«I Centri Residenziali sono vere e proprie “bombe ad orologeria” pronte a scoppiare. È una situazione a dir poco esplosiva che nessuno sta cercando di risolvere, lasciando così in balìa dell’emergenza sanitaria le persone con disabilità, le famiglie e gli operatori. Tali strutture vanno dunque equiparate subito a quelle sanitarie e gestite con pari attenzione e modalità»: a pronunciare dieci giorni fa queste parole sulle nostre pagine era stato Roberto Speziale, presidente dell’ANFFAS (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale) e a dar corpo a quei timori, oltre a quanto raccontato da Giampiero Griffo, rispetto alla situazione dell’Oasi Maria Santissima Troina (Enna), vi sono ora altre notizie drammatiche che si stanno diffondendo.
Ci riferiamo al messaggio lanciato da Danilo Centrella, sindaco di Cocquio Trevisago (Varese), su quanto sta accadendo nella residenza per persone con disabilità Sacra Famiglia del Comune lombardo, dove l’effettuazione dei tamponi per il coronavirus, successiva al decesso di due persone, ha portato a un esito che parla da sé, ovvero a 65 ospiti della struttura positivi al Covid-19 (solo 13 i negativi), dei quali 33 sintomatici e 9 che necessitano di ossigeno.
Come si legge nella testata «Varese Laghi», si tratta di un vero e proprio «focolaio di coronavirus in una residenza per disabili su cui l’attenzione dell’Amministrazione Comunale aveva da giorni acceso i riflettori per portarla a conoscenza dei cittadini, dell’opinione pubblica, ma soprattutto della autorità sanitarie». Il tutto, va ricordato, in un Comune di appena 4.770 abitanti.
Per cercare dunque di evitare il moltiplicarsi di situazioni come queste, non resta che ribadire l’appello lanciato nel nostro giornale dalla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), e rivolto al Governo, al Parlamento e a tutte le Autorità competenti, che riguardava anche le strutture residenziali, ovvero: fare meglio e fare subito! (S.B.)