Il nulla a protezione delle donne (con e senza disabilità) durante la pandemia

«Nell’àmbito dell’attuale pandemia da coronavirus, non abbiamo finora rintracciato alcun provvedimento o misura specifica da parte del Governo a protezione delle donne, tanto meno quelle con disabilità. Le donne ringraziano, anche quelle con disabilità!»: lo scrivono dal Gruppo Donne della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) al Presidente del Consiglio, al ministro per le Pari Opportunità e la Famiglia, al Ministro della Salute e al responsabile dell’Ufficio per le Politiche in favore della Disabilità, presso la Presidenza del Consiglio

Volto femminile realizzato con la tecnica dell'acquerello

Un volto femminile realizzato con la tecnica dell’acquerello

Riceviamo e ben volentieri pubblichiamo il seguente messaggio inviato dal Gruppo Donne della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, al ministro per le Pari Opportunità e la Famiglia Elena Bonetti, al ministro della Salute Roberto Speranza e al responsabile dell’Ufficio per le Politiche in favore della Disabilità, presso la Presidenza del Consiglio Antonio Caponetto.

Egregio Presidente e Ministri, il Consiglio d’Europa ha aperto nel proprio sito istituzionale (a questo link) una sezione specifica destinata a raccogliere le informazioni sui provvedimenti assunti da parte degli Stati Membri, delle organizzazioni internazionali e delle organizzazioni non governative per affrontare l’impatto specifico della crisi Covid-19 sui diritti delle donne.
Per le donne, le misure di isolamento e di confinamento hanno portato ad un aumento dei livelli di violenza domestica, sessuale e di genere e quindi ad un aumentato bisogno di protezione contro questo fenomeno. Inoltre potremmo senza dubbio dichiarare che questa pandemia avrà effetti anche sull’equilibrio tra vita professionale e personale e sull’indipendenza economica delle donne, dal momento che potrebbe costringere molte di loro a fare scelte difficili e a passare al lavoro non retribuito. Pensiamo alle donne con disabilità che dovranno riprendere il lavoro senza sapere se i supporti a loro destinati saranno ancora presenti. Pensiamo alle donne che dovranno riprendere il lavoro senza alternative educative alla scuola o senza alternative educative, di cura e di assistenza per i loro familiari con disabilità.

Il link segnalato corrisponde a una pagina dove il Consiglio d’Europa diffonde informazioni su iniziative, pratiche, dichiarazioni e linee guida messe in atto nello spirito della Convenzione di Istanbul [Convenzione del Consiglio d’Europa in tema di contrasto alla violenza sulle donne, N.d.R.] e inserite in quattro pagine contenenti schede relative ad azioni intraprese dagli Stati Membri, risposte istituzionali dello stesso Consiglio d’Europa (documenti ufficiali, dichiarazioni ecc.) e iniziative di altre organizzazioni internazionali e delle Organizzazioni Non Governative.
Le comunicazioni riguardanti le misure adottate a livello nazionale sono state raccolte a seguito di un invito a presentare informazioni, pubblicato congiuntamente dalla Commissione sulla Parità di Genere e dal Comitato delle Parti alla Convenzione di Istanbul. Sul sito del Consiglio d’Europa, in corrispondenza dell’area di competenza, intitiolata Promoting and Protecting Women’s Rights at National Level [al tempo del COVID] spicca la forma del nostro Paese e al centro dello stivale sventola il Tricolore italiano, ma scorrendo la lista degli Stati Membri alla ricerca del nostro Paese, per conoscere cosa è stato fatto in Italia per i diritti delle donne, sempre ai tempi del Covid-19, l’Italia non c’è, mentre nell’elenco compare la Repubblica di San Marino.

Ebbene, lo Stato Italiano non ha inviato alcuna informazione sul tema, almeno alla data di redazione di questa nota. Confessiamo il disappunto per questa grave mancanza, perché è il segno di una grande disattenzione al tema dei diritti delle donne, al tema della violenza sulle donne, al tema degli effetti di questa pandemia sui diritti delle donne. L’unica cosa che possiamo denunciare è che in questa azione le donne con disabilità sono invisibili come quelle senza disabilità.
Il nostro Governo non ha dimenticato le donne con disabilità, ha dimenticato tutte le donne.

