«Chiediamo che l’organizzazione della “fase 2” tenga conto anche delle nostre esigenze di cittadini fragili, bisognosi di tutela e soprattutto di prendere parte ai tavoli istituzionali in cui di questo si discute»: a dirlo, in una nota, è Giuliano Frittelli, presidente dell’UICI di Roma (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti), a proposito dei provvedimenti, in via di definizione, per la gestione della cosiddetta “fase 2” dell’emergenza coronavirus. A tal proposito il Presidente dell’UICI capitolina rileva una serie di questioni, coincidenti con altrettante criticità per le persone con disabilità visiva.
Sul tema dei trasporti, dichiara ad esempio che «il contingentamento degli accessi ai mezzi di trasporto pubblico rischia di trasformarsi nella negazione del diritto alla mobilità per i ciechi e gli ipovedenti, che non possono optare per l’automobile. Sarà dunque necessario trovare delle soluzioni alternative e condivise che tengano conto della difficoltà delle persone con minorazioni visive».
Per quanto poi concerne la mobilità, Frittelli si dichiara «preoccupato per la corsa, seppur legittima, alla massiccia ciclabilità e alla micromobilità elettrica, prevista dall’Amministrazione Comunale di Roma per limitare il traffico automobilistico. Il regime di vera e propria “deregulation” che si prospetta, infatti, causerà incidenti alle persone con disabilità visiva, che non potranno evitare l’impatto con silenziosi monopattini elettrici, e si troveranno, senza saperlo, ad invadere il tratto di marciapiede o carreggiata riservato alle due ruote, delimitato soltanto da strisce colorate». «Senza parlare – aggiunge – delle ormai note applicazioni software che dovrebbero supportarci in questa fase, quasi sempre inaccessibili, e quindi, di fatto, un ulteriore ostacolo».
Infine, rispetto all’accompagnamento delle persone con deficit visivo, il Presidente dell’UICI di Roma esterna anche qui la forte preoccupazione della categoria che rappresenta. «Al momento – spiega – la presenza in strada di una persona non vedente con il suo accompagnatore è da ritenersi fuori norma, non essendo possibile stabilire tra i due una distanza superiore ad un metro. Se non verranno apportate modifiche alla normativa vigente, lo stato dell’arte porterà, di fatto, all’emarginazione sociale, di tutti noi». (S.B.)
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