La gestione delle persone con autismo o con disabilità mentale al tempo della pandemia si è rivelata da subito un “problema nel problema”. Da molte parti in Italia si è levata la richiesta di soccorsi perché le famiglie al cui interno vi era una persona con autismo mal riuscivano a gestire una situazione in cui la persona stessa doveva rinunciare alle sue abitudini, costruite nel tempo e rassicuranti per la sua esistenza. Le uscite concesse, ma limitate, hanno in parte lenito in alcuni casi la situazione ma non l’hanno certamente risolta, senza contare che, come è successo sul nostro territorio [il Pordenonese, N.d.R.], c’è stato un caso in cui i vigili urbani addetti alla sorveglianza del territorio hanno fatto rientrare a casa una madre e un figlio con una forma severa di autismo, nonostante che la signora avesse con sé tutta la documentazione del caso. Il risultato, tanto per chiarire l’aneddoto, è stato che la persona, rientrata in casa a forza interrompendo il proprio giro, ha avuto una crisi violenta ed è stata sedata.
Di fronte alla pandemia, la nostra Fondazione [Fondazione Bambini e Autismo, N.d.R.], seguendo scrupolosamente le giuste norme emanate dal Governo e dalla Regione Friuli Venezia Giulia, per contenere la diffusione del contagio, non si è però mai fermata, ma ha riconvertito il lavoro specialistico dei suoi terapisti con interventi a distanza, unico modo per non disperdere quel patrimonio di abilità e autonomie a volte faticosamente conquistato.
Su questo lavoro “da remoto”, è stato poi proposto ed elaborato un questionario ai terapisti sulle difficoltà riscontrate e per capire come avevano vissuto sul piano emotivo questa nuova fase lavorativa. Nella maggioranza dei casi l’esperienza è stata, sebbene difficile, assolutamente arricchente professionalmente e anche appagante per i risultati ottenuti e per i sinceri ringraziamenti delle famiglie che non si sono sentite sole e hanno visto “dal vivo e in diretta” i risultati sui loro congiunti.
Ora si sta aprendo una nuova fase, quella della riapertura fisica dei centri, ma come indicato sia dal Ministero della Salute, con una sua recente Circolare, sia dall’Istituto Superiore di Sanità, con un suo specifico documento in materia, bisogna creare le condizioni sanitarie e di sicurezza per gli utenti e gli operatori, che consentano di ritornare alle terapie in presenza.
Dal canto nostro lavoreremo per la riapertura a brevissimo dei centri, ma questa sarà condizionata dal rispetto di tutte le norme igieniche e sanitarie legate al contenimento del virus, compresa l’effettuazione dei tamponi ad operatori e utenti che in altri territori regionali è stata fatta, mentre per il Pordenonese sono stati eseguiti ai soli operatori. Al contempo non abbandoneremo la pratica dell’intervento riabilitativo da remoto, che grande soddisfazione ha dato, non lasciando indietro nessuno ovvero circa centocinquanta persone e le loro relative famiglie nei territori dove siamo presenti.
La Fondazione Bambini e Autismo ha sede a Pordenone (relazioniesterne@bambinieautismo.org).
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