«Chiediamo alla Commissione Europea di intraprendere nuove azioni per mobilitare investimenti e risorse essenziali necessari a garantire la continuità delle cure e dei servizi di supporto, in linea con i principi della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità e con il Pilastro Europeo dei Diritti Sociali. L’iniziativa di investimento di risposta al Coronavirus (CRII e CRII+) deve pertanto includere orientamenti specifici per aiutare gli Stati membri a garantire tali risorse, compreso il Fondo Sociale Europeo, da utilizzare per sostenere le persone con disabilità e altre persone con esigenze di sostegno. Raccomandiamo inoltre sforzi mirati per garantire che sia i professionisti in prima linea nella cura e nel supporto che gli utenti che supportano abbiano accesso ai dispositivi di protezione individuale, consentendo loro di lavorare in sicurezza».
Lo hanno scritto numerosi Parlamentari Europei, in una lettera intitolata Richiesta di azioni immediate per mobilitare i fondi CRII e UE per garantire la continuità delle cure e dei servizi di supporto in Europa durante la pandemia di Covid-19, indirizzata direttamente al presidente del Consiglio Europeo Charles Michel, alla presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen e per conoscenza alla commissaria per la Parità Helena Dalli, a quello per l’Occupazione e i Diritti Sociali Nicolas Schmit e a quella per la Coesione e le Riforme Elisa Ferreira.
«Molteplici organizzazioni internazionali – è l’apertura del messaggio – come l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), le Nazioni Unite e il Commissario per i Diritti Umani del Consiglio d’Europa, oltre all’EDF, il Forum Europeo sulla Disabilità, e all’EASPD, l’Associazione Europea dei fornitori di servizi per le persone con disabilità, hanno messo in evidenza la minaccia ai diritti umani delle persone con disabilità e di altre persone con esigenze di supporto dovute a Covid-19, in particolare a causa delle difficoltà di accesso ai servizi di assistenza e supporto. La chiusura di migliaia di servizi di assistenza e supporto in tutta Europa influisce infatti sulle condizioni di vita di milioni di persone con disabilità in Europa che beneficiano direttamente dei servizi di assistenza e supporto, delle loro famiglie e dei loro caregiver, nonché degli undici milioni di professionisti che lavorano in questi servizi e che sono a rischio di perdere il lavoro».
«Il motivo principale della chiusura di numerosi servizi di assistenza e supporto – prosegue la lettera -, spesso da parte di organizzazioni senza fini di lucro e guidate dagli utenti, è la mancanza di finanziamenti garantiti da parte delle autorità pubbliche, compreso l’uso di fondi dell’Unione Europea, come il Fondo Sociale Europeo. A causa della pandemia, molti servizi si sono rapidamente adattati per garantire assistenza e supporto nelle attuali circostanze e regole (distanza sociale ecc.), ma il fatto che questo adattamento non fosse previsto nei loro contratti pre-crisi con le Autorità (e le Autorità non offrono flessibilità) sta causando incertezza e mancanza di accesso ai finanziamenti necessari; mettendo così a rischio la continuità delle cure e dei servizi di supporto».
Per tutti questi motivi, dunque, viene espressa con forza la richiesta inizialmente riprodotta.
Tra i firmatari del messaggio (l’elenco completo è disponibile a questo link), da segnalare anche alcuni eurodeputati italiani, vale a dire Antonio Maria Rinaldi, Brando Benifei, Elena Lizzi, Elisabetta Gualmini e Gianantonio Da Re. (S.B.)
Ringraziamo Luisella Bosisio Fazzi per la collaborazione.
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