Nei diversi documenti raccolti dal Consiglio d’Europa forse alle donne in generale va un po’ meglio, mentre non va assolutamente bene per le ragazze e le donne con disabilità per le quali viene ristabilita l’invisibilità all’interno delle questioni di genere. L’unica citazione che le riguarda, seppur non diretta, è quella del  Comitato per la Prevenzione della Tortura e delle Pene o Trattamenti Disumani o Degradanti (CPT) del Consiglio d’Europa, che lo scorso 20 marzo  ha pubblicato una dichiarazione di princìpi relativi al trattamento delle persone private della libertà nel contesto della pandemia di coronavirus.
In questa dichiarazione si fa riferimento a quelle persone private della libertà perché ricoverate, inserite, accolte, segregate (scegliete voi il verbo a seconda del vostro stato d’animo) in strutture residenziali, dove la loro possibilità individuale di autodeterminazione è limitata.

Ad oggi, sulle donne con disabilità, sappiamo solo che nelle RSA (Residenze Sanitarie Assistenziali) tra le donne decedute molte erano disabili. Altro non sappiamo. Se volessimo fare le veci del nostro Governo, potremmo dire che per quanto riguarda le iniziative di esso in tempo di Covid-19:
° Nessun Decreto Nazionale, nessuna Ordinanza Regionale menziona le donne e i rischi che corrono rispetto alla violenza domestica.
° Nelle sezioni FAQ [risposte alle domande più frequenti, N.d.R.] dei diversi Ministeri le questioni di genere sono assenti. Solo sul sito del Ministero della Salute c’è una citazione relativa alle donne in gravidanza, ma esclusivamente per informare di seguire le normali cautele, perché non ci sarebbe alcun rischio in più né per le future madri né per i nascituri.
° La rete DIRE ha diffuso informazioni sui centri antiviolenza e le case rifugio che si sono organizzate per adeguarsi alle disposizioni relative all’emergenza Covid-19.
° L’app YOUPOL realizzata dalla Polizia di Stato per segnalare episodi di spaccio e bullismo, è stata estesa anche ai reati di violenza che si consumano tra le mura domestiche. Per la prima volta in fase di registrazione si chiede se la persona è sorda.
° Il Ministero per le Pari Opportunità e la Famiglia ha costituito una task force chiamata Donne per il nuovo rinascimento, allo scopo di «analisi ed approfondimenti dei dati ed evidenze scientifiche relative all’impatto nei diversi settori provocato dall’epidemia da Covid-19; o proposte ed idee per aumentare la percentuale di donne in tutti gli ambiti lavorativi, per superare le barriere all’avanzamento nei percorsi di carriera […] contro gli stereotipi sul genere che impediscono alle donne di raggiungere le posizioni di leadership, per costruire un futuro sostenibile più inclusivo per tutti; o presentazione di un documento programmatico con la definizione delle politiche e degli obiettivi prioritari in termini operativi per affrontare le sfide [sulla] presenza e il ruolo delle donne in tutti i settori esaminati, con un focus per il rilancio sociale, culturale ed economico dell’Italia dopo l’emergenza epidemiologica da Covid-19».

In conclusione, nessun provvedimento o misura a protezione delle donne, tanto meno quelle con disabilità. Le donne ringraziano, anche quelle con disabilità!

La FISH è la Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap. L’indirizzo del Gruppo Donne della FISH è: gruppodonne@fishonlus.it.

Per approfondire il tema Donne e disabilità, suggeriamo innanzitutto di fare riferimento al lungo elenco di testi da noi pubblicati, presente a questo link, nella colonnina a destra dell’articolo intitolato Voci di donne ancora sovrastate, se non zittite, nonché alle Sezioni che si trovano anch’esse nel sito di Informare un’h-Centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli, Peccioli (Pisa), , dedicate rispettivamente a Donne con disabilità, a La violenza nei confronti delle donne con disabilità e a Donne con disabilità: diritti sessuali e riproduttivi.

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