In questi giorni difficili sono tante le persone che continuano a svolgere il proprio lavoro di assistenza e cura delle persone con disabilità con lo stesso impegno di prima, affrontando i disagi, le fatiche e le ansie del tempo presente. A loro deve andare un ringraziamento e il sostegno da parte di tutti noi e di tutta la società nel suo complesso. Giungono purtroppo al nostro Centro Antidiscriminazione Franco Bomprezzi anche segnalazioni di assistenti familiari e di operatori sociosanitari che si sottraggono al dovere di prestare il proprio lavoro di cura per paura di essere contagiati. Atteggiamenti comprensibili e anche doverosi, visti i Decreti che si sono succeduti in questi ultimi dieci giorni, che hanno determinato la chiusura, oltre che dei servizi commerciali, anche di tutti i servizi socio-assistenziali e sociosanitari, non solo per difendere la comunità tutta, e in particolare le persone più fragili, dal pericolo di un contagio altrimenti incontenibile.
In questo contesto di emergenza nazionale, la tutela delle persone con disabilità, mission della nostra organizzazione, impone ancora più attenzione, perché spesso le persone con disabilità possono essere più esposte dal punto di vista della salute fisica e mentale: in alcuni casi con forti difficoltà nella capacità di tutelarsi rispetto al rischio del contagio. Un’attenzione che deve riguardare anche e soprattutto per le persone con disabilità adulte che vivono insieme a genitori, anche molto anziani, ugualmente da salvaguardare.
La fiducia nella capacità degli Enti Pubblici e degli Enti Gestori, che hanno tenuto aperti i servizi fino a pochi giorni fa, quando già da settimane il pericolo del contagio era emerso con forza, in questo difficile frangente è rimasta intatta. Facciamo nostre anche tutte le richieste e le istanze dei lavoratori dell’assistenza che chiedono, e giustamente pretendono, di poter disporre di tutti i dispositivi necessari a svolgere i propri compiti in massima sicurezza. Sicurezza che deve essere garantita a loro e, permetteteci, ancora di più alle persone con disabilità, che spesso, proprio in virtù delle loro condizioni di salute devono assolutamente evitare di contrarre il Covid-19.
L’interpretazione del Decreto Legge 18/20, cosiddetto “Cura Italia”, rispetto alle segnalazioni giunte da parte delle persone con disabilità e delle loro Associazioni, ci porta a sottolineare che l’assistenza a volte può essere necessaria per evitare alla persona con disabilità e alla sua famiglia un grave danno alla salute fisica come a quella mentale. È per questo motivo che diviene indispensabile ed essenziale trovare un punto di equilibrio: contemperare cioè l’esigenza pubblica di contenimento del virus e la tutela della salute fisica e mentale delle persone con disabilità e delle loro famiglie.
Per altro, nonostante la legittima e indispensabile chiusura in tutta Italia dei servizi per le persone con disabilità, così come stabilita dall’articolo 47 del Decreto “Cura Italia”, Comuni ed Enti Gestori rimangono ancora titolari e responsabili del diritto alla presa in carico della persona con disabilità, così come sancito dall’articolo 14 della Legge 328/00. In sostanza, risulterebbero ingiustificabili e illegittimi i comportamenti di quei Comuni ed Enti Gestori che si rifiutassero di prestare l’assistenza necessaria, seppur modificata nella sua attuazione pratica, ai loro cittadini e in particolare alle persone in carico al servizio.
In questa situazione, infatti, a tutte le persone con disabilità, e in particolare a quelle che richiedono un forte sostegno, devono essere comunque garantiti tutti i servizi e tutte le prestazioni essenziali per poter vivere e vivere in modo dignitoso, a casa propria, esattamente come il resto della popolazione. È necessario, quindi, trovare un criterio guida per mettere in atto, in modo consapevole e costruttivo, quanto stabilito dall’articolo 48 del Decreto Legge 18/20, che stabilisce che le Pubbliche Amministrazioni forniscano – tenuto conto del personale disponibile, già impiegato in tali servizi, anche se dipendente da soggetti che operano in convenzione, concessione o appalto – prestazioni in forme individuali domiciliari o a distanza o resi nel rispetto delle direttive sanitarie negli stessi luoghi ove si svolgono normalmente i servizi senza ricreare aggregazione. Tali servizi si possono svolgere secondo priorità individuate dall’Amministrazione competente, tramite coprogettazioni con gli Enti Gestori. Il punto di partenza e di approdo rimane come sempre il progetto individuale, non come mero documento, ma come analisi dei bisogni delle persone con disabilità, eventualmente espressi anche tramite le loro famiglie. Occorre quindi che assistenti sociali dei Comuni e responsabili degli Enti Gestori di servizi accreditati valutino ogni singolo caso nello specifico, per comprendere quali siano le effettive esigenze della persona: esigenze che possono essere oggettive (come ad esempio l’assistenza igienica) oppure meno riconoscibili, ma in alcuni casi altrettanto importanti, come ad esempio una breve passeggiata fuori casa, effettuata con tutte le protezioni opportune, che potrebbe risultare necessaria per la tenuta di equilibri familiari molto precari.
