro, apparendo in televisione, al cinema o sui giornali, per avere tutto, infischiandosene dell’educazione e del rispetto.
La cosa peggiore, comunque, è la politica del “lasciar correre”, del non voler prendere una qualche forma di dissenso o esecrazione su certi atteggiamenti e discorsi troppo “disinvolti”.
Lungi dal fare i moralisti, ma quale esempio possono dare queste trasmissioni deculturali? Nel caso specifico, il messaggio è quello di una totale libertà, di costumi e di linguaggio, facendo a gara a chi insulta e offende di più. Viene il sospetto, forse fondato, che tutto sia già deciso, preconfezionato e costruito a tavolino, per fare audience e fare alzare lo share. Senza contare il “modus vivendi” che questi personaggi fanno vedere, cioè divertimenti, giochi, amori più o meno liberi, gelosie e invidie, tutto a spese altrui e magari guadagnandoci in fama e soldi.
Ci sarebbe ancora molto da dire in proposito, ma mi limiterò a una considerazione. Certi programmi televisivi non apportano alcun sostegno culturale, anzi il più delle volte insegnano la maleducazione, la prepotenza e la sopraffazione, e non è di questo che si ha bisogno, soprattutto i giovani. Perciò, in barba agli indici d’ascolto, seguiamo il consiglio di Maurizio Costanzo, che commenta così Grande Fratello Vip: «Chiudetelo! Non intrattiene, non rilassa, non fa pensare. Diventa teatro per comportamenti che rischiano di dare un pessimo esempio. Chiudiamo il programma, così risolviamo il problema una volta per tutte!».