Due delle caratteristiche più significative dell’attuale pandemia da virus Covid-19 consistono nel fatto che per esso ancora non esiste un vaccino, e che non risponde ai farmaci come altri virus già noti. Questo fa sì che per contenerne la diffusione è necessario mantenere una certa distanza da chi ne è colpito/a (il cosiddetto “distanziamento sociale”). È consentito infatti avvicinarsi a queste persone solo dopo essersi dotati di tutta una serie di dispositivi di protezione individuale (mascherine, guanti, camici, visiere…). Nei casi, poi, di ricovero nelle Unità di Terapia Intensiva, gli unici contatti fisici che la persona colpita da coronavirus sperimenta sono quelli con il personale sanitario.
Questa situazione di isolamento è di solito psicologicamente molto pesante da sostenere, ma lo diventa ancora di più nella circostanza in cui la persona ricoverata sia, anche temporaneamente, impossibilitata ad utilizzare il linguaggio verbale, e abbia bisogni comunicativi complessi.
In questi casi di solito si utilizza la CAA (Comunicazione Aumentativa Alternativa), nell’àmbito della quale viene spesso impiegato un sistema di scrittura in simboli (concetti con la parola scritta sopra). Comunicare ed entrare in relazione con l’altro sono infatti diritti fondamentali, e diventano attività indispensabili nella relazione medico/paziente.
Nel caso, quindi, di un ricovero in Terapia Intensiva, qualora il/la paziente non riesca a parlare, è necessario poter disporre di strumenti che consentano alla persona di esprimere come sta, quali sono i suoi bisogni e chiedere informazioni. Senza questi strumenti, anche informazioni in apparenza molto semplici diventano difficili da trasmettere. Informazioni come chiedere dove ci si trova, da quanto tempo, dove sono e come stanno i propri familiari, comunicare se si prova dolore, dove e di quale intensità, giusto per fare qualche esempio.
Uno strumento del genere, un foglio fronte/retro con i simboli inerenti all’emergenza Covid-19 e una sezione riguardante la scala del dolore, è stato realizzato da Benedetta Parnoffi, responsabile tecnico CAA per l’Associazione Il CAAmaleonte, in collaborazione con Il LOGObaleno – Linguaggio & Comunicazione.
Esso è stato ideato pensando «sia ai pazienti nelle terapie intensive, impossibilitati temporaneamente alla comunicazione verbale, ma anche a tutti gli operatori, protetti dai dispositivi di protezione che ne rendono invisibile il volto, che si trovano a relazionarsi in questa “modalità schermata” con i loro pazienti», come si legge sulla pagina Facebook del CAAmaleonte. Sempre nella stessa pagina viene espressa la volontà di donare questo importantissimo strumento alle Terapie Intensive di tutto il territorio nazionale. (Simona Lancioni)
La presente nota riprende, con alcuni riadattamenti al diverso contenitore, un testo già apparso nel sito di Informare un’H-Centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli, Peccioli (Pisa). Per gentile concessione.
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