Agro Nocerino Sarnese: spesa sospesa per le famiglie con autismo meno abbienti

«Dare una mano il più possibile a famiglie che in questo momento non solo devono affrontare l’autismo dei propri figli, ma anche il lato economico, in quanto molte di loro non lavorano più e/o hanno difficoltà a poter acquistare beni di prima necessità»: con questo intento, la Cooperativa Sociale campana Autismo e ABA ha lanciato sul territorio dell’Agro Nocerino Sarnese “La spesa sospesa”, campagna di solidarietà per aiutare appunto le famiglie con autismo meno abbienti

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Tante iniziative, per stare accanto a chi non vede

La spesa al domicilio, tante notizie al telefono e in rete, nonché le voci amiche per non sentirsi soli: è con queste iniziative che l’UICI di Torino (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti) garantisce sostegno a distanza alle persone con disabilità visiva che ad essa fanno riferimento, grazie anche al contributo dei propri Enti collegati, quali l’IRIFOR (Istituto per la Ricerca, la Formazione e la Riabilitazione) e l’UNIVOC (Unione Nazionale Italiana Volontari pro Ciechi)

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Sacrificando le persone più fragili, sacrifichiamo la dignità di tutti noi

Insieme al Forum del Terzo Settore Lombardia, all’UNEBA Lombardia e all’Alleanza Cooperative Italiane-Welfare Lombardia, la Federazione LEDHA – componente lombarda della FISH – ha inviato una lettera aperta alle Istituzioni della propria Regione e a quelle Nazionali, sottoscritta da numerose altre organizzazioni, per denunciare la drammatica situazione che stanno vivendo le persone con disabilità e fragilità, soprattutto anziane, ma non solo. «Sacrificando le vite delle persone più fragili – vi si scrive tra l’altro – stiamo sacrificando anche la nostra dignità, la dignità di ognuno di noi»

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Nastri blu proprio no, grazie!

Non solo insulti e intimidazioni, da parte di chi non capisce la necessità di uscire da casa da parte delle persone con autismo o altre disabilità intellettive, per preservarne la salute mentale, ma anche la proposta, circolata sui social, di evidenziarne la condizione con un nastro blu. «La respingiamo e la condanniamo – scrivono alcune Associazioni del territorio di Roma – perché esporrebbe i nostri figli ad un’ulteriore discriminazione. Pensare di assegnare loro un simbolo di riconoscimento ci sembra non solo fuori luogo, ma riporta alla mente altre e più gravi forme di identificazione»

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L’istituzionalizzazione delle persone con disabilità e l’emergenza che viviamo

«L’esperienza dell’attuale emergenza coronavirus – scrive Giampiero Griffo – lo conferma ulteriormente: non si possono più accettare le forme di welfare oggi prevalenti nei Paesi industrializzati e in particolare vanno progressivamente bandite le pratiche segregative, che cancellano la cittadinanza delle persone con disabilità, che ne sviliscono capacità e potenzialità, che le riducono a numeri su cui esigere rette e finanziamenti. Le persone con disabilità, infatti, devono godere degli stessi diritti e opportunità di tutti gli altri ed essere realmente protette nelle situazioni di emergenza»

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La disabilità non può essere una questione privata

«Che strano – scrive Stefano Onnis -: anche in questo caso, in questo straniante momento, il virus dell’empatia con i disabili intellettivi e con i loro familiari non attacca. Ci sono in giro, evidentemente, delle formidabili mascherine con filtri culturali di ultima generazione. Ma fino a quando non diventerà culturalmente scandaloso il fatto di negare i diritti a una persona con disabilità, non ci sarà mai una questione pubblica da condividere e per cui indignarsi»

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Le persone con disabilità e la scarsità di risorse mediche

«Se il passaggio da una medicina basata sulla salute del singolo paziente – scrive Nicola Panocchia – a una basata sulla salute della comunità è inteso come sacrificabilità dell’interesse del singolo (salute, vita), questa è una strada pericolosissima, che può portare a derive già ben conosciute e allo sgretolamento del tessuto sociale. Ma privilegiare la salute di un’intera comunità può essere inteso anche come strumento per tutelare le persone più fragili “incluse” all’interno di tale comunità. E questo si può fare solo se la comunità sente e vive queste persone come membri a pieno titolo»

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Il Terzo Settore c’è, ma servono misure appropriate

«L’impegno a cui ci chiama il Governo a nome di tutti gli italiani non è mai mancato da quando è cominciata la crisi – sottolinea Claudia Fiaschi, portavoce del Forum Nazionale del Terzo Settore, commentando le parole del presidente del Consiglio, pronunciate durante la conferenza stampa del 28 marzo – e siamo pronti ad intensificarlo. Tuttavia, per essere davvero utili ed efficaci, ci aspettiamo da Governo e Parlamento misure appropriate alla gravità della situazione, a partire dall’indispensabile dotazione, per volontari e operatori, dei dispositivi di protezione individuali»

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La nostra vita in casa famiglia, tra fragilità e riscoperte

«Rinchiusi da circa un mese in questa casa famiglia – scrivono gli ospiti di Casa Domani a Genova -, noi persone con disabilità fisica cerchiamo di riempire le giornate, ognuno secondo i propri diversi interessi. Questa situazione ci fa capire quanto sia fragile la nostra esistenza, ma forse ci permette anche di non dare più per scontate molte cose, come la libertà di uscire e di incontrare gente e amici. Forse, quando questa emergenza finirà, non sarà più tutto come prima. Forse saremo più solidali, più attenti ai bisogni dell’altro, meno concentrati su noi stessi. O forse no? Chissà»

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Ciò che significa la vera libertà

«Oggi – scrive Romeo Tarone – tutti gli italiani si sono privati della loro libertà, delle loro abitudini, della loro vita. Oggi in tanti possono cominciare a comprendere cosa sia la vera libertà, cosa significhi privarsi delle proprie attività quotidiane, del proprio stesso essere. E forse oggi si può anche provare a capire di più parole come “barriere architettoniche”, barriere che limitano moltissimo la vita delle persone con disabilità, persone quasi sempre prive di solidarietà sociale. Certo, tutto andrà bene, ma quando finirà, nessuno dimentichi cosa significa essere liberi di muoversi»

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