Siamo molto preoccupati per la situazione delle persone con disabilità che vivono segregate negli istituti residenziali d’Europa, circa un milione di persone più vulnerabili che mai, che stanno affrontando un aumentato rischio di infezione da coronavirus, oltreché abusi fisici e psicologici dovuti all’isolamento, all’incuria e persino all’abbandono.
I pericoli che devono affrontare tutte queste persone comprendono:
° La mancanza di dispositivi di protezione individuale per le persone con disabilità e per il personale, ciò che comporta un rischio maggiore di infezione per tutti. Il pericolo, inoltre, è aggravato dalla vita comune tipica degli istituti.
° La mancanza di cure per residenti lasciati incustoditi a causa della carenza di personale: quest’ultimo, infatti, non può lavorare poiché è infetto, in quarantena oppure per la paura di essere contagiato.
° Le misure forzate di contenimento farmacologico e fisico “spacciate” per misure preventive.
° Il confinamento forzato che porta alla mancanza di contatto con il mondo esterno (famiglia, amici e altri).
I rapporti resi pubblici in questi giorni mostrano che ciò sta già accadendo in diversi Paesi:
In Grecia, le Unità Psichiatriche stanno bloccando le persone nelle loro stanze, oltreché privandole dell’accesso ai telefoni cellulari e a internet. Inoltre, Il contatto con la famiglia o gli amici è spesso proibito o dev’essere effettuato tramite un solo telefono, il che aumenta le possibilità di trasmissione di coronavirus. E ancora, tali strutture stanno affrontando la carenza di personale dovuta a molti lavoratori che non si presentano per paura di essere contagiati.
In Italia settanta persone sono state infettate in un istituto per persone con disabilità intellettive. I dirigenti hanno ammesso che i residenti e il personale mancavano di dispositivi di protezione individuale [si parla dell’Oasi Maria Santissima di Troina, in provincia di Enna, della quale ci siamo già ampiamente occupati anche sulle nostre pagine, N.d.R.].
In Polonia, 52 residenti (su 67) e 8 dipendenti (su 14) sono stati infettati in un istituto residenziale.
In Spagna, la stampa ha riportato diversi di questi casi, tra cui quello riguardante quarantatré decessi in una casa di riposo e almeno dodici casi sospetti in un istituto di Granada. Vi sono anche segnalazioni di servizi di assistenza e supporto che hanno un disperato bisogno di maschere, guanti e abiti: a tal proposito stanno ricorrendo a “soluzioni fatte in casa”, utilizzando persino le attrezzature per microonde nella speranza di poterle sterilizzare.
In Germania, le istituzioni residenziali affrontano una grave mancanza di dispositivi di protezione individuale e di finanziamenti per sostenere le loro misure preventive.
Siamo inoltre estremamente preoccupati per l’interruzione dei servizi territoriali in alcuni Paesi.
Per tutto ciò, chiediamo alle Autorità dei vari Paesi di:
° Fare ogni possibile sforzo per chiudere gli istituti residenziali e psichiatrici e fornire soluzioni di vita nella comunità.
° Verificare e garantire che i residenti degli istituti non vengano maltrattati e trascurati e che l’isolamento forzato, il contenimento fisico e farmacologico forzato non siano utilizzati o intensificati durante questa crisi.
° Garantire che le persone con disabilità possano ancora contattare le loro famiglie e supportare la rete al di fuori della struttura, Che possano farlo, inoltre, in situazione di privacy e attraverso i propri dispositivi di comunicazione.
° Introdurre test diffusi e misure preventive più rigorose per gruppi di persone con disabilità che sono più suscettibili alle infezioni, compresi quelli che vivono negli istituti. Queste misure dovrebbero estendersi alla loro rete di supporto.
° Garantire che le persone con disabilità negli istituti residenziali abbiano pari accesso alle cure.
° Designare i fornitori di servizi di assistenza e supporto – includendo l’assistenza, gli operatori e gli assistenti personali – come “lavoratori chiave” che dovrebbero continuare a operare e a ricevere i dispositivi di protezione individuale e le istruzioni necessarie per ridurre al minimo l’esposizione e la diffusione dell’infezione, nonché essere sottoposti a test preventivi per il virus. I lavoratori stessi, inoltre, dovrebbero essere autorizzati a viaggiare da e verso il luogo di lavoro e avere diritto al sostegno concesso ad altri operatori chiave, come l’assistenza per la prole e l’ammissione alla scuola a distanza.
° Fornire urgentemente kit di protezione personale agli operatori e alle persone con disabilità che vivono in istituti residenziali, nonché a coloro che forniscono assistenza domiciliare.
° Garantire che gli istituti e i servizi residenziali dispongano dei prodotti necessari ad adottare rigorose misure di igiene e prevenzione. Queste forniture dovrebbero anche essere disponibili per i residenti e in formati accessibili a tutti.
° Le Agenzie che forniscono assistenza e supporto per la disabilità devono sviluppare piani di continuità, per affrontare quelle situazioni in cui il numero del personale disponibile possa essere ridotto. Ciò include la semplificazione degli ostacoli burocratici alle assunzioni, mantenendo al contempo misure di protezione, come i controlli sul pregresso.
° Investire in servizi di supporto e assicurarsi che possano far fronte all’aumento dei costi associati a questa crisi, compresi medicinali, materiali protettivi e straordinari del personale, in modo inclusivo per tutti nella popolazione colpita.
° Effettuare visite e monitorare attentamente le attività delle strutture di assistenza residenziale per garantire che coloro i quali vi vivono non vengano abbandonati o messi in pericolo da carenze e assenze del personale. I residenti stessi, inoltre, dovrebbero avere accesso alle informazioni sui loro diritti, oltreché mezzi per denunciare eventuali violazioni.
° L’Unione Europea dovrebbe fornire ai Paesi Membri mancanti di kit di protezione personale gli strumenti e i materiali necessari per evitare il contagio. Questa attrezzatura dovrebbe essere prioritaria per i dipendenti in prima linea, incluso il personale che supporta le persone con disabilità.
Ringraziamo per la collaborazione Luisella Bosisio Fazzi.