In altre parole è chiaro che le forme individuali domiciliari o a distanza devono essere fortemente personalizzate e costruite in risposta non solo alla necessità di tutela fisica e soddisfacimento delle esigenze primarie, ma anche congegnate per quella parte di persone con disabilità intellettiva e/o psichica, che rischiano di subire conseguenze negative, anche maggiori del contagio, da questo stato di emergenza comunitario.
In pratica, seppure l’articolo 47 del Decreto 18/20 stabilisca la chiusura dei servizi a tutela della sicurezza di tutti, è pur vero che il successivo articolo 48 tende a salvaguardare il diritto delle persone che usufruivano di quei servizi alla tutela della loro salute fisica e mentale. Riteniamo opportuno, quindi, sottolineare che gli operatori e i responsabili dei loro Enti sono chiamati a continuare con il massimo impegno e la massima responsabilità il loro lavoro di assistenza e di cura, non avallando alcun tipo di comportamento rinunciatario. È necessario, pertanto, che si adottino tutte le misure indispensabili per tutelare la salute degli stessi operatori e della persona fragile, e della sua famiglia, utilizzando la fantasia propria e di quella degli Enti Gestori, oltreché di quella della famiglia, per individuare accorgimenti e anche interventi, in presenza ma anche a distanza, che permettano di trovare l’equilibrio necessario alla prosecuzione della vita di tutti e delle persone con disabilità su base di uguaglianza con gli altri. L’assistenza e la cura delle persone con disabilità non sono infatti attività che si possano sospendere, in attesa di tempi migliori. Ne va della vita e della dignità di migliaia di persone e del grado di civiltà della nostra società. Un equilibrio che serve a tutti, alle persone con disabilità, alle loro famiglie, agli operatori, ma anche e soprattutto alla comunità intera di oggi e soprattutto domani.
In questi giorni, seguendo l’invito e l’indicazione del Presidente e del Consiglio Direttivo della nostra Federazione, stiamo facendo il possibile per continuare a lavorare e, in particolare, per continuare a rispondere alle richieste che ci vengono rivolte da persone con disabilità e Associazioni, in merito alle norme relative alla gestione dell’emergenza Covid-19 e per valutare come intervenire a supporto delle situazioni maggiormente problematiche.
Allo scopo di favorire la conoscenza e la consapevolezza su questi temi, abbiamo reso disponibili anche due documenti, il primo più sintetico e di carattere divulgativo, il secondo con analisi di maggior dettaglio, entrambi frutto dell’analisi del nostro Centro Antidiscriminazione Franco Bomprezzi sui passaggi di interesse per le persone con disabilità del Decreto cosiddetto “Cura Italia” [i due documenti sono disponibili a questo e a questo link, N.d.R.]. E in ogni caso invitiamo tutti a condividere i dubbi che ancora rimanessero e a segnalarci le situazioni problematiche, per valutare insieme i possibili spazi di intervento (info@ledha.it). Chiediamo inoltre di segnalarci anche le buone notizie, ovvero le modalità con cui Associazioni, Comuni e altri Enti del Terzo Settore si stanno attivando in questi giorni per rispondere alle esigenze e ai diritti delle persone con disabilità. Cercheremo di parlare anche di questo.
Informiamo infine che lunedì 16 abbiamo inviato alla Regione Lombardia un’ulteriore richiesta di rinvio dell’applicazione del nuovo Piano Regionale per la Non Autosufficienza, da noi sottoscritta, insieme ad altre undici organizzazioni coinvolte nel tema. (Giovanni Merlo – direttore della Federazione LEDHA)
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