La testimonianza di Elio delle Storie Tese è arrivata dritta al cuore al Festival dei Diritti Umani, che quest’anno, a causa del coronavirus, è tutto in diretta streaming e si concluderà oggi, 7 maggio [di tale evento online, che si concluderà oggi, 7 maggio, si legga già ampiamente anche in altra parte del nostro giornale, N.d.R.].
Da vicino nessuno è disabile è il tema di questa quinta edizione del festival che ogni giorno prevede quattro appuntamenti, con convegni, talk e proiezioni di film. Ed Elio, lontano dalle sue abituali ironie surreali, ha parlato da padre di un figlio autistico in un incontro incentrato sul tema dell’inclusione.
La prima cosa, ha detto Elio, è parlarne, informare le persone che non hanno nulla a che fare con l’autismo, su che cos’è questa condizione, in modo tale che gli autistici non vengano visti come degli “alieni”. Il cantante-attore ha confessato le sue preoccupazioni per il futuro del figlio, nella sua età adulta e nel “dopo di noi”. Già vede questo problema nel mondo della scuola: il bambino non solo è spesso escluso dalle attività, ma sembra che a nessuno importi che cosa lui impari. «Mi immagino che cosa sarà l’eventuale inserimento lavorativo…».
Sul tema è intervenuto poi Alberto Balestrazzi, amministratore delegato di Auticon, Società di informatica dove tutti i trecento dipendenti sono persone con autismo.
La ditta non è una ONLUS, ma una vera e propria azienda in cui gli impiegati, con una forma non grave di autismo e quasi tutti laureati, percepiscono uno stipendio pari a quello di persone “normodotate” che svolgono un lavoro simile.
All’interno dell’azienda vengono valorizzate le capacità peculiari delle persone con autismo, come la facilità di concentrazione nei lavori ripetitivi e il trovare errori che altri non vedono. Si può parlare di vera e propria inclusione perché i dipendenti di Auticon non lavorano nella sede della società, ma si trovano fisicamente nelle ditte dei loro clienti, dove vengono seguiti costantemente da psicologi che hanno il ruolo di mediatori tra le esigenze delle aziende e quelle del lavoratore.
Scottante l’altro tema della giornata, ovvero la violenza sulle donne con disabilità, introdotta da Marina Callone, docente di Filosofia Politica e Sociale all’Università Bicocca di Milano.
Callone definisce la violenza sulle donne in generale come una vera e propria “pandemia”, in quanto colpisce la maggior parte della popolazione mondiale femminile: ben una donna su tre, infatti, secondo i dati dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità). Ed è molto diffusa anche tra le donne con disabilità; anzi a volte la violenza è addirittura la causa della disabilità.
Secondo alcuni esperti, in questo periodo della pandemia da coronavirus, la violenza sulle donne con disabilità potrebbe essere ulteriormente aggravata dalla forzata reclusione. Incalzante, sull’argomento, è stato l’intervento di Silvia Cutrera, vicepresidente della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), che ha fornito alcuni dati del 2019 emersi da una ricerca condotta dalla stessa FISH, in collaborazione con Differenza Donna, tramite la quale sono stati raccolti quasi 519 questionari da parte di altrettante donne con disabilità, la cui età va dai 16 agli 81 anni [il riferimento è all’indagine denominata “VERA”-“Violence Emergence, Recognition and Awareness”, già presente in più occasioni sulle nostre pagine, N.d.R.].
Tale studio ha messo in luce che oltre il 36.7% delle donne con disabilità hanno subito violenza e che l’80% di questa violenza viene consumata all’interno delle mura domestiche.
Come reagire a un tale dramma, silenzioso e invisibile? La FISH sta portando avanti il progetto Discriminazione multipla, per contrastare la violenza sulle donne con disabilità sia sul piano legislativo, sia su quello delle politiche dei servizi. Sono state attivate cinque Comunità di Pratica dotate di mezzi informatici, capaci di individuare le criticità legate alla discriminazione multipla cui le donne con disabilità sono soggette e i conseguenti rischi. Inoltre al loro interno sono possibili scambi di esperienze e di conoscenze, al fine di aumentare la consapevolezza della discriminazione multipla e di tutto ciò che ne consegue. Da questi confronti sono stati realizzati anche dei “kit formativi”.
Dal canto suo, la deputata Lisa Noja ha ricordato che nello scorso mese di ottobre il Parlamento ha votato all’unanimità una mozione che chiede al Governo impegni concreti sul tema della discriminazione multipla ai danni delle donne con disabilità, impegni che riguardano il contrasto alla violenza sessuale, la parità di accesso alla medicina di genere, il diritto di autodeterminazione anche rispetto alla sfera della sessualità e dell’affettività, il diritto all’inserimento lavorativo e alla maternità [se ne legga anche sulle nostre pagine, N.d.R.].
Noja collega il problema alla scarsa considerazione della salute ginecologica di queste donne, che oltre alla discriminazione di genere soffrono di quella dovuta alla loro condizione. «Occorre più comunicazione e più raccolta di dati su questa realtà», ha affermato la Parlamentare.
Per approfondire il tema Donne e disabilità, suggeriamo innanzitutto di fare riferimento al lungo elenco di testi da noi pubblicati, presente a questo link, nella colonnina a destra dell’articolo intitolato Voci di donne ancora sovrastate, se non zittite, nonché alle Sezioni che si trovano anch’esse nel sito di Informare un’h-Centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli, Peccioli (Pisa), , dedicate rispettivamente a Donne con disabilità, a La violenza nei confronti delle donne con disabilità e a Donne con disabilità: diritti sessuali e riproduttivi.