Inutile negarlo: il Covid-19 ha stravolto le nostre vite, tutte quante. In questo periodo particolare, dove il distanziamento sociale è l’unico strumento comune a nostra disposizione per combattere la pandemia del coronavirus, si riscopre il nostro bisogno di umanità, di contatto, di relazione.
Per alcuni soci della nostra Associazione [FIADDA-Famiglie Italiane Associate in Difesa dei Diritti degli Audiolesi, N.d.R.] è stato spontaneo cercare di confrontarsi con le esperienze di altre persone sorde.
Angela ha riportato che doveva ritirare medicinali per il suo bimbo in farmacia e si è trovata di fronte a un citofono gracchiante, da cui non capiva nulla e senza alcuna possibilità di interagire diversamente con l’operatore all’interno.
Così come Fernando la prima volta in cui si è trovato a fare la fila per entrare a scaglioni al supermercato, con un operatore tutto coperto da capo a piedi, con tanto di mascherina e berretto – si vedevano a malapena gli occhi – che gridava quasi militarescamente ordini assolutamente incomprensibili.
Marilena, infermiera, riferiva della complessa vita in corsia in questo momento di perenne emergenza sanitaria e quasi sussurrava come fosse per lei fastidioso che tutti, portando le mascherine, alzassero il tono di voce, credendo di farsi comprendere meglio.
Ferdinando lamentava la mancanza di sottotitoli nelle comunicazioni video delle Istituzioni, sottolineando il fatto che siamo cittadini come gli altri e abbiamo diritto di accedere direttamente alle informazioni senza filtri.
Virginia, con la volontà di utilizzare questo periodo in cui si lavora di meno per fare finalmente quel corso online di formazione professionale che ha sempre rinviato per mancanza di tempo, si è trovata smarrita di fronte ad un elenco di soli audio, senza un testo, senza un sottotitolo, senza neanche una traccia scritta.
Per non parlare di tantissime allarmate segnalazioni pervenute e riguardanti la didattica a distanza. Tantissimi bambini, ragazzi e giovani con sordità si sono trovati catapultati in una dimensione totalmente diversa da quella che è stata per loro la normalità relazionale educativa.
Tutte situazioni problematiche che, nella nostra vita prima del coronavirus, si presentavano in maniera occasionale: la lettura delle labbra permette infatti di integrare l’ascolto tramite le protesi acustiche o l’impianto cocleare – che comunque non sono mai del tutto uguali all’udito naturale – specialmente quando c’è confusione.
Si è concordato sul nervosismo dilagante, sulla difficoltà a mantenere calma e pazienza quando qualcuno che dovrebbe offrire un servizio, un dialogo, non corrisponde, anzi si altera o risponde in modo poco simpatico.
Stimolati dunque dalla continua azione di FIADDA nella promozione sociale, abbiamo ancora una volta riflettuto sulla poca conoscenza tra la gente del tema della sordità, sul fatto che essa si presenti come una disabilità invisibile, specialmente per chi porta le protesi o l’impianto cocleare e parli, magari con una chiara voce, tanto che quando ci si riferisce alla disabilità, pochi pensano che dentro ci sia anche la sordità.
Soprattutto, considerato che statisticamente le persone sorde sono poche, circa una su mille, tanto che il cassiere del supermercato o l’operatore allo sportello delle poste, che si trovano per la prima volta a confrontarsi con una persona sorda in una situazione emergenziale mai vissuta prima, non conoscendo difficoltà e bisogni del cliente, possano tenere comportamenti poco conformi, tuttavia comprensibili nelle evidenti personali criticità quotidiane del particolare contesto, ne è derivata l’esigenza, anzi l’imperativo categorico, di dare vita ad una corretta campagna di informazione e sensibilizzazione attraverso delle locandine, fornendo qualche semplice indicazione a tutte le persone, in modo che l’incontro reciproco non le colga impreparate.
Ci siamo pertanto posti l’obiettivo di concentrarci su due macro-situazioni: la prima comprendente tutti gli incontri “dal vivo” (farmacia, supermercato, sportelli di uffici, ospedali ecc.), la seconda concernente l’àmbito delle informazioni e delle comunicazioni che corrono sui social o tramite messaggistica (audio, video e simili).
L’hashtag #sonocomete vuole sottolineare che le persone sorde, oggi, non sono cittadini bisognosi e passivi, ma vogliono essere partecipi alla vita sociale, economica, culturale e politica del nostro Paese.
La FIADDA non si ferma per il Coronavirus. La FIADDA c’è, continua a perseguire la sua mission, attraverso il contributo operoso di tante persone che, ciascuna con le proprie capacità, hanno un unico obiettivo: mettere al centro la persona sorda e i suoi familiari. Si spera che tutto ciò che è stato attivato per far fronte a tale emergenza non finisca una volta tornati a una nuova normalità.
Con i due semplici volantini che abbiamo elaborato, riprodotti qui a fianco, auspichiamo quindi di poter dire, quando un domani tutto questo sarà finito, che il Covid-19 ha stravolto le nostre vite, ma in meglio, perché abbiamo scoperto il lato più umano di ognuno di noi, abbiamo riconosciuto il nostro bisogno di contatto con gli altri e abbiamo capito le regole delle relazioni… per non escludere nessuno, per la piena inclusione!