«Il volontariato toscano rischia di fermarsi e interrompere la propria attività, fino ad oggi fondamentale nella gestione dell’emergenza. Incomprensibilmente, infatti, nel cosiddetto “Decreto Liquidità” approvato dal Governo [Decreto Legge 23/20, N.d.R.] viene negata l’estensione al volontariato e alla promozione sociale dell’accesso al Fondo Nazionale di Garanzia, una misura di cui i nostri enti non possono fare a meno per continuare ad assistere le fasce più deboli e vulnerabili del territorio».
È centrato sulla Toscana, ma non riguarda certo solo questa Regione, l’allarme lanciato dal Cesvot (Centro Servizi Volontariato Toscana) e dal Forum del Terzo Settore Toscana, che nello specifico fanno comunque appello alla propria Regione «perché intervenga immediatamente attraverso il suo presidente Enrico Rossi, per risolvere una situazione che rischia di diventare insostenibile».
In particolare, fra le richieste riguardanti il Terzo Settore, si guarda anche all’accesso al Fondo Speciale di Garanzia, oltreché all’accesso agevolato al credito e ad agevolazioni sulle spese di sanificazione, da prevedere, queste ultime, anche per le organizzazioni di volontariato e per le associazioni di promozione sociale.
«I nostri enti – dichiarano Federico Gelli, presidente del Cesvot e Gianluca Mengozzi, portavoce del Forum Toscano del Terzo Settore – stanno ricoprendo un ruolo chiave in questa fase dell’emergenza e non solo nella gestione della stessa, ma anche delle tante emergenze sociali e ambientali che non sono venute meno in questi mesi. L’assenza di misure di sostegno ad hoc a livello nazionale rischia dunque di vanificare ogni sforzo, mettendo a repentaglio l’azione di assistenza dei nostri volontari e delle nostre strutture».
«Per l’accesso al Fondo Nazionale di Garanzia – spiega nel dettaglio Mengozzi – si chiede il possesso di partita IVA e iscrizione al REA (Repertorio Economico Amministrativo). Nella nostra Regione, però, vista la loro natura e un mandato prevalente di promozione sociale e volontariato, soltanto una minima parte delle associazioni sono iscritte al REA. E, a fronte del loro insostituibile ruolo sociale nelle nostre comunità, non si capisce come mai si chieda ad enti già iscritti ai Registri Regionali e Nazionali dell’Associazionismo e al costituendo Registro Unico del Terzo Settore, di avere una doppia iscrizione anche al REA che ne riconosca le prerogative della natura economica già definite per legge dalla forma di Ente di Terzo Settore (ETS)».
«Gli Enti del Terzo Settore – aggiunge Gelli – sono in grande sofferenza economica per l’arresto di molte delle loro attività. Numerosi hanno fatto ricorso agli ammortizzatori sociali per tutelare i dipendenti, ma i costi fissi delle sedi sociali, le utenze, le spese vive vanno avanti al contrario ad esempio delle attività di autofinanziamento, di convenzione con gli enti pubblici, con un danno economico grave».
«Ci sarà un momento – concludono a una voce Gelli e Mengozzi – in cui all’impegno sanitario, oggi giustamente prevalente, si dovrà sostituire la prevalenza del settore sociale, in cui il Terzo Settore toscano giocherà un ruolo insostituibile, garantendo servizi e opportunità fondamentali per la comunità e assicurando la coesione sociale della nostra regione».
Qualche dato finale può essere di utilità: in Toscana le istituzioni non profit sono oltre 26.000, con 469.000 volontari attivi e più di 46.000 dipendenti di enti non profit (Istat, 2017).
Si tratta di una delle Regioni con un numero di organizzazioni non profit tra i più alti in Italia, ma va ribadito che le problematiche denunciate da Cesvot e Forum Regionale del Terzo Settore riguardano senz’altro anche molte altre zone del nostro Paese. (S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Ufficio Stampa Cesvot (Cristiana Guccinelli), comunicazione@cesvot.it.